Generalmente non amo leggere libri nel momento in cui vengono lanciati, pubblicizzati come "fenomeni editoriali" o elogiati in modo costante e martellante. Sono molto diffidente rispetto a quelle che ritengo siano campagne promozionali studiate ad hoc per far balzare i libri in testa alle classifiche del momento. Mi piace leggerli in tempi non sospetti, quando sono arrivati lontano dai riflettori. Con Il profumo delle foglie di limone di Clara Sanchez - e a dire il vero lo sto facendo anche con Il linguaggio segreto dei fiori - ho fatto un'eccezione visto che l'ho avuto in prestito da un'amica, assieme ad altri sei libri più datati e di diverso genere.
Bella, molto bella la copertina. Romantica e malinconica al tempo stesso. Azzeccati i colori e dalle belle promesse. Questa è stata la prima impressione.
Avevo evitato di leggere recensioni in merito per non farmi influenzare nella lettura. Mi sono imbattuta (volutamente) solo in un paio di commenti in merito e, tra l'altro, erano contrastanti.
La tecnica narrativa mi è piaciuta: i due protagonisi si alternano nel raccontare situazioni che spesso sono proposte sotto i due punti di vista. Gli stessi accadimenti, o comunque accadimenti consequenziali, raccontati da Julian e da Sandra: lui è un ottantenne scampato al campo di concentramento di Mauthausen, intento a cacciare nazisti; lei è una trentenne incinta di un uomo che non crede di amare come vorrebbe, sola e confusa.
Gli altri sono un gruppo di ex nazisti che vive nell'agio e nella normalità: niente, apparentemente, fa pensare al loro passato fatto di crudeltà e massacri. Niente lo fa pensare agli occhi di tutti ma nulla sfugge a quelli di Julian che è stato indirizzato verso di loro da un amico - Salva - che con lui ha condiviso le pene del campo di concentramento e la "missione" di scovarli, fino all'ultimo e che gli lascia un'eredità molto particolare.
Sandra si troverà immischiata in un a storia più grande di lei e si troverà ad esserne una protagonista importante.
La trama va scoperta leggendo per cui mi fermo qui. Qualche impressione, però, vorrei condividerla.
Inizialmente ho avuto l'impressione che, soprattutto nel caso di Julian, venissero proposte molte ripetizioni che mi hanno un po' annoiata. Poi il ritmo narrativo cresce anche se, a dire il vero, ho sempre aspettato che succedesse qualche cosa che, alla fine, non è successo.
Il tentativo di attirare l'attenzione su un argomento difficile, come quello dei campi di concentramento, della tranquillità in cui i cattivi si possono trovare a vivere senza che la giustizia faccia nulla, la sofferenza che continua a pervadere gli animi anche a distanza di anni, è riuscito. Quello che manca, secondo me, è una svolta che tolga quella sensazione di un racconto che resta appeso senza una vera fine.
Nella descrizione dei personaggi in più punti ho letto qualche forzatura: Sandra che si affida con estrema facilità a degli sconosciuti, che accetta di correre dei rischi enormi senza un apparente motivo. E poi Julian che lamenta sempre di essere vecchio, acciaccato e vicino alla morte ma che viene anche pestato senza riscontrare più di un polso dolorante... E poi i nazisti - la coppia Karin e Frenk in particolare - che vengono pedinati quotidianamente e non si accorgono di nulla (o vogliono fare finta di non accorgersene?). Julian che entra ed esce dalle case di questi ex nazisti senza problemi e senza difficoltà, si infila nelle botole, va sgattaiolando a destra e sinistra... Si incontra con Sandra senza che nessuno se ne accorga...
Il finale, poi, mi ha lasciato interdetta. E' come se dopo tante peripezie si registrasse un niente di fatto. Devo dire che mi aspettavo qualche cosa di diverso.
Non ho fatto fatica a leggere il libro. Anzi, devo dire che la voglia di arrivare ad una svolta che - ne ero certa - prima o poi ci sarebbe stata, mi ha indotta a leggere con una certa avidità pagina dopo pagina per poi restare, però, con quell'amarezza che resta quando non si capisce bene a cosa sia servita tutta la storia messa in piedi a fronte di un finale secondo me poco convincente.
Ovviamente si tratta di una mia opinione personale e non intendo bocciare del tutto il libro: credo che le aspettative fossero un po' troppo alte e che ci siano in giro libri più modesti, dal punto di vista della presentazione e del tam tam creato nel mondo editoriale, che emozionano molto di più.
Il libro fa riflettere sulla situazione vissuta, a distanza di anni, da chi ha subito le violenze perpetrate dai nazisti così come fa riflettere sulla situazione di chi quelle violenze le ha messe in atto senza avere rimorso alcuno. Anzi, con la convinzione che sia il resto della società a non aver capito, ad aver sbagliato... Gente che serba ancora, a distanza di tanto tempo e con addosso gli acciacchi dell'anzianità, la volontà di riprendere e portare avanti il progetto di allora.
Non è una lettura che sconsiglio ma rispetto alla quale suggerisco di non farsi troppe aspettative che potrebbero, alla fine, risultare deluse.
***
Il profumo delle foglie di limone
Clara Sanchez
Garzanti editore
18.60 euro