Ogni tanto il Principe Azzurro bacia anche noi italiani e ci risveglia dal lungo sonno al quale siamo indotti dalla nostra pigrizia e dal nostro comunque sufficiente benessere.
Due giorni fa il rogo a Prato nel capannone di Teresa Moda, fabbrica di confezioni tessili gestita dai cinesi. 7 morti, 4 feriti, shock e dolore. Cordoglio distinto da varie parti.
Benvenuti nel mondo reale, mi viene da dire.
Come se non si sapesse, come se non ci fosse una voce dentro di noi che già ci aveva raccontato tutto: di come i cinesi ci hanno rubato il mercato con i loro prezzi stracciati, di come i loro banchi hanno sostituito i nostri nelle piazze, di come la qualità dei loro prodotti sia scarsa (tanto che hanno modificato il nome delle loro aziende con nomi italiani, in modo da rendersi più credibili), di come il loro successo fosse dovuto al mistero delle loro comunità nascoste dove gli immigrati erano disposti a qualsiasi cosa.
Nonostante tutto ciò anche noi, comuni mortali, abbiamo sbirciato in quelle bancarelle, abbiamo acquistato qualche capo a prezzo stracciato, abbiamo approfittato, ammettiamolo, di Teresa Moda e delle sue confezioni.
Perché nella guerra tra poveri bisogna pure vestirsi e a due euro un paio di guanti o trenta euro una giacca invernale per noi comuni mortali che facciamo la spesa, paghiamo le tasse e magari non abbiamo più neppure un lavoro o se ce l’abbiamo è precario, a volte è manna dal cielo.
E l’abbiamo fatto forse voltando la testa dall’altra parte, per la nostra impotenza.
Ma che le istituzioni si risveglino dal lungo sonno ora, stupendosi con meraviglia; che le agenzie di controllo, i giornalisti e i luoghi-comunismi di vario genere sciorinino i loro banali concetti umanitari col senno del poi mi dà ancora una volta la misura della distanza tra i mondi.
Così piangeremo (e piangeranno – lacrime di coccodrillo) ancora, un giorno, gli immigrati che annegano nelle nostre acque, i morti nel fango delle esondazioni dei nostri fiumi, i barboni congelati nelle nostre città, le donne violate e via dicendo stupendoci (e stupendosi) ogni volta di come questo possa accadere nel XXI secolo, nel nostro paese.
E benché il Principe Azzurro continui a baciarci regalandoci sprazzi di consapevolezza, noi continuiamo a riaddormentarci felici alla prima promozione commerciale che ci consola dal male di vivere e dalla nostra presunta impotenza mentre i nostri governanti e chi lavora per loro continueranno a mantener la dovuta distanza conservando le preziose lacrime per la successiva occasione.
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