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Il post di ieri relativo al de profundis della fantascienza nostrana ha suscita sentimenti contrastanti.
Bene così: meglio avere tanta ciccia su cui discutere, che non limitarsi a piazzare due link e tre frasi di circostanza, che il più delle volte passano inosservate.
C'è da dire che in articoli come questi salta fuori il mio pessimismo relativo agli argomenti di cui di solito ci occupiamo sul blog.
Mi spiace, perché so che molti colleghi, Davide e Angelo prima di tutti, la vedono in maniera opposta. Non esito a definire il loro atteggiamento più costruttivo del mio: guardare con positività al futuro permette che esso si plasmi in maniera migliore.
Che ci crediate o meno, questa è la mia filosofia nella vita extra-web. Ho sempre affrontato col sorriso sulle labbra lutti, sconfitte personali, guai, liti, amicizie tradite etc etc. Nei momenti di maggior sconforto ho sempre pensato: “Oggi va così, oggi sei a terra, uno zero, distrutto. Da domani non potrà che succederti qualcosa di meglio”.
A volte è andata davvero così.
Nel nostro amato settore – creatività, scrittura etc – purtroppo la vedo in maniera opposta.
Non credo più che la spinta propulsiva della blogosfera sia in grado di incidere sulle scelte di quel mastodonte morente che è il movimento culturale italiano (sì, per me fantascienza e horror sono cultura...)
Penso che col passaparola, con lavoro quotidiano, con l'abnegazione di chi cerca di proporre alternative – sia nei formati che nelle idee – si sia creata una nicchia di utenti che cerca alternative a ciò che c'è là fuori.
Tutto ciò è bello, in un certo senso esaltante. Forse, come dice Angelo, stiamo lavorando per le generazioni che verranno. Non per questa, nemmeno per la prossima, questo è piuttosto palese. Per il momento si tratta appunto di una nicchia, di una felice enclave di appassionati, come quelli che trent'anni fa stampavano fanzine negli scantinati.
Scontrarsi coi numeri dà un senso matematico al mio pessimismo: gli italiani non leggono, gli italiani non comprano ebook (nemmeno a un euro), non sostengono progetti a donazioni spontanee, come avviene nel resto del mondo civilizzato.
Quella macchietta di Governo che ci ritroviamo non aiuta senz'altro a migliorare le cose, aumentando l'IVA, togliendo la possibilità di applicare sconti ai libri etc etc.
La sensazione di lavorare per svuotare il mare col cucchiaio è spesso molto forte. Ovviamente la passione sostiene il tutto e tiene aperte baracche come questa, ma la sensazione di non poter cambiare le cose è oramai radicata in me.
Questo non vuol dire mollare, anzi: per gente come me la sfida persa in partenza è romantica, affascinante. Quindi se ne stiano lontani gli avvoltoi che sento svolazzare fuori casa.
E comunque... ben venga che molti la pensa in maniera diversa da me!
Per concludere c'è anche da dire che, pur essendo in pochi, siamo stati “bravi” a creare contrasti interni insanabili, posizioni antitetiche che non sono più fonte del naturale scambio di idee, bensì roghi e caccia alle streghe. Sapete bene a cosa mi riferisco. È un argomento su cui non tornerò oggi, ma di certo è una parte non marginale del problema.