Miracoli e non miracoli a Torino – Capitolo bonus
non presente nella versione definitiva del romanzo
di Iannozzi Giuseppe

Tre miracoli sono inseriti nel calendario liturgico della Chiesa torinese, ovvero per via indiretta nella festa della Consolata il 20 giugno, il 6 giugno nella ‘memoria’ del miracolo del SS. Sacramento e il 12 maggio nella celebrazione annuale al Monte dei Cappuccini.
Il 1104 è l’anno del cieco di Briançon e il ritrovamento del quadro della Consolata. Briançon si trova nell’alta valle della Durance. Ravacchio era cieco sin dalla nascita; un giorno Giovanni Ravicchio ha un sogno e sogna la Madonna che lo invita a recuperare un suo quadro andato perso e gli spiega che solo lui può riuscire in questa missione, perché i suoi occhi non hanno ancora conosciuto il Male del mondo; se fosse riuscito nella missione, gli sarebbe stato fatto dono della vista. Giovanni non si lascia pregare due volte: accetta l’incarico e dopo tante peripezie giunge a Torino accompagnato dalla sua fantesca. Arrivato a Torino, nei pressi di Pozzo Strada, il Ravicchio s’avvicina a un pozzo dove ha una visione: la Madonna gl’appare davanti agl’occhi ancor ciechi e gli indica il posto esatto dove si trova il quadro che la raffigura. Giovanni subìto corre sul posto.
Il 20 giugno 1104 l’icona della Madonna col Bambino viene ritrovata là dove un tempo sorgeva la chiesa dedicata ai santi Andrea e Clemente e che era andata distrutta nel corso degli anni. Scava e scava con gran foga in mezzo alle rovine, e l’icona torna a vedere la luce. Giovanni adesso ci vede. Il vescovo d’allora, un certo Mainardo, nel vedere l’icona declama: “Ora pro nobis, intercede pro popolo tuo, Virgo Consolatrix”.

Non si può far a meno di domandarsi perché mai la Madonna avrebbe avuto bisogno di un’icona che la raffigura: forse che la Fede è poi tutta una questione legata all’immagine (che uno ha) della religione? E poi, Giovanni non poteva essere semplicemente un impostore in cerca di notorietà? Se lo sono domandati in tanti e anch’io me lo domando e rispondo: sicuramente Giovanni era un sincero impostore… magari aveva subito un trauma – per una cecità isterica – e s’era autoconvinto che solo il ritrovamento di quella particolare icona gl’avrebbe ridato la vista; se così fosse, il miracolo c’è effettivamente stato, perché il blocco mentale, che Giovanni stesso aveva imposto su di sé, è stato sbloccato dalla Fede riposta nel ritrovamento dell’icona.
Si è detto che Giovanni era nato cieco: ebbene è stato provato da Sigmund Freud, che i bambini possono nascere ciechi a seguito di traumi sofferti dalla madre mentre sono ancora nel ventre materno, una cecità di chiara origine psicologica. Una madre turbata non farà altro che trasmettere le sue inquietudini al futuro nascituro: è quanto accadde a Giovanni di Briançon? Possibilissimo.

