Non sono mai stata una fanatica della commedia all’italiana, anzi. Proprio tutto il contrario.
Benchè in linea di massima io tenda a considerare i “grandi” appunto come “grandi” (non si spiegherebbe altrimenti tutto questo fanatismo citazionario su Totò, Sordi, Verdone, persino Nuti ..o Muccino – su cui non mi voglio proprio esprimere, e nemmeno lo vorrei annoverare fra i grandi, checcè ne dicano gli americani che notoriamente non capiscono un …ehm -) dicevo benché io tenda a tenere in considerazione gli esponenti di quella che un tempo era l’avanguardia del cinema all’italiana, come per tutte le cose fatte “all’italiana” appunto non posso nutrire più di un certo livello di stima.
E il livello che nutro attualmente non presuppone che io investa i miei soldi per andare a vedere un cinepanettone, o una delle commediole romantico-sexy (leggi sboccate, caciarone e piene di culi e tette… mi spiace ma è così e non provate a dire di no) che escono con preoccupante regolarità al cinema o in dvd. Non lo faccio dagli anni ’90, quando appunto guardai il primo e ultimo cinepanettone della mia vita “Vacanze di Natale ‘90”, e fu una defaillance dovuta soltanto alla presenza di Luke Perry nel cast. Avevo una decina di anni… tirate voi le somme.
E non prendetemi a male: non sono una di quelle intellettualoidi con la tessera del’cineforum, o robe così, guardo anche io un sacco di “robaccia” anzi… me ne riempio gli occhi proprio: serie t v e film sui vampiri, quelle sdolcinate commediole romantiche all’americana dove alla fine vissero tutti felici e contenti, cartoni animati e manga (che credo siano i più alti esponenti di cinema di buongusto che guardo, se parliamo della Disney e di Miyazaki), robe così insomma. Poco impegno cerebrale, perché già la vita è piena di brutture, tragedie, seghe mentali, problemi, che quando leggo o vado al cinema ho solo voglia di rigenerarmi e non pensare.
Ed è stato proprio con l’intento del “non pensarci troppo” che ho dato un’opportunità al “Principe Abusivo”, ultima fatica filmica di De Sica. Anche lui non uno dei miei più amati… ma sopportabile, ecco. Piacione quel tanto da non stroppiare, poche parolacce e tutte rigorosamente “in lingua” (in questo caso napoletana): filmetti da famiglia, insomma.
E fu così, come si dice, che mi ritrovai nel mezzo del cammin di mia vita per quella valle oscura, chè la retta via era smarrita..e soprattutto avevo finito gli altri film da vedere.
Ebbene: tutto ciò per confessarvi la mia meraviglia, nel constatare che per una volta comuni limiti della decenza non erano stati infranti da gag caserecce (oddio, dirvi che non ce ne sono sarebbe mentire) o pose scostumate della solita soubrettona in cerca di fama, ma che anzi il film si è rivelato una piacevole sorpresa, che alla fine mi ha fatto anche sbellicare dalle risate. Cast dimesso ma affiatato, divertenti le gag sul napoletano scroccone …anche se a livello personale mi urta sempre questa connotazione esagerata nel voler dipingere gli italiani – perché anche se sono del nord considero, un po’ controcorrente, napoletani romani siciliani
calabresi gente italiana – come degli scrocconi fancazzisti che non pensano ad altro se non a mangiare a ufa e pucciare il biscotto…
Ecco, di questo volevo parlarvi, perché la connotazione del napoletano scroccone e fancazzista, è un po’ quella che ci appiccicano adesso che siamo disoccupati.
Infatti, lo scroccone napoletano fancazzista di lavoro fa… il disoccupato. Oltre che lo scroccone cronico.
E viene scelto per essere oggetto di un imbroglio proprio per queste sue caratteristiche: essere talmente disperato da accettare qualsiasi cosa, anche di farsi prendere in giro (ma a sua insaputa.. all’inizio).
Ripeto, nonostante queste piccole stonature, il film mi ha piacevolmente sorpresa (c’è anche una scena in cui De Sica riprende la famosa scena di “Ballando sotto la Pioggia”, e fa il tip tap sul parquet di casa inondato di acqua, chi se lo sarebbe mai aspettato), e nonostante il mio intento di non pensare, mi ha dato anche da riflettere. Come dimostra il post che state leggendo.
Si perché all’inizio del film ci sono delle scene “divertenti” (sul cui intento, se sia di farci sorridere amaramente della nostra condizione o di prenderci proprio platealmente pei fondelli, non voglio nemmeno sprecare un pensiero) in cui la protagonista, principessa di un regno dalla ricca fama e fortuna, deve “conquistare” un poveraccio …ma lei un poveraccio non lo ha mai visto e non sa dove trovarlo.
E quando lo dice a De Sica, ciambelliere di corte, lui la guarda con una faccia tutta italiana nel dirle “Dove lo trova un poveraccio? Lo trova…. Lo trova…”
E guarda caso toh, appena usciti dalle porte del ricco regno… il poveraccio è li, pronto al suo posto.
Eh, se lo trova…..