I ContenutiJosef K. condannato a morte per una colpa inesistente è
vittima del suo tempo. Sostiene interrogatori, cerca avvocati e testimoni
soltanto per riuscire a giustificare il suo delitto di "esistere". Ma come
sempre avviene nella prosa di Kafka, la concretezza incisiva delle situazioni
produce, su personaggi assolutamente astratti, il dispiegarsi di una tragedia di
portata cosmica. E allora tribunale è il mondo stesso, tutto quello che esiste
al di fuori di Josef K. è processo: non resta che attendere l'esecuzione di una
condanna da altri pronunciata. La RecensioneVado subito al dunque: perché recensire questo libro, un classico così noto e citato.? Questa domanda mi ha tormentato parecchio negli ultimi giorni. Forse - mi sono detto - vale la pena di recensirlo proprio per questo, proprio perché è un libro che a forza di essere dato per scontato, è stato quasi dimenticato. Il termine "kafkiano" è entrato ormai nell'uso comune. Tra le opere di Kafka, questa sembrerebbe essere quella più vicina al suo campo semantico. E ciò potrebbe persino fornire un alibi a un lettore svogliato per evitarlo in quanto, apparentemente, già noto. Come un giallo del quale si conosce già l'assassino. A fare da contrappeso a questa insostenibile leggerezza, dall'altra parte c'è la mole della critica, con le sue innumerevoli interpretazioni contrastanti, come numeri di un abile contorsionista circense. Aggiungere una voce a questo coro è impresa ardita. Proverò quindi a percorrere il sentiero forse meno impervio delle sensazioni personali, aggiungendo, se possibile, solo qualche riflessione a margine. Il termine "kafkiano" si riferisce, a mio avviso, allo strato più superficiale di questo romanzo, pubblicato nel 1925, a un anno dalla scomparsa dell'autore, per volontà e a cura dell'amico Max Brod. Al quale Kafka diede il manoscritto incompiuto nel 1920, raccomandandogli di bruciarlo dopo la sua morte (vicenda romanzesca che sembra quasi un capitolo dell'opera in questione). Forse non solo a me questo libro ha fatto venire in mente gli omini in bombetta dei quadri di Magritte, lo scambio, la contaminazione tra il quotidiano e l'assurdo, l'ordinario e lo straordinario presente nei quadri del grande pittore belga. Inaspettata, almeno per me, è stata la presenza di un soffuso e persistente erotismo, accompagnato da un altrettando persistente senso di colpa e da una continua frustrazione del desiderio, che si smarrisce in un labirinto dal quale non sembra esserci via d'uscita nemmeno nel tragico epilogo ("gli parve che la sua vergogna gli sarebbe sopravvissuta" - pensa il protagonista mentre i due aguzzini stanno eseguendo la sua condanna a morte). In verità Il processo è un mondo completo: ci sono descrizioni realistiche, verosimili, della vita di un qualsiasi ufficio, c'è un personaggio, il protagonista, col quale il lettore simpatizza immediatamente. Di questo fantomatico Josef K il lettore conosce tutto. Se non fosse per la vicenda del processo nel quale è coinvolto, la sua vita sarebbe del tutto ordinaria. Anche se lui non sembra avere nessuna colpa, eppure la colpa c'è, inafferrabile e misteriosa. Il processo è il romanzo nel quale è racchiusa un'intera esistenza, come un insetto custodito in un cristallo d'ambra. Probabilmente oggi un libro di questo genere non troverebbe un editore disposto a correre il rischio di pubblicarlo, anche perché non rientra in nesun "genere". Ma proprio per questo è un libro che va assolutamente letto.
Giudizio: +5stelle+
Articolo di Lorenzo PompeoDettagli del libro
- Titolo: Il processo
- Titolo originale: Der prozess
- Autore: Franz Kafka
- Traduttore: Franchetti E.
- Editore: BUR
- Data di Pubblicazione: 2007
- Collana: I grandi romanzi
- ISBN-13: 9788817018197
- Pagine: 292
- Formato - Prezzo: Brossura - 7,40 euro