il primo amore non si scorda mai: Violent Femmes/"3" (1989)

Creato il 08 luglio 2011 da Hanz
Si sa, non sempre le cose che preferiamo sono le migliori. "3" non è il miglior album dei Violent Femmes, sicuramente no, ma è il primo che ho ascoltato del gruppo di Milwakee, ed è stato amore a primo ascolto: uno degli amori più travolgenti che abbia provato durante la mia lunga carriera di ascoltatore rockettaro.
Col senno di poi è facile inquadrare gli eventi in un modo diverso: quarto album del gruppo, "3" viene dopo i capolavori assoluti degli esordi, l'omonimo del 1983 e il seguito "Hallowed Ground" dell'anno seguente soprattutto. Dischi unici, caratterizzati da strumenti per lo più acustici (chitarra, lo spettacolare basso acustico di Brian Ritchie e la rudimentale batteria "fatta in casa" di Victor Delorenzo suonata con le spazzole) in stile buskers, dalla voce stridula e nasale di Gordon Gano e da uno spirito decisamente punk venato da ironia, sarcasmo adolescenziale e grande immediatezza. Uno spettacolo insuperato, di fronte al quale il nostro povero "3" appare piccolino. Ma pensate piuttosto di ascoltarlo per primo, come feci io, senza conoscere "Add it up", "Kiss off", "Promise", "Country death song", "Jesus walking on the water" e nessuno dei capolavori disseminati nei due album d'esordio. Neppure "Blister in the sun", via: e sembra oggi davvero impossibile. Senza sapere nemmeno che il gruppo si sciolse per un paio d'anni dopo "The blind leading the naked", il terzo album (sovra)prodotto dalla Testa Parlante Jerry Harrison, e che quindi siamo qui di fronte a un nuovo inizio. "3" offre esattamente quanto promette la copertina: tre musicisti soli con la loro basica strumentazione, quella acustica degli esordi, proprio nel tentativo di ritrovare quella semplicità e quella contagiosa immediatezza.
"Nightmares", il singolo d'apertura di cui girò anche un video pochissimo visto su Mtv, pare rispettare le promesse con il suo ritornello coinvolgente, e altrettanto fanno le frenetiche "Just like my father" e "Dating days": basso acustico scatenato, spazzole pestate sullo snare drum (in pratica un secchio metallico rovesciato su un rullante, fatto in casa da DeLorenzo e suonato in piedi, come avrò modo di vedere nel 1991 nel mio primo concerto dal vivo dei Femmes, durante la tournée del successivo "Why do birds sing?") e testi stralunati urlati da Gano. La deliziosa "Fat" ci fa riprendere fiato prima dell'assalto elettrico di "Fool in the fool moon", e da lì in poi l'atmosfera dell'album cambia e si fa più riflessiva, malinconica, lenta. Con le uniche eccezioni di "Telephone book" (divertente ma innocua) e "Lies" (di maggior spessore, con il banjo in prima linea), praticamente tutte le canzoni della seconda parte del disco sono lente e amare: solo chitarra e voce (la cupissima "Nothing worth living for", la conclusiva "See my ships" che fa riferimento alla tragica morte di Marvin Gaye ucciso da un colpo d'arma da fuoco esploso dal padre), o con sommessi interventi di sax e tastiere di una versione dei fedeli Horns of Dilemma decisamente ridotta rispetto ai due album precedenti ("World we're living in", "Outside the palace", la leggermente più vivace "Mother of a girl"), questa sequenza di canzoni rappresenta un esempio unico negli otto album di studio del trio di Milwakee. Ascoltando "3" scoprii un gruppo fantastico, che è stato per moltissimi anni il mio preferito nonostante il calo progressivo di ispirazione che si farà sempre più evidente, l'abbandono di Victor DeLorenzo nel 1993 (il sostituto Guy Hoffman non sarà all'altezza, il suo drumming decisamente più adatto ad un suono più banalmente rock), la decisione di non produrre più nuova musica dopo la delusione per l'insuccesso del discreto "Freak Magnet" del 2000 e le crescenti tensioni tra Gordon Gano e Brian Ritchie che porterà allo scioglimento del 2008, che stavolta pare davvero definitivo. Una passione, la mia, che mi ha portato nel corso degli anni a cercare tutto il materiale pubblicato dal gruppo e dai suoi componenti come solisti:ma questa è un'altra storia, e ci sarà occasione per scriverne ancora.