Avevo dodici anni ,
quando raccolsi i primi sassi
su quella terra dal profilo informe ,
eppure così mi disse mio padre ,
“Resta con me
e riponi tutti i sassi che trovi
in questo secchio ,
la spianeremo insieme
questa immensa terra .
In oratorio ,
ci andrai un altro giorno ,
se ne avrai il tempo…”
La voglia di giocare l’avevo,
ma
dovevo ascoltare mio padre
che restava chino con le ginocchia
doloranti ,
deciso a terminare quel lavoro .
La tromba dell’acqua in corte
faticavo a spingerla
e riempire quel secchio
era una vera e propria lotta
ma in stalla
le mucche e i vitellini
avevano sete ,
non potevano aspettare …
e intanto crescevo
senza che il tempo mi parlasse .
Un giorno ,
mio fratello maggiore
mi comprò un cavallo
e disse ,
“Questo è tuo fratello ,
abbine cura .”
Imparai ad amarlo ,
a parlargli
e ad ascoltarlo .
La mia prima corsa con lui,
fu come
avere il mondo fra le mani
e in quel momento …
fui uomo
anche nel corpo .
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane