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Il Prof. Marcello Buiatti e la sicurezza degli OGM

Creato il 06 aprile 2012 da Fedebiotech
Il Prof. Marcello Buiatti e la sicurezza degli OGM

Marcello Buiatti. Fonte: Internet

Caro prof. Marcello Buiatti,

le confesso che ci sono alcune cose che lei ha detto durante la trasmissione Ambiente Italia dedicata agli OGM che mi hanno lasciato perplesso. A partire da questa:

“ancora più grave secondo me è che nella ricerca sugli OGM si fa soltanto sperimentazione, cioè si inseriscono gli stessi 4 tipi di geni, gli unici 4 che funzionano in diverse piante, ma questa non è ricerca questa è sperimentazione, mentre non cè nessun progetto per la ricerca sulla valutazione dei rischi, nè nessun progetto per impedire i rischi cioè gli effetti inattesi dell’inserimento di un gene da una specie in un’altra specie.”

Le spiego perchè questa sua frase non mi ha convinto.

Pochi geni funzionanti?

Innanzitutto, a quanto mi risulta, da almeno 10 anni la sperimentazione in campo in Italia è bloccata. Inoltre dal Database del JRC, dedicato alle richieste di sperimentazione, risulta che la ricerca italiana fosse, quando era aperta, ben più variegata e interessante dei 4 tipi di geni che lei cita.

C’era una “biodiversità” di OGM enorme nelle 279 sperimentazioni italiane. Con tantissimi progetti di centri di ricerca pubblici e Università. Tutti uccisi dal blocco. Mi pare dunque che la scarsezza di caratteri sia più imputabile al blocco che ad una vera scarsezza di “OGM funzionanti”. Non le pare?

Nessun progetto per la valutazione dei rischi?

Un’altra frase che mi ha lasciato interdetto è la sua affermazione riguardo l’assenza di studi sulla valutazione del rischio degli OGM. Mi piacerebbe capire da dove nasce, in quanto a me risulta che ad oggi esistano (raccolti nel Database ICGEB) circa 11.600 studi che dibattono e affrontano i temi legati alla sicurezza degli OGM.  Di questi 275 sono italiani.

Nel solo 2011, sono uscite 108 pubblicazioni che hanno trattato la sicurezza alimentare degli OGM, 215 quella ambientale, 212 l’impatto agricolo, e 371 altre problematiche.

Tra questi 11.600 studi, tra i quali mi pare ci sia dentro un po’ di tutto, diversi sono stati pagati con le tasche dei contribuenti europei. Dal 1985 al 2010, l’Europa ha infatti speso circa 270 milioni di € (più di 1/4 di miliardo di €) per studiare la sicurezza degli OGM.

Stando ai risultati ottenuti (qui il rapporto 1985-2000 – qui quello 2001-2010), sembrerebbe che questi OGM non siano poi tutte queste bestie nere. Pare che si comportino proprio come le loro sorelle convenzionali: stesso profilo di rischio. Solo che a differenza loro sono ipercontrollati.

Proprio recentemente sono usciti anche i risultati di un altro progetto europeo: GMSAFOOD. Guardando le pubblicazioni prodotte sembrerebbe che, sebbene ogni indagine sia migliorabile e approfondibile, non siano stati riscontrati, nemmeno in questo caso, problematiche da “OGM”. Resta quindi per me misterioso il perchè ogni nuovo studio che attesti la sicurezza degli OGM debba essere sistematicamente o ignorato (come sembra fare lei) o rigettato in quanto “insufficiente”, specie se si paragona alla quasi totale mancanza di studi analoghi per la valutazione dei rischi delle controparti convenzionali.

In sostanza, non trova che 26 anni di ricerche, costate 1/4 di miliardo di € (solo in UE) di investimento pubblico, sulla sicurezza degli OGM siano sufficienti per dire ok, possiamo stare moderatamente tranquilli, non esistono rischi particolari per gli OGM, evitiamo inutili allarmismi?

Che siano sufficienti anche per riaprire la ricerca su nuovi OGM, magari partendo proprio da quelli forzosamente abbandonati dai nostri centri di ricerca pubblici 10 anni fa?

Buona Pasqua.



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