Maria Pia Di Dio30 ottobre 2013
Due dobermann che ringhiano circondati da un giallo sgargiante. Questa è l’emblematica copertina scelta da Todaro Editore per Il primo a uccidere, il nuovo romanzo investigativo di Paola Sironi che, come i precedenti Bevo grappa e Nevica ancora, vede protagonisti i quattro fratelli Malesani: Massimo, Flaminia, Fabio e Valerio. Inserito nella collana Impronte, il volume punta a battere la lingua sul tema (spesso dolente) della sicurezza sul lavoro: diritto basilare per ogni cittadino, ma che troppo spesso viene negato per inseguire il mito del profitto a tutti i costi. Le pagine della Sironi raccontano infatti di imprenditori che operano nell’illegalità infischiandosene di norme basilari e i cui redditi sono tutto tranne che esempio di trasparenza. E purtroppo qui non possiamo che sottolineare come certi personaggi siano figli della cronaca di tutti i giorni, del degrado di una società sempre più putrescente. Ma torniamo ai fatti narrati dal libro e cerchiamo di capire più nello specifico con chi abbiamo a che fare. Le indagini coinvolgono, innanzitutto, Massimo Malesani, sebbene le sue doti investigative non vengano elargite al lettore direttamente, ma per voce della sorella Flaminia, ragazza pacata, intelligente e con un gran senso dell’ironia e del dovere. Tre i fatti da cui prende le mosse la vicenda: l’omicidio di una donna in un parcheggio, la strana morte di un operaio caduto dall’impalcatura di un cantiere e il pestaggio subito da Massimo che finisce ricoverato in ospedale. Quest’ultimo, con la spavalderia tipica del detective non abbastanza avveduto, riesce a concentrare su di sé tutti gli insulti del fratello maggiore Fabio che, insieme alla prode Flaminia, cercherà di far luce su quanto successo e di capire quanto siano collegati i tre cruenti episodi.
Ottima la caratterizzazione dei personaggi a cominciare proprio da quel Massimo che viene dipinto come il classico dandy spericolato, amante delle sfide e dei piaceri. Questo lo rende abbastanza accattivante, con le sue maniere persuasive e la boria tipica di chi sa di essere un passo avanti a tutti. Carattere complementare a quello di Fabio, il quale sta invece con i piedi in terra e dimostra più volte di avere la maturità per poter gestire la vicenda (non altrettanto si può dire delle sue relazioni sentimentali!). Figura importante, ma che non si impone sulla scena, il fratello più piccolo, Valerio, il quale recita la parte del ragazzo svampito che pensa soltanto a godersi la vita. In realtà, la complessa storia personale della famiglia Malesani non viene esplicitamente trattata, ma emerge gradualmente nel corso delle indagini insieme alle personalità forti dei suoi componenti. Piuttosto azzeccata la costruzione che illude il lettore sulla superficialità di Massimo per poi, messi insieme tutti i pezzi del puzzle, rivelarci un uomo più consistente di quanto ci si potesse aspettare inizialmente. Non manca inoltre lo spazio per tipi più grotteschi, ma comunque fondamentali per lo sviluppo della trama, come l’infermiera Vanna, dipinta quasi come un pitbull, e la presunta ragazza di Massimo, Federica, alla quale interessa più un paio di scarpe che la salute del povero malmenato. Altro personaggio caricaturale, ma non troppo, è Rocco, simpatico quanto insistente vecchietto che, con la sua teoria sul delitto, tormenterà Flaminia durante tutte le visite in ospedale, mettendone a dura prova la pazienza. Detto di una scrittura che si presenta brillante, semplice e coinvolgente, possiamo concludere con la certezza che Il primo a uccidere, grazie anche all’attualità dei temi trattati e alle dinamiche assolutamente plausibili che descrive, non mancherà di divertire e catturare l’attenzione dei lettori fino all’ultima pagina.
In copertina: Immagine tratta dal film Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorsese