Il professor Cenerentolo
di Leonardo Pieraccioni
con Leonardo Pieraccioni, Laura Chiatti, Massimo Ceccherini, Flavio Insinna
Italia, 2015
genere: Commedia
durata: 90'
Umberto
è un ingegnere che ha tentato una rapina in banca ed è stato colto con
le mani nel sacco. Per questo sta scontando oltre tre anni di pena nel
carcere di Ventotene, ma può frequentare la biblioteca locale e girare
film educativi insieme ai compagni e al direttore. Durante la proiezione
del suo ultimo film, Umberto incontra Morgana, una bella insegnante di
ballo, che lo scambia per un operatore culturale e pare interessata a
frequentarlo. Lui alimenta l'equivoco e si inventa mille occasioni per
uscire dalla prigione, nella quale, però, deve obbligatoriamente
rientrare a mezzanotte, proprio come accadeva a Cenerentola.
Non
è un film impegnato "Il professor Cenerentolo", ma una commedia sulla
traccia di una favola che racconta di un padre che ha sbagliato e che
deve rimediare con una figlia adolescente. In mezzo una storia d’amore e
gli immancabili personaggi eccentrici. Alcuni interpreti - Sergio
Friscia nei panni di un carcerato siciliano, Lorena Cesarini in quelli
della figlia del direttore del carcere e Davide Marotta nel ruolo di
Arnaldino, l'addetto alla biblioteca - gestiscono bene lo spazio loro
assegnato.
È
apprezzabile il desiderio di Pieraccioni, come sempre regista e
protagonista delle sue commedia, di introdurre novità nel genere: in
questo senso, la regia ha qualche momento felice. Il tentativo, però,
forse, non è riuscito fino in fondo. Si ride per alcune gag, per qualche
battuta, ma la pellicola non è esaltante: il ritmo è lento, la storia
non molto originale e la sceneggiatura un po' scricchiolante. Il
carcere sembra un villaggio vacanze e si trova su un’isola del Lazio in
cui tutti parlano toscano e napoletano. Il vero problema, però, è una
storia un po’ confusa, e in cui si riscontra un difetto tipico delle
commedie prodotte in Italia in questi anni: si soffermano sugli sketch,
sulle gag, sui singoli momenti, quasi dimenticandosi di costruire un
racconto che dovrebbe coinvolgere dall’inizio alla fine.
Solo
verso la fine del film si intuisce quale strada avrebbe potuto
percorrere Pieraccioni per tornare alle sue radici e a un argomento
veramente personale: si tratta del momento in cui Umberto dichiara la
sua inadeguatezza alla figlia nata da un precedente matrimonio e la
prega di perdonargli i suoi difetti. In quel rapporto c'era una storia
tenera e potenzialmente divertente, pur nel suo pathos sotteso.
Riccardo Supino