Che ho gli ormoni in subbuglio, il cuore sbriciolato e che nella notte c'è il folletto dell'acidità che mi fa endovenose di sdegno verso il genere umano.
E si sarà capito che ho anche la lacrima facile, no? Allora l'altro giorno ho acceso la TV, la tristissima TV albionica, che, nelle mie condizioni, è un motivo in più per aprirsi una bottiglia di vino e scolarsela tutta d'un fiato chiedendosi il perché della vita, e ho visto la pubblicità di Titanic.
Perché Titanic, oltre ad essere uscito in 3D che chissà la povera Kate Winslet a vedersi quelle sopracciglia mostruose che cos'avrà pensato, esce anche in DVD, ed è disponibile in Blu-Ray dal 14 settembre. In Blu ray. Così la Celine Dion e la sua canzone maledetta vi tormenteranno anche in alta definizione.
E in questo momento di instabilità emotiva, che un giorno amo tutti e il giorno dopo pugnalerei tutti, l'uscita del Titanic in dvd e la pubblicità alla TV mi hanno ricordato che quel film lì, proprio quello lì, è stato il primo film che ho visto con uno dei miei infiniti, sfortunati, tremendamente travagliati, amori della mia vita.
La storia del mio primo amore, che non si scorda mai, ma forse sarebbe meglio di si, è quella che segue. Se volete lasciarmi la storia del vostro primo amore tra i commenti, oh, ne sarei onorata.
Ma insomma, la storia è questa:
C'era una volta una ragazzina, con capello crespo che negli anni '90 era un must, che voi con la piastra che ci facevate?, che a Capodanno del 1997 aveva passato la serata a manina di questo tipo che per lei era bellissimo.
Tutta la serata a manina. Che per l'epoca corrispondeva ad amoreggiare sul letto dei genitori il pomeriggio dopo scuola.
Per lei, lui era perfetto. Lui, con i suoi occhiali a fondo di bottiglia perché astigmatico.
Lui, alto un pugnetto scarso di centimetri più di lei e non proprio un macho man.
Lui, addirittura due anni più grande di lei, praticamente un FILF, un veterano della pomiciata, un maestro della mano morta.
Lei per lui stravedeva. Roba che scriveva dediche strappalacrime sul diario, roba che per lui ha pensato anche di farla finita con della coca cola e dell'antibiotico (no, è che mi era venuta la tonsillite e volevo comunque andare ad una festa e ho mescolato antibiotico e Coca cola. All'epoca ero una ganza.)
Lei, per lui, sciatore provetto, era pure andata a comprare un campanaccio per una delle sue gare di sci, ed aveva passato 45 minuti a scampanellare come una demente, aspettando lui, che poi nemmeno la ringraziò.
Ditemi se non era vero amore, porca vacca.
Poi, un giorno di gennaio lui la chiamò a casa, perché sì, all'epoca il telefonino che cos'era, il 3G, il 4F, il 3310 è arrivato dopo e l'iPhone era ancora nel paradiso dell'elettronica.
Madre rispose al telefono e, con la grazia nota della famiglia della ragazzina con capello crespo, urlò dalla cucina: "COSTANZA! C'E' QUELLO CHE TI PIACE AL TELEFONO."
La piccola Costanza, che all'epoca era anche incapace di vestirsi e truccarsi e metteva fondotinta marrone scuro su pelle bianca, per la cronaca, non poteva crederci.
Il principe azzurro stava chiamando lei. E parlava con lei. E le chiedeva di andare al cinema. A vedere TITANIC.
L'appuntamento era di sabato pomeriggio, alle 15. Perché sempre a quell'epoca si andava fuori a quell'ora e la sera, le tredicenni, mica limonavano in giro. Dormivano.
Chissà cosa sfoggiava la piccola Costanza per quell'occasione. Probabilmente uno dei suoi maglioni a collo alto e la miglior piega crespa del creato.
Costanza era certa che quel giorno lei e Principe azzurro con occhiale si sarebbero baciati. Davanti alla scena di Jack e Rose che si abbracciano a prua della nave (sì, vabbè, il film l'avevo già visto quattro volte con le mie amichette, ma che dovevo fare, ho mentito. Per il bene del limone.) Era scritto nel destino, era Celine Dion che voleva così.
E invece eccolo lì. Lui si presenta con un'altra. "E mo' chi minchia è questa?" avrebbe pensato la Costanza attuale, ma la Costanza di allora, ignara del fatto che gli uomini possono avere più fidanzate contemporaneamente, non ci aveva fatto molto caso.
Seduti al cinema vicini, io, lui, l'altra, Principe azzurro con fondi di bottiglia tiene per mano la piccola Costanza per TUTTA LA DURATA DEL FILM. E sono tre ore, mica dieci minuti.
Roba che ragazzi, le mani a piegoline che vi vengono quando state troppo in acqua non sono nulla. Roba che colavano goccioline di sudore e roba che rischiavamo di restare attaccati per sempre.
Principe non bacia Costanza. MAI. Principe la tiene solo per mano che oh, va bene tutto, ma l'azione, dove la mettiamo?
Titanic scorre, e la scena dell'amore in macchina che scuote gli ormoni brufolosi, la nave che affonda, e Jack che muore surgelato come un bastoncino Findus, e Rose che viene ripescata e salvata, e il brillantozzo nel mare, e tutta quella roba lì. Niente.
Tre ore a manina e nemmeno un bacio a stampo. E quell'altra sempre lì, seduta dall'altra parte.
Solo molti anni dopo Costanza scoprì che lui e l'altra poi, all'uscita del cinema, mentre lei sognava Principe con fondi di bottiglia che la portava a manina per il resto della vita senza nemmeno baciarla, AVEVANO LIMONATO DI BRUTTO.
E io che pensavo di averlo conquistato con un bacio sulla guancia, ma vicino alla bocca, tipo da film Disney.
E Costanza scoprì anche che lui, della sua manina appiccicosa, se ne fregava altamente.
Anche se con il cuore infranto, Costanza se ne farà una ragione e capirà che la manina morta non ha poi un grande significato.
Lui e l'altra non avrebbero avuto lunga vita, e ah, poi comunque alla fine il Principe azzurro è diventato gay, ed ora sta con un ragazzo bellissimo e chissà se gli avrà mai raccontato di me, lui e l'altra e la manina morta mentre guardavamo il Titanic.
No, così, per dire, questa è la storia del mio primo amore.
Per dire che forse la piccola Costanza dell'amore, non ci ha mai capito una fava.
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