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Il problema del mondo? Per Sartori sono i bambini

Creato il 23 novembre 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo
Il problema del mondo? Per Sartori sono i bambini

Se proprio non volete chiamare un'ambulanza, almeno convocate un demografo, uno studioso serio, qualcuno che sappia dire al politologo Giovanni Sartori che si sbaglia, che " il modo di uscire dalla crisi economica" e " per fermare l'impazzimento del clima, il progressivo riscaldamento, la crescita dei livelli del mare, l'erosione dei ghiacciai (che alimentano i fiumi) e, infine, la nuova probabile dislocazione delle piogge con la conseguente dislocazione delle zone aride" non è " una drastica riduzione delle nascite" ( Corriere della Sera, 23/11/2013).

Il celebre politologo, infatti, continua da anni con questo genere di affermazioni - " Tutti i problemi non esisterebbero se fossimo ancora i tre miliardi di quando io nascevo", scriveva sempre al Corriere nell'aprile 2009 -, che però non hanno alcun tipo di fondamento. Primo perché la matrice antropica del cosiddetto " impazzimento del clima" non è mai stata dimostrata ma, anzi, continua a divedere gli esperti. Ma soprattutto perché se c'è un " modo di uscire dalla crisi economica" non è certo quello di " una drastica riduzione delle nascite ", che peraltro, nel mondo occidentale, è già ampiamente in corso.

Basti ricordare che negli Stati Uniti, nel corso degli ultimi anni, la percentuale delle donne senza figli è quasi raddoppiato, arrivando al 18%, e quella delle donne con un figlio - il 17% - cresce in misura maggiore di quello delle donne con due figli, ferma al 35%. Le cose vanno addirittura peggio in Europa dal momento che, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, dal 2000 al 2050, dall'Islanda alla Russia, il Vecchio Continente vedrà la sua popolazione crollare da 728 a 600 milioni, o forse a 556 milioni, col risultato che, se queste tendenze progrediranno ulteriormente, alla fine del secolo la popolazione continentale si ridurrà a soli 207 milioni di persone

Uno dei pochi, nel mondo politico, che sembra essersi accorto di questo rischio è l'ex cancelliere tedesco, Helmut Schmidt:" Dobbiamo essere realisti. Le popolazioni europee stanno invecchiando, e in certi paesi stanno persino riducendosi [...] A quanto pare tutti sono in grado di percepire e comprendere la gravità di tali questioni, tranne i dirigenti europei!" ( Il Foglio, 22/5/2010). Nonostante la portata della crisi demografica, quindi, l'Europa delle istituzioni sta inspiegabilmente a guardare. E dire che il fenomeno è talmente preoccupante che Ben J. Wattenberg, nel suo Fewer: How the New Demography of Depopulation Will Shape Our Futur e (Ivan R. Dee Publisher, 2005), ha osservato che mai, dai tempi della peste nera, in Europa i tassi di fertilità erano più caduti in basso così rapidamente, così a lungo e così diffusamente.

Quindi la " drastica riduzione delle nascite " non può essere una soluzione alla crisi per il semplice fattto che è già in corso proprio laddove - nel mondo occidentale - la crisi economica è in corso. Semmai, anche se questo sicuramente non piacerà a Sartori, è vero l'opposto, e cioè che senza un aumento delle nascite - assicurano personaggi del calibro di Becker, Cowen, Pearce, Von Hayek, Sen - ogni crescita economica sarebbe illusoria. Né vale, come obiezione, lo spauracchio della scarsità delle risorse alimentari, se nascessero più bambini: da quando abbiamo statistiche attendibili sull'alimentazione mondiale, e cioè dal 1940, la produzione di cibo ha infatti puntualmente ecceduto la crescita della popolazione di almeno l'1% all'anno.

Le preoccupazioni di Giovanni Sartori, insomma, non indicano la soluzione bensì quella che forse è la principale causa dei guai del nostro tempo, che ha purtroppo in " una drastica riduzione delle nascite" uno dei suoi tratti caratteristici. Ma dato che il celebre politologo insiste su questa strada - per giunta sulle colonne del più importante quotidiano d'Italia - sarebbe il caso che qualcuno, per il suo bene, si prendesse la briga di spiegargli che sono già diversi anni che si sa che la temuta "esplosione demografica" - come ha scritto Jonathan R. Laing - " si è trasformata in implosione" ( Barron's, 8 /12/1997), e che sarebbe ora di aprire gli occhi.


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