Monsignor Ludovico dei Marchesi di Romagnano, vescovo del Duomo di Torino, si fa strada in mezzo alla calca di gente e recupera la Santa Particola in un calice: l’Ostia scivola dentro al calice senza opporre resistenza alcuna. I ladri vengono così smascherati.
Oggi nella chiesa del Corpus Domini, il punto dove il mulo cadde a terra e l’Ostia si librò in cielo è indicato da una lapide posta sul pavimento e il tutto è protetto da una recinzione metallica.
Ragioniamo: molti dicono d’aver visto la Particola Sacra librarsi in cielo. I presenti al miracolo erano sicuramente ignari del fatto che quelli che ancora non erano stati identificati come ladri avessero con sé l’Ostia di Exilles, quindi non si può parlare d’un’allucinazione collettiva. Tuttavia è possibile pensare che, al momento della caduta del mulo, l’ostensorio abbia prima battuto con gran forza per terra e che a seguito dell’impatto sia poi rimbalzato in aria, questo è più che ragionevole. L’ostensorio era sicuramente e decisamente più pesante dell’ostia che conteneva: se ne deduce che cadde a terra per primo, mentre l’ostia, del peso d’una piuma o meno, rimase sollevata in aria (dal vento); non è da escludere che quel giorno ci fosse un po’ di vento e così l’ostia si librò, per così dire, in aria. Tuttavia non sappiamo se quel giorno ci fosse vento o meno. Ma tutti oggi sappiamo che una piuma prima di cadere a terra ce ne mette di tempo, vento o non vento. Non dimentichiamo che nel 1500 forte era la convinzione che miracoli e streghe fossero cose di tutti i giorni; se ne deduce che vedendo l’ostia in cielo, l’ostensorio a terra, l’immaginazione abbia poi operato a favore del miracolo. Il tutto è stato tramandato a noi con ricchezza di particolari, da romanzo d’appendice però. Il 1500 fu un secolo dominato da un’immaginazione fin troppo lisergica…
Occupiamoci ora d’un altro caso: il 1640 è un anno assai importante sotto il profilo storico per Torino; in questa sede consideriamo soltanto il presunto miracolo e tralasciamo la storia, non perché questa non c’interessi, ma ai fini della nostra indagine, la storia che, pour ainsi dire, fa da contorno al miracolo non ci può esser d’aiuto. Ai nostri fini basti sapere che Torino era divisa e combattuta fra principisti e madamisti: “… I soldati superstiti cercarono scampo nella chiesa, dove avevano già trovato rifugio donne, vecchi e bambini… E fu un eccidio, una strage: i Francesi passarono a fil di spada i soldati… le donne, gli uomini e anche i bambini… Non c’era pietà per alcuno, se non per i frati, che inutilmente cercavano di salvare almeno i bambini… Dopo la strage, i soldati francesi si diedero al saccheggio e alla rapina nella chiesa e violarono le donne, offesero le immagini sacre del tempio. Un soldato spregiudicato e cinico più di tutti volse l’attenzione al tabernacolo dell’altare maggiore, ne forzò con una daga la porticina per impadronirsi della pisside d’oro che conteneva le ostie consacrate e quando stava per prenderla venne investito da una fiammata scaturita dalla pisside che gli bruciò gli abiti e gli ustionò le mani, il volto e il petto. Urlando di dolore e di spavento il soldato fuggì terrorizzato gridando: ‘Mon Dieu! Mon Dieu!’ La fuga precipitosa del loro commilitone ustionato allarmò i soldati francesi, che razziate le ultime cose lasciarono la chiesa.”
Ora si può facilmente pensare che questo sia un miracolo, ma la ragione ci viene in soccorso: e se nel tentativo di trafugare la pisside d’oro – un oggetto di valore oltre che di Fede – il povero soldato fosse, molto più semplicemente, incappato in un sistema d’allarme, rudimentale quanto si vuole ma infernale di sicuro? Non è da escludere: l’oggetto poteva benissimo esser stato allarmato, per cui al primo tentativo di strapparlo dalla sua sede entrò in funzione l’allarme. La polvere pirica, composta per il 75% da potassio e per il 15% da carbone e zolfo, alle volte può far gridare al miracolo! Detta polvere trova uso nell’industria dei fuochi artificiali… I frati Cappuccini naturalmente non volevano offendere nessuno in modo grave, ma in qualche modo dovevano pur difendere la Cristianità e i loro pochi sacri averi! Non è da mettere in dubbio che uno stratagemma del genere sia stato proprio adottato al Monte dei Cappuccini.

I miracoli sono o dettati dal caso o dalla mano dell’uomo; l’immaginazione fideistica fa poi diventare il caso il destino e il destino il miracolo; se poi ci si mette anche l’immaginazione popolare il gioco dei bussolotti è bell’e fatto!

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