Oggi niente rubrica “Libri della settimana” poiché non ho comprato né ricevuto alcun libro, ma vi parlerò, invece, di un acquisto della scorsa settimana che ho divorato in 3 giorni. Si tratta del Profumo delle foglie di limone di Clara Sánchez (trad. di Enrica Budetta).
Sandra è una ragazza sulla trentina, molto confusa e con la costante sensazione di essere inadeguata, del tutto incapace di decidere cosa fare della propria vita. È incinta di cinque mesi, di un uomo che non crede di amare, e ha bisogno di una lunga pausa per ottenere delle risposte. Decide così di trasferirsi da sola nella casetta al mare della sorella, in una località balneare sulla costa spagnola, ignara che quel posto popolato da vecchietti apparentemente innocui si sarebbe trasformato in un vero e proprio incubo.
Julián è un ottantenne, un ex deportato a cui è stata strappata la giovinezza troppo presto e che ha sviluppato un odio profondo nei confronti dei suoi carnefici. Per tutta la vita ha dato la caccia insieme a Salvo, suo ex compagno di campo, ai nazisti che erano riusciti a farla franca dopo la guerra. Ormai non gli rimane più molto da vivere, così decide di dedicarsi per l’ultima volta a quei malvagi aguzzini che non mostrano il minimo pentimento, convinti come sono di aver fatto il bene del mondo a eliminare persone considerate inferiori.
In punto di morte, Salvo fa inviare una lettera a Julián per informarlo della singolare popolazione della piccola località dove sta per morire e nella quale ha vissuto gli ultimi anni, la stessa località in cui si trova Sandra in quel particolare momento della sua vita. Da qui, i destini di Julián e Sandra si intrecceranno per dare inizio a una storia appassionante ed emozionante.
La trama del libro è molto avvincente e fa sì che la lettura scorra veloce, lasciandoti divorare una pagina dietro l’altra. Sono riuscita a emozionarmi e questo è un fatto positivo, perché non mi era mai capitato leggendo un libro. Il profumo delle foglie di limone non è soltanto il resoconto di una caccia all’uomo, è un insieme di sensazioni, sentimenti, legami affettivi che diventano tanto più profondi quanto più si condivide con una persona gli stessi patimenti e pericoli. È una dolce e triste riflessione sulla vecchiaia, un amaro trattato sulla sofferenza che, come un numero tatuato sul braccio, non abbandona mai l’essere umano. Non c’è un lieto fine: come dice l’autrice i malvagi hanno spesso la meglio ma, in fondo, alla morte non potranno sfuggire neanche loro…
Quel numero era parte di me: la mia vita non era stata più la stessa dopo che me lo avevano tatuato.
Le storie non finiscono finché non abbiamo chiuso tutti i conti, finché non ci abbiamo messo un punto con la testa o con il cuore.
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