Battistini. Roma. Inverno. C’è già una figura che si staglia sullo sfondo e sulla banchina. Senza sbavature, è pulito e perfetto nelle linee, ‘buona forma’ insomma. Capelli ricci, un poco brizzolato appena sopra alla fronte. Il Profilo destro è quello che offre a me. Cappotto striato, tra il giallo e il verde. Il libro compare sulla scena in un secondo momento, estratto dalla tasca continuando a guardare di fronte. Le scarpe da ginnastica non c’entrano nulla con il resto, ma vanno d’accordo con l’aria scanzonata da un sopracciciglio giù e uno su. Entriamo in metro, Lettore che legge ci riserva il Profilo mancante e complementare. E’ garbatissimo; giusto due segni (intorno alla bocca) che ogni tanto diventano più marcati e disegnano due parentesi tonde vere e proprie, includendo un abbozzo di sorriso. Ma l’abbozzo, ahinoi, è solo un affluente che sfocerà in ripetuti sbuffetti di risata. Leggere il titolo mi lascia (non troppo) fantasticare sul perché e sul com’è, che lo stia leggendo. Lettore dai movimenti lenti e le sopracciglia espressivamente asimmetriche, col suo maglioncino celeste mi ricorda la scena di un cartone. Quella in cui i cani somigliano ai padroni, o viceversa, solo che stavolta al guinzaglio ci sono un centinaio di pagine.
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