Ecco cosa si ottiene quando si fonda un sistema politico sui valori familiari di Enrico VIII. A un certo punto, in un futuro non troppo remoto, il valoroso cuore della regina Elisabetta II cesserà di battere. In quel preciso momento, il suo primogenito diverrà capo di Stato, capo delle forze armate, capo della Chiesa di Inghilterra. In termini meramente costituzionali, questo non ha grande importanza. La monarchia inglese, si è detto, regna ma non governa. Dal punto di vista estetico avrà una certa importanza, perché la prospettiva di un uomo imbronciato e rammollito, con le orecchie a sventola, invecchiato prematuramente e con un pessimo gusto in fatto di consorti reali è alquanto deprimente. E un re ha la capacità di alterare l’atmosfera e di influire sui modi in cui le questioni importanti vengono discusse. Quindi il discorso tenuto dal principe Carlo a Oxford la scorsa settimana merita di essere esaminato.
SQUILIBRIO – Discutendo di uno dei suoi argomenti preferiti, l’ambiente, ha annunciato che il principale problema sorge da «una crisi interiore e profonda dell’anima» e che la de-animazione dell’umanità risale probabilmente a Galileo. Nella sua opinione, il materialismo e il consumismo rappresentano uno squilibrio, «dove il pensiero meccanicista è predominante» e che «risale almeno all’asserzione di Galileo che non c’è nulla in natura se non quantità e movimento». Ha descritto la visione scientifica come un affronto a tutte le «sacre tradizioni» del mondo. Poi, il climax. Il risultato è che la natura è ormai considerata un oggetto – lei è diventata essa – e ci siamo concentrati sull’aspetto materiale della realtà, secondo lo schema di Galileo. Sappiamo da tempo che le vele vuote del principe Carlo sono armate in modo da gonfiarsi a ogni soffio di vento di eccentricità e banalità. Ha avuto un’infatuazione per il finto antropologo Laurens van der Post. Si è lasciato rapire dal fascino della medicina omeopatica. Da fonti attendibili, pare abbia detto che le piante crescano meglio se si parla loro in modo dolce e incoraggiante.
IDIOZIA – Ma quest’ultima uscita lo promuove da avvocato dell’idiozia innocua a sostenitore dell’idiozia più inquietante. Siamo fortemente debitori a Galileo per averci emancipato tutti dalla stupida credenza in un sistema centrato sulla terra o sull’uomo (per non dire su Dio). Ci ha letteralmente insegnato quale era il nostro posto e ci ha permesso di andare avanti e fare progressi straordinari nell’ambito della conoscenza. Nessuna di queste scoperte liberatorie ha richiesto una qualche opinione circa un’anima. Questo credo è al meglio opzionale. Nulla di tutto questo avrebbe grande importanza, se non consideriamo il luogo dove Carlo ha pronunciato questa accozzaglia di idiozie. Che è stata rilasciata di fronte al pubblico del Centro per gli studi islamici dell’Università di Oxford, un’istituzione di cui è patrono. Né è questa la sua unica incursione nell’islamofilia. Insieme alla famiglia reale saudita, ha promosso la moschea di Londra Nord che ha ospitato e incubato Richard «Shoe Bomber» Reid, Abu Hamza al-Masri, famoso per avere uncini al posto delle mani, e tanti altri avventori sgraditi.
DIFENSORE DELLA FEDE – La descrizione ufficiale del lavoro che il principe svolgerà come re è «difensore della fede», che al momento significa l’assurdità dei finanziamenti pubblici alla Chiesa anglicana. Il principe ha tuttavia affermato pubblicamente più di una volta di voler essere designato come difensore di tutte le fedi. Un capo di Stato ereditario, come osservò acutamente Thomas Paine, è tanto assurdo quanto lo sarebbe un fisico ereditario o un astronomo ereditario. A questa assurdità innata, il principe Carlo riesce ad aggiungere fatuità tutte sue. E mentre si faceva strada attraverso il suo spaventoso mucchio di ciance, tra il pubblico musulmano qualcuno deve aver sorriso soddisfatto.
CALIFFATO E SHARIA – Cito un recente documento pubblicato dal Forum islamico d’Europa, un gruppo dedicato alla restaurazione del califfato islamico e alla imposizione della sharia. «Il lavoro principale» nell’instaurazione di un futuro impero islamico, annuncia, «è in Europa, perché è questo continente, nonostante tutto il clamore sulle sue conquiste, ad avere un vuoto morale e spirituale». È qui che tutto l’insulso blaterare circa l’«anima» dell’universo è diretto. Una volta che i princìpi della scienza e della ragione che abbiamo conquistato a fatica saranno stati screditati, il mondo non passerà nelle mani di ingenui erbivori che si circondano di cristalli e svengono di fronte alle poesie di Khalil Gibran. Il «vuoto» sarà invece invaso da fondamentalisti determinati di ogni risma, che già conoscono la verità attraverso la rivelazione e che cercano un potere concreto e reale qui e ora. Viene da pensare all’infaticabile e illuminante lavoro degli scienziati inglesi, da Isaac Newton a Joseph Priestly a Charles Darwin a Ernest Rutherford a Alan Turing e Francis Crick — lavoro costruito in gran parte sulle spalle di Galileo e Copernico — diffamato da uno smidollato morale e intellettuale dell’usurpatrice Casa Hanover. Gli inglesi saranno travolti da un pesante imbarazzo se non si dichiareranno a favore di una repubblica basata su leggi e princìpi verificabili, sia politici che scientifici.
Fonte: The New York Times Syndicate (Traduzione di Nicoletta Boero)