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Il Prezzo: Quanto Costano i Rimpianti e i Rimorsi nell’America di Miller

Creato il 15 dicembre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Il Prezzo: Quanto Costano i Rimpianti e i Rimorsi nell’America di Miller

Nel decennale della sua morte, il grande drammaturgo statunitense Arthur Miller viene celebrato al Teatro Carignano di Torino con la messa in scena de Il prezzo (1968), nella traduzione di Masolino d'Amico, affidata alla maestrìa della Compagnia Orsini: Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale ed Elia Schilton incarnano quattro effimere esistenze schiacciate dal peso della Storia e ridotte a fare i conti con i relitti che affluiscono dal passato, nello spazio claustrofobico di uno stanzone che ha perso qualsiasi parvenza di luogo abitabile per assumere un lugubre assetto museale.

L'insormontabile forza che governa il tempo dei personaggi è la crisi economica del '29, le cui conseguenze devastanti hanno lasciato il segno in mezzo a oggetti accatastati e affetti dilaniati da rancori incurabili. A qualche anno dalla morte del padre, i fratelli Franz si ritrovano dopo tanto tempo insieme nella casa che li ha visti crescere: Victor (Popolizio) è un poliziotto che porta stancamente avanti una vita grigia e monotona, con accanto la moglie Esther (Alvia Reale), depressa, perennemente insoddisfatta e avvezza all'alcol; Walter (Schilton) è invece un medico affermato e spavaldo, dotato di un'intraprendenza e di un carisma che sembrano mancare del tutto al fratello. Ammassata in un angolo, la mobilia appartenuta alla famiglia, ormai desueta in una società che muta tanto rapidamente gusti e mode; tuttavia la penuria quotidiana si fa sempre più molesta per Victor, i pezzi dell'appartamento vanno venduti, in un modo o nell'altro, e per questo viene coinvolto Gregory Solomon (Orsini), un anziano broker ebreo.

L'intera opera ruota attorno al concetto di "prezzo", inteso, in prima battuta, come l'effettivo valore monetario che insistentemente Walter esige da Solomon rispetto ai mobili offerti, ma che assume anche il più fine significato di conto presentato dalla vita stessa a intervalli regolari, come somma di tutte le scelte, gli errori, le rinunce cui ognuno è sottoposto. In particolare, a ricongiungersi sono le due divergenti strade prese dai fratelli in seguito alla rovina in cui era caduta la loro famiglia dopo la grande crisi. Come afferma Popolizio, che di questa versione de Il prezzo è anche regista, riproporre questo dramma "è importante perché riprende argomenti cari a Miller e ad altri autori americani della seconda metà del Novecento che hanno focalizzato sul tema della famiglia e del disagio legato a mutamenti storico‐economici il loro interesse più appassionato".

Quanto emerge dallo scontro dialogico tra i personaggi è un intenso scavo fin nelle più profonde radici delle inclinazioni dell'animo umano, che riesce a ribaltare antichi convincimenti e mettere a nudo la grettezza e l'inedia cui l'uomo è spesso inevitabilmente portato dalla solitudine e dalla paura di perdere tutto. L'altissima levatura degli attori garantisce la massima resa della costruzione verbale milleriana, così come ce l'ha restituita la traduzione di Masolino d'Amico, lui stesso rapito dalla portentosa tessitura che tiene uniti i tre Franz in un sadico gioco di accuse, rinfacciamenti, autocommiserazioni: "I fratelli si ritrovano faccia a faccia, e nel confronto ciascuno è costretto suo malgrado a fare i conti col proprio passato, e a domandarsi se abbia fatto bene a seguire la strada che ha seguito. Quella dell'autogratificazione comporta ora, forse, dei rimorsi; quella del sacrificio, il sospetto che questo sia stato inutile. Come al solito, Miller, non dà risposte".

Giudice saggio e imparziale, pur nel suo aspetto grottesco, è Solomon, che ha subito le più dure angherie senza mai lasciarsi abbattere, e che danza, nel finale, sopra la miseria e la tristezza, come disperato inno alla gioia di vivere. Curioso ricordare che, al momento della stesura del dramma, anche il padre di Miller, Isidore, era mancato da due anni; così il drammaturgo lo ricorda nella sua autobiografia, Svolte: "Era arrivato tutto solo a New York dal centro della Polonia ancor prima del suo settimo compleanno. Adesso aveva una National e un autista che lo attendeva al ciglio della strada per portarlo ogni mattina nella Seventh Avenue, il quartiere dell'industria dell'abbigliamento". Dopo il crollo del '29, naturalmente, tutto cambia: anche Isidore, come il defunto padre de Il prezzo, vede la sua vita capovolgersi bruscamente, privandolo di tutto ciò che aveva e costringendolo a stipare la sua famiglia in un minuscolo appartamento di Brooklyn. Non ebbe più il coraggio di ricominciare tutto daccapo, e questo inizialmente Miller non glielo perdonò: solo a freddo, molti anni dopo, ritrovò la forza di ricordarlo con affetto, e di raccontare una storia americana molto vicina alla sua.

Il prezzo di Arthur Miller

Traduzione: Masolino d'Amico

Regia: Massimo Popolizio - Scene: Maurizio Balò - Costumi: Gianluca Sbicca - Luci: Pasquale Mari

con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton.

Produzione: Compagnia Orsini

Torino, Teatro Carignano, dal 24 novembre al 6 dicembre 2015


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