Magazine Cultura
(da E. Contu ,Come l'archeologia risponde alla domanda: "Quando?". Con alcuni casi della Sardegna)
«La questione, che tocca vari aspetti dei problemi sin qui trattati ed altri specifici ne include, è stata ripresa di recente, con una certa attenzione, in alcuni articoli su un giornale, dal linguista Massimo Pittau e dallo storico Giovanni Dejana. In essi si avanza di nuovo la domanda se i Shardana (Shrdn) debbano essere identificati o no con i Sardi Nuragici; domanda alla quale io ritengo che debba essere data risposta negativa.
Infatti, nonostante l'entusiasmo e i buoni propositi che manifesta, mi ha lasciato del tutto indifferente il volume di Leonardo Melis, su questo specifico argomento; nonché quello, già di livello più elevato ma pur sempre giornalistico e più documentato (ma con bibliografia insufficiente) di S. FRAU sulleColonne d'Ercole. E altrettanto dico del più recente volume di un vero archeologo come Giovanni Ugas.
Conclusioni negative che avevo già espresso in un congresso della Tafts University- Medford-Boston, pubblicato nel 1998.
Ora è dello stesso parere anche Massimo Pittau, che è piuttosto orientato a riconoscere, fra i Popoli del Mare, i sardi nel popolo dei Tyrsenoi - Tursci - Tursceni (Trsh) (cioè Tyrrenòi, cioè - da tyr = torre - costruttori di torri), con cui prima si identificavano gli Etruschi; ma solo i Nuragici sono costruttori di torri: i nuraghi appunto. Mentre Giovanni Dejana è ancora del parere che l'identificazione dei Sardi con gli Shardana sia possibile.
Infatti, almeno una volta, nelle fonti classiche, non come di solito gli Etruschi, ma proprio gli abitanti della Sardegna sono chiamati Tirreni (Strabone, V., 2, 7).
Vorrei anche ricordare che le parole, di sole consonanti, Shrdn e Trsh dipendono dal fatto che gli Egizi, i Fenici, gli antichi Ebrei e gli Arabi attuali non scrivono le vocali ma solo appunto le consonanti (come facciamo noi oggi nel codice fiscale!).
Oltre che sul nome Shardana si insiste anche troppo sulla somiglianza, che invece è ben poca (come concorda, in una conversazione avuta con lui, anche il collega Alberto Moravetti), fra le figure dei Shardana dei monumenti egizi e quelle dei bronzetti nuragici. Lo stesso scudo piccolo e rotondo, elemento molto diffuso e comune (specie in ambito assiro-babilonese), è troppo poco; la spada è diversa, l'elmo a pennacchio, pur con la presenza delle corna, è molto diverso; altrettanto il vestiario e la corazza. Maggiore, almeno per l'elmo, sarebbe la somiglianza di questi Shardana con un famoso bronzetto del XII a.C., da Enkomi (Cipro), raffigurazione di una divinità con elmo cornuto, ma priva di scudo e spada. E questa figura ricorda, per l'ornamento corniforme, ancor meglio un dio della guerra e della fertilità, il mesopotamico-fenicio Baal, rappresentato in una stele da Ugarit (Siria), del XIV-XIII a.C., conservata al Louvre. Ancor maggiore è la rassomiglianza con l'elmo del Vaso dei Guerrieri, trovato a Micene e datatato al 1200 a.C. Tutti, è vero, hanno un elmo cornuto, ma a Cipro l'elmo è a caschetto, mentre ad Ugarit è coprente ed ha una lunga appendice conica; a Micene invece l'elmo ricorda quello con paraguance di epoca classica ma ha un prolungamento superiore a tazzina con pennacchio. L'elmo cornuto peraltro era presente, molto più tardi, anche presso gli Etruschi, presso i Galli e in tempi ancor più recenti presso i Vichinghi.
IShardana, uno dei “Popoli del Mare”, che più ci interessano sono quelli rappresentati in Egitto, intorno al XIII a.C., soprattutto in scene di guerra marittima, a Medinet Habu (guerrieri con elmi cornuti o piumati e scudi rotondi). Ma, come dicono P. F. Stary e Robert Tykot «se è vero che c’è qualche rassomiglianza, questo sarebbe un argomento che collegherebbe anche con i ritrovamenti del Vicino Oriente e dell’Egeo; ma tali ritrovamenti suggeriscono datazioni al IX e VIII a.C., come per i bronzetti nuragici». Tutt’al più, precisa TYKOT, si tratterebbe, per gli Shardana, di popoli orientali facenti parte della colonizzazione fenicia, giunti in Sardegna più o meno «fra il 1100 e l’800 a.C.».
Ma tutta questa interpretazione, che pure trova tanti sostenitori e detrattori, è basata solo su una assonanza di nomi (gli Shardana rispetto ai Sardoi, Sardi), che ignora discrepanze cronologiche e culturali; e che, sia nel nome intero, che più ancora in quello spezzato, proposto da qualcuno (shar=signore +dana= nome di una tribù di Israele) potrebbe trovare molte corrispondenze in varie zone d'Europa, e del Levante e dell'Occidente mediterraneo. E quando i richiami sono troppi, a me sembrano ancor meno significativi. Altrimenti bisognerebbe credere che i nostri Shardana e similari avessero "invaso", non solo l'Egitto, ma tutto il mondo allora conosciuto! Il che sarebbe davvero eccessivo.
Perciò è meglio pensare che si tratti di semplici fenomeni di “convergenza”, sia linguistici che culturali in genere.
Per giunta nemmeno gli ultimi scavi di Vincenzo Santoni a Su Monte di Sorradile, che vorrebbero rialzare i bronzi nuragici al XII-IX a.C., avvicinandoli così, almeno cronologicamente, agli Shardana, mancano di prove in contrario; visto che Paolo Bernardini ha fatto notare che è anche presente nel sito una coppa carenata di imitazione fenicia, databile invece all'VIII a.C.
Da queste considerazioni deriva anche che - benché io non sia dello stesso parere - potrebbe essere giustificata l'affermazione di Giovanni Lilliu che i bronzetti e la scultura in pietra, noti come "nuragici", dovrebbero invece chiamarsi "postnuragici", perché posteriori all'esaurirsi dell'architettura nuragica, quando sembra che nella stessa cultura avesse prevalso, con lo sviluppo della navigazione, il dominio del mare.»
Fonte: “Aidu Entos. Archeologia e Beni Culturali”, Università di Sassari, 2007, Anno I, n. 1, pp. 5-8, e in specie pp. 7-8.
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