Se non ci fosse lui molti temi centrali nella vita del Paese non sarebbero nemmeno emersi alla superficie, non galleggerebbero neanche nella melassa mediatico politica. Ma con lui non c’è la minima speranza che quei problemi vengano davvero affrontati. Questo è il dilemma: perché il movimento 5 stelle che perde pezzi ogni giorno e che ha subito una clamorosa batosta elettorale, non soffre della “dittatura” di Beppe Grillo, non è vittima di un leader padre – padrone, ma viene rapidamente disgregato proprio dalla mancanza di una leadership politica.
Il problema è che si è confuso un grande comunicatore con un profeta politico capace di immaginare nuovi scenari e nuove strade, mentre Grillo è in qualche modo un genio e un ingenuo del buon senso: pensa che si possa porre fine alla corruzione dilagante del Paese, mettere in discussione l’euro, istituire un reddito di cittadinanza, tanto per citare qualcosa di corposo, senza mutare nel profondo la nostra società, i suoi rapporti di forza, le mentalità e le filosofie economiche di fondo che ci governano. Che ritornare al’eguaglianza, alla giustizia, allo stato sociale, alla solidarietà sia possibile togliendo il marcio che è invece consustanziale al “modello”.
E questo naturalmente crea un precipizio tra le aspirazioni e il lungo cammino per la loro realizzazione, visto che un politico è esattamente questo: non solo uno che indica degli obiettivi o che ha un sogno, ma che anche si rende conto di cosa comportano e di come occorre muoversi, giorno per giorno per conseguirli. Invece Grillo è quello che gli americani chiamerebbero “starter”, uno che ha intuizioni, che è in grado di condividerle, di renderle partecipate, ma che ha bisogno di altri per svilupparle e farle “lavorare” effettivamente. Alla fine degli anni ’90 ebbi modo di conoscere alcune persone che fungevano da raccoglitori di notizie e temi per i suoi spettacoli. E in effetti il ritratto che ne usciva era di uno che si stancava presto dei “particolari” e delle complessità. Quindi posso benissimo immaginare anche la perplessità nel dover affrontare lunghe battaglie e alleanze per rifugiarsi poi in una supposta purezza. Così come posso immaginare la solitudine dei parlamentari cinque stelle che da una parte si trovano circondati, dall’altra sono del tutto snobbati proprio dal loro leader. Finora hanno depositato 44 disegni di legge, ma nessuno o quasi ha avuto l’onore di essere citato nel blog che è poi l’ordine del giorno del movimento, per non dire ovviamente degli altri media di palazzo.
Lasciamo perdere il linguaggio, le stizze e le bizzarrie del personaggio: il fatto è che Grillo è solo, i parlamentari anche e pure gli elettori rimasti. Esito in fondo grottesco per un movimento che aveva fatto della partecipazione orizzontale il proprio credo. E purtroppo si fa sempre più evidente la ripresa di potere della vecchia guardia meetuppiana, dove la minima dissidenza in Parlamento viene meccanicamente attribuita alla volontà di prendersi tutti soldi o disposta a negare anche l’evidenza della sconfitta elettorale. Ci vorrebbe una struttura politica, un pensatoio che man mano aggregasse e affrontasse i problemi più drammatici del Paese che li portasse alla discussione dentro e fuori il movimento che li incanalasse in progetti credibili. Ma nulla di tutto questo esiste o appare all’orizzonte: la scatoletta di tonno non potrà essere aperta, la Costituzione sarà rimaneggiata senza che nessuno faccia resistenza. E di questa avventura rimarranno solo gli scontrini. Il resto mancia.