Dopo aver fatto un viaggio dannatamente scomodo e lungo, dopo 15 giorni di puro relax, dopo aver svuotato e rifatto la valigia (domani si riparte per il paesello), dopo aver già sporcato la mia camera con il gelato, dopo aver passato in rassegna tutte le news degli ultimi giorni, dopo aver constatato che abbronzata sono un gran pezzo di gnocca (e dopo aver cercato di capire il perchè di questo strano fenomeno che si ripresenta ogni estate), dopo aver sbirciato la posta e qualche vostro blog torno tra voi con la recensione del libro che mi ha tenuta sotto l’ombrellone per queste vacanze greche!!
Sì lo so, avevo detto che vi avrei parlato minuziosamente del mio viaggio, ma dato che il blog è mio e ci faccio quello che voglio e dato che questo libro è stato la rivelazione dell’anno ho deciso di posticipare di una settimana le mie (dis)avventure greche!
Premettendo che, come già detto in precedenza sempre su questi schermi, non amo gli autori francesi, non sopporto i fantasy e,molte volte, i mattoni d’ avventura invece di prendermi dopo un po’ mi annoiano a tal punto da diventare dei ferma carte devo fare una grande mea culpa ed inginocchiarmi davanti la bravura di questo autore, conosciuto tramite “se solo fosse vero”, suo romanzo diventato poi una dolcissima commedia americana.
In questo testo di 428 troviamo il giusto mix che serve per farti incollare a questa pagine: c’è un segreto pazzesco da scoprire sull’origine del mondo; ci sono agenzie segrete doppiogiochiste che vogliono sapere ma allo stesso tempo nascondo al mondo questa verità colossale; c’è il vecchio cattivo che manovra la storia cme se fosse la sua amata scacchiera; c’è il giro del mondo all’inseguimento del mille codici da criptare; e poi ci sono i nostri due protagonisti: Adrian, un goffo astronomo londinese che si interroga sin da bambino sulla nascita dell’alba, e Keira, cinica archeologa francese alla ricerca del “primo uomo”. Due vite così diverse che, per un gioco del caso (o per un gioco per calcolato?) vanno a scontrarsi e ad unirsi come due magneti, totalmente attratti l’uno dall’altra, che insieme seguono vie troppo sconosciute e troppo grandi anche per le loro conoscenze!
Il modo di narrare è veloce e scorrevole, appassiona e intriga senza bisogno di sconvolgere il lettore, incollato a quelle pagine che sfoglia una dietro l’altra (come ho fatto anche io). La trama è interessante e appassiona, si legge fino alla fine curiosi di scoprire se ci sarà il tanto agognato lieto fine oppure no, ma fino all’ultimo Levy non svela nulla.. lasciando tutto al caso ed a “La prima stella della notte”, la seconda parte di questa avventura avvincente che domani andrò a cercare in tutte le librerie di Roma (e qui è spiegato il mio breve ritorno nella capitale.. a parte la mancanza che la mammina iniziava a sentire di me).
Un libro che ti fa anche pensare sui misteri della vita e su quel caso che a volte si diverte a metterti di fronte avvenimenti o persone che mai ti aspetteresti, solo per ricordare insieme quella volta in cui..
"Credi nel destino, Keira?" "oh,fammi il piacere, non ora. Cosa fai, vuoi tirare fuori i tarocchi per farmi le carte?'' "Io non c'ho mai creduto, ho addirittura detestato la sola idea dell'esistenza di un destino. Vorrebbe dire negare il nostro libero arbitrio, la possibilità che ci è data di fare delle scelte e di decidere il nostro futuro.. Non credo al destino, ma mi sono sempre posto delle domande. Molte scoperte non sarebbero mai state fatte senza un piccolo aiuto del destino." ..
Mi farò viva per la seconda parte..a prima, come promesso, la Grecia! ;)
A presto