La mia ricerca sul dominio si colloca su due piani interattivi: micro e macro. L’aspetto micro analizza le dinamiche interattive della vita quotidiana, mentre quello macro analizza le dinamiche sociali della storia. Per indicare le prime ho coniato il termine “etoanalisi”, per le seconde ho utilizzato il termine “socioanalisi”. Ho mutuato quest’ultimo termine da un saggio di Heilbroner: «Marx ha inventato un criterio di ricerca che consente di raggiungere la realtà sepolta, criterio che potremmo chiamare della socioanalisi» (R. L. Heilbroner, Marxismo pro e contro). La “socioanalisi” nella mia prospettiva di ricerca, si propone di indagare i meccanismi sociali di dominio che i sistemi di relazione mettono in atto al fine di autoriprodursi. In pratica, le dinamiche che analizzo sul piano della vita quotidiana si autoriproducono su scala di grandezze macro, dando forma a complessi sociali di proporzione più vaste. Anche tra la dimensione macro e quella micro sussiste un rapporto di reciprocità. Il dominio per autoperpetuarsi a livello macro deve soggiacere agli stessi meccanismi che s’innescano a livello micro. Per illustrare quanto detto prenderò in esame un aspetto del processo interattivo, che opera sia a livello macro che micro, vale a dire il processo di assimilazione. Questo processo posso sintetizzarlo come capacità di annullare ogni altro punto di vista difforme dal proprio. La sua completezza si ha nel momento stesso in cui non si riconosce a se stesso la possibilità di avere un proprio punto di vista divergente da quello imposto: è come se si operasse in un sistema di osservazione di primo ordine. Infatti, in un’osservazione di primo ordine si nega o non si riconosce all’altro la possibilità di fatto di essere dotato di un suo punto di vista diverso dal proprio. Pertanto, se un qualsiasi soggetto non dispone di un suo punto di vista, ciò autorizza chi invece ne dispone a “controllare la condotta altrui”, e a giustificare tutti i propri comportamenti come cor/reazione della cattiva condotta dell’altro. Ciò è quanto avviene nella realtà quotidiana tra due agenti.
Lo stesso processo possiamo verificarlo a livello macro, quando vogliamo analizzare come si autoperpetuano i meccanismi sociali di dominio. Infatti, il processo di assimilazione si attua soprattutto nella fase della socializzazione primaria, quando il punto di vista del bambino non si è ancora strutturato. Nel corso di questa fase, attraverso reiterate interazioni, il bambino struttura il proprio punto di vista sulla base delle persone da lui ritenute più importanti e significative. Il processo di assimilazione è guidato da due criteri: il primo implica il fatto che il comportamento dell’altro viene regolato e modificato dal punto di vista superiore (che, nel caso di un bambino, di solito ne sono portatori i genitori e gli adulti della cerchia familiare). Dal momento che le aspettative degli adulti dipendono dall’ordine culturale che hanno a loro volta assimilato, ecco che strutturando il punto di vista in formazione sull’ordine ricevuto si ha la possibilità di autoriprodurre quello stesso ordine culturale. Il punto di vista a cui il bambino si assimila è “unico”, cioè è improbabile che si creino aspettative diverse da quelle imposte dall’ordine culturale, e quindi non si ha possibilità di conoscere aspettative in concorrenza con quelli imposti all’interno di quella cerchia. In effetti, l’assimilazione come processo sociale è riuscita quando vengono eliminate tutte le possibili divergenze o difformità che si presentano durante tale processo. Inoltre, la conferma della riuscita del processo è data dal suo stesso comportamento quando diventa conforme alle aspettative imposte dalla società. Questa conferma viene data nel momento in cui è lo stesso agente a regolare “spontaneamente”, cioè senza alcun bisogno di un intervento di tipo coercitivo, il proprio comportamento sulle aspettative altrui. L’autoregolazione è una sorta di deutero-apprendimento, come sosteneva Bateson, in cui il soggetto assimilato impara ad imparare come comportarsi in presenza degli altri anche in assenza di un intervento coercitivo.
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