VOLA LIBERO.
Abbiamo fermato la catena di montaggio e non riprendiamo il lavoro se prima non ripristinano i tempi. L’analista con il suo cronometro ci perseguita tanto che la notte lo rivedo nei miei incubi. Lavorare va bene. Nessuno di noi vuole la paga a sbafo. Non ce la facciamo a fare gli atleti, non possiamo battere i record continuamente tutti i giorni. Non siamo olive da strizzare fino all’ultima goccia. L’umana resistenza ha un limite. Poi si lamentano dell’assenteismo. Vigliacchi! Ci vogliono far passare anche da vagabondi. Si devono vergognare! Dobbiamo continuare la lotta. Fondamentale è informare l’opinione pubblica. Chiedere solidarietà e sostegno. Propongo di avere incontri con studenti e insegnanti, con i rappresentanti delle istituzioni, con il vescovo, con i partiti, con il volontariato sociale. Tutti devono sapere che l’officina è un campo di concentramento, tutti devono sapere che siamo ridotti a forzati. Ma noi siamo gente onesta che vuole lavorare con dignità. Non siamo bestie da soma! Prima di lasciare il microfono al successivo intervento, don Sergio invita amici e compagni con le rispettive famiglie alla messa domenicale. (Ricordo da un racconto di Bicefalo).
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ZEROQUARANTADUE
Senza alcuna ragione ragionata
le braccia e le gambe
frenetiche si muovono precise
e le mani attente, veloci, lontane
si attaccano ai pezzi
innestandoli opportunamente.
In questo non vivere
nell’ammasso di ferro lavorato
di viti e rondelle e bulloni
e trapani e chiavi e motori
il cervello diventa piombato
tenta di fuggire la realtà
nella testa disturba.
Uomini e donne protagonisti
consapevoli della fatica alienante
assorbono grammo su grammo nocività
sopravvivono ai tempi di produzione
costruiscono utilità.
-Renzo Mazzetti-
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