Il profumo del caffè

Creato il 17 agosto 2012 da Libereditor

Attraversiamo ora Londra, da St John’s Wood a Limehouse. Detto così non sembra entusiasmante, vero? Permettetemi allora di formulare l’invito in modo diverso. Attraversiamo la città più grande e popolata del mondo nel momento di massimo splendore, in un viaggio in cui, se decidete di accompagnarmi, vi serviranno tutti i vostri sensi. Quassù, dalle parti di Primrose Hill, l’aria – annusatela! – è relativamente fresca, con solo un vago sentore di zolfo prodotto dal fuochi di carbone e dai fornelli accesi in tutte le case perfino in questo periodo dell’anno. Il vero divertimento comincia da Marylebone in poi. Le carrozzelle a due ruote e le carrozze esalano un odore intenso di cuoio e di sudore di cavalli; le ruote sbattono sull’acciottolato, e gli escrementi morbidi e umidi degli animali si accumulano nei canaletti di scolo. Le strade sono paralizzate dal traffico: carretti, carrozze a quattro ruote, grandi e piccole, a quattro o due cavalli, con il tetto ripiegabile, calessi, coupé, landò, clarence a quattro posti e carrozzelle tentano di farsi largo, ciascuno per raggiungere la propria destinazione. Alcuni veicoli hanno la forma di enorme cappelli a cilindro, con il nome del cappellaio dipinto in caratteri dorati. I peggiori autisti sono i conducenti degli omnibus che si spostano a destra e a sinistra della carreggiata e si affiancano al pedoni, cercando di convincerli a montare a bordo per due penny o, per la metà della somma, a salire sul tetto. Poi ci sono velocipedi e biciclette, i branchi di oche condotte al mercato, gli uomini-cartellone che fendono la folla con le loro pubblicità di ombrelli e altri prodotti, e le lattaie che vanno in giro per le strade con un secchio e una mucca, aspettando che qualcuno le fermi per comprare il latte. I venditori ambulanti esibiscono vassoi di torte e paste; le fioraie vi mettono in mano fiori di lupino e calendule; pipe e sigari contribuiscono alla miscela con il proprio aroma pungente. Un uomo che arrostisce aringhe di Yarmouth su un braciere vi agita sotto il naso un pesce infilzato in una forchetta. «Pesce arrosto!» grida con voce roca. «Due penny per un’aringa abbrustolita». Immediatamente gli fa eco un coro di altre grida. «Caldarroste belle calde, venti per un penny… Lucido nero per pelli, mezzo penny.. Le buone noci, sedici per un penny ..» sbraitano i venditori ambulanti.

Negli ultimissimi anni dell’Ottocento Londra pullula dell’umanità più varia e viene investita da una profusione di frivolezza che quasi compare dal nulla. La regina, in lutto, si è ritirata dalla vita pubblica e il principe, sfuggito alla sua sorveglianza, comincia finalmente a divertirsi. I gentiluomini si mescolano alle cortigiane, i dandy intrattengono rapporti con il demi-monde, gli aristocratici cenano con gli esteti… La rivista in cui scrive il protagonista del romanzo, tale Robert Wallis, è il Yellow Book, il cui emblema è un garofano verde e la cui forma di espressione è l’aforisma. “Celebravamo l’artificiale sopra il naturale, l’artistico sopra il pratico e, a dispetto di Oscar Wilde, rivendicavamo vizi esagerati nei quali pochi di noi avevano davvero intenzione di indulgere. Era un momento eccellente per essere giovani a Londra…”
Il ventiduenne Robert Wallis, dopo essere stato espulso da Oxford, ha solo in mente di fare una vita da bohemien godendo appieno di tutti i piaceri della vita, ma ignora di avere un palato delicato fuori dall’ordinario e il dono di saper usare le parole.
Un giorno al Café Royal incontra Samuel Pinker, un mercante di caffè che capisce al volo come sfruttare questa sua singolare dote e lo assolda per un progetto senza precedenti: plasmare un cofanetto di aromi con parole suggestive e soprattutto precise che catturino finalmente l’aroma sfuggente del caffè…


Anthony Capella

Il profumo del caffè
(traduzione di Maddalena Togliani)
Neri Pozza
2012


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