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Il Professore: “Dopo di noi il diluvio”. Purtroppo manco una pioggerella. Sono 46 le donne uccise in casa da gennaio, una strage.

Creato il 27 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Il Professore: “Dopo di noi il diluvio”. Purtroppo manco una pioggerella. Sono 46 le donne uccise in casa da gennaio, una strage.

Un diluvio particolare

Brutto segno, Mario Monti inizia a parlare politichese e non a caso cita Andreotti definendolo “un illustrissimo uomo politico”. Ma, riabilitazione a parte del “divo” Giulio, quello che colpisce delle dichiarazioni del presidente del consiglio in visita in Corea e Cina, è il sottile ricatto che le permea, quasi a dire “noi siamo gli unici che possono tirarvi fuori dal baratro, ma se non ci volete ce ne andiamo”. Il tutto, ovviamente, riferito al casino provocato dalla riforma del lavoro che ha trovato due difensori e mezzo, però strenui, e una serie di no da far paura. Il “difensor” principe è il Pierfy che se un giorno il Professore decidesse di suicidarsi affogando in un cappuccino con tanta panna lui lo seguirebbe. L’altro è il maggiordomo di Silvio, il segretario facente funzioni del Capataz nel Pdl. La differenza fra i due, qualora ne esistesse una, è che il primo persegue la sua strategia di avvicinamento a Palazzo Chigi (e forse al Quirinale), il secondo deve solo sviare l’attenzione della gente sulle malefatte sulla giustizia, sulla corruzione, sul mantenimento dell’impero mediatico di Berlusconi allo scopo di salvaguardare la buonuscita del padrone dalla politica, per cui guai se qualcuno dovesse provare a non far assolvere Silvio al "processo Ruby", modificare la governance della Rai (di cui non si parla più) e di assegnare le frequenze televisive con un’asta pubblica (argomento scomparso da ogni discussione). Il mezzo “difensor” è Roi Georges che, arrivando a patti con la sua coscienza di vecchio comunista leader dei ‘miglioristi’ (quelli dell’alleanza con Craxi), ha deciso di continuare a richiamare tutti al “senso del dovere”, peccato però che lo faccia solo con quelli che non sono d’accordo con il suo ‘figlioccio’. In questo delirio montiano, che vede nella sora Elsa la immarcescibile “pasionaria” delle caramelle “Rossana”, sembra che un barlume di ragione sia riapparso nel Pd. Non si sa come, non si sa perché (ma forse sì: le prossime amministrative), il partito di PiergigiBersani, detto “il birrario di Bettola”, ha ritrovato una parvenza di comunione d’intenti. Sono quasi tutti d’accordo, infatti, che qualche modifica alla riforma del lavoro ci può anche stare e che faranno del tutto per apportarla in Parlamento, durante la discussione. Non si sa se migliorativa (per gli sfigati lavoratori dipendenti) o peggiorativa, ma comunque sul fatto che occorra modificarla sembrano essere concordi. Magari Enrico Letta sarebbe propenso ai licenziamenti collettivi e senza giusta causa, ma non ci è dato di sapere quello che passa nella mente del nipotino prediletto di Gianni. Una notizia, riportata con ampio risalto da quasi tutti i giornali, ci ha però colpito in questa giornata di lutto nazionale per la partenza del Professore. In Italia, dall’inizio dell’anno, 46 donne sono state ammazzate fra le pareti domestiche. Se provassimo a fare una stima delle violenze grandi e piccole che ogni giorno avvengono nelle case degli italiani, ci ritroveremmo probabilmente di fronte a una cifra pazzesca. E non è un problema di cultura o di inciviltà. I dati ci dicono che a commettere i reati sono disoccupati ma anche lavoratori insospettabili e fior di professionisti, artigiani e perfino artisti. Sappiamo cosa si prova quando una donna ti lascia su due piedi e senza passare dal via, sappiamo cosa significa sindrome da possesso, quella psicosi che spesso fa il paio con il sentirsi inadeguati, inadatti, impotenti, ma da qui allo schiaffo e alla soluzione finale dell’omicidio ce ne passa. Le violenze in casa ci sono sempre state, da che mondo è mondo e a tutte le latitudini. A nulla è servito il progresso, l’evoluzione dei costumi, le lotte delle donne, la presunta emancipazione, l’uomo si è sempre considerato il padrone come se il matrimonio fosse un atto di acquisto di un oggetto e non un contratto fra persone consapevoli. Fisiologicamente, strutturalmente, riteniamo la violenza lo strumento dei deboli. A farla da padrona, in qualsiasi disputa, dovrebbe essere l’intelligenza ma spesso così non è e, diciamolo con franchezza, l’uso delle mani accorcia notevolmente i tempi di ogni discussione. Adriano Sofri su Repubblica invoca un “cambio” di cultura radicale, come se toglierci di dosso decenni di tette e di culi, di manifesti pubblicitari simil-hard e l’idea che ogni donna abbia un prezzo (la farfallina è omaggio) la vediamo dura. Se pensiamo che perfino la giurisprudenza italiana, fino a qualche tempo fa, tollerava il cosiddetto delitto d’onore, si fa presto a dedurre che se un cambio ci sarà, sarà lungo e cosparso di vittime innocenti. Nella mente di molti uomini, compreso qualche nostro conoscente, vive incontrastata l’idea (sarebbe meglio dire l’unica sinapsi rimasta), che la donna sia comunque “complementare” all’uomo, ne rappresenti una delle “costole”, ne sia la “conseguenza” e non rappresenti invece un’entità a sé. Per anni è andata alla grande quella terribile battuta che diceva: “Quando torni a casa picchia tua moglie, tu non sai perché ma lei sì”, che la dice lunga sul rapporto degli italiani con le donne. E se sono 46 le donne vittime di uomini, senza altro appellativo possibile che quello di “animali”, dobbiamo tirare un sospiro di sollievo pensando che siano “solo” 46. E con tutto il rispetto possibile per gli animali.

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