Inizia così il documento firmato Ratp che propone alla Regione Lazio una cessione per 25 anni della gestione e degli investimenti (con ampio contributo da parte della Regione stessa, beninteso) di quella che gli stessi francesi considerano la ferrovia suburbana più frequentata d'Italia, con 27 milioni di passeggeri e con la possibilità di arrivare a 40 milioni dopo gli interventi proposti da Ratp.
Il contratto di servizio tra Atac e Regione Lazio è d'altronde scaduto dal 2009 e viene rinnovato di anno in anno con un costo complessivo annuo per la regione di circa 77 milioni di euro. Ratp ne chiederebbe soltanto 38 milioni con un risparmio nei primi 4 anni di 156 milioni di euro per la Regione. a partire dal quinto anno, fino al 25esimo, i costi per l'ente guidato da Nicola Zingaretti passerebbero da 116 milioni a 95 milioni con un risparmio del 18% all'anno.
Il tutto a fronte di cosa? Solo risparmi? Niente affatto: anche la Regione ovviamente dovrebbe fare un investimento su un bene che è e resta suo. Un investimento che andrebbe ben oltre i 25 anni di gestione francese. I parigini calcolano una necessità di 515 milioni di investimento e chiedono un contributo pubblico di 219 milioni. Insomma degli investimenti necessari per recuperare una infrastruttura al "collasso" loro ci mettono circa il 55%: chi altro può trovare la Regione disposto a questo? Atac forse? Non scherziamo.
Cosa farebbe poi Ratp con questi investimenti? Rifarebbe la linea salvandola dal famoso "collasso" e acquisterebbe 18 treni con opzione per ulteriori 5. L'obbiettivo, a regime, è avere un treno al massimo ogni 3 minuti. Nel progetto ci sono poi, fuori da questa proposta, delle ulteriori idee di sviluppo di cui Ratp, con ulteriore contributo, potrebbe farsi carico. Il people moover da Acilia Sud alla Fiera e poi all'aeroporto; il prolungamento delle linea lungo il mare per ulteriori 14,6 km verso il Villaggio Tognazzi; la trasformazione della linea in una vera metropolitana. Tutte cose che costerebbero ulteriormente, ma che Ratp sarebbe per lo meno in grado potenzialmente di realizzare: non si tratta insomma di una azienda che viene messa in crisi da una linea che si biforca.
Il progetto è stato presentato nel giugno 2014. Sono passati 16 mesi e ancora la regione, che doveva decidere entro giugno 2015 non ha scelto se questa è o non è un'opera di interesse pubblico. Peraltro negli incontri successivi al progetto le condizioni economiche per la regione sono anche migliorate rispetto a quelle che abbiamo avuto modo di leggere.
Dunque perché la Regione non sblocca la pratica? Perché non si decide? Considera troppo oneroso l'investimento? Pensa di poter andare avanti a lungo così? Ha paura di togliere la gestione ad Atac che, come ha urlato più volte Stefano Esposito, ex assessore alla mobilità a Roma, è il vero bancomat del malaffare e della malapolitica capitolina?
Certo è che l'ente di Via della Pisana, nel silenzio (pensate a come è riuscito a non dichiarare nulla Zingaretti sul caso Marino: incredibile!), si sta connotando sempre di più come l'istituzione che garantisce la conservazione negli ambiti principali della classica cattiva amministrazione a Roma. Molto si fa, si favella di innovazione, ci si muove in tutte le direzioni ma poi se vai a vedere le cose davvero significative (pensate alla Legge Quadro sul Commercio: un autentico scandalo, bloccata in Commissione da mesi e mesi senza speranza) vengono tenute accuratamente insabbiate. Le bancarelle e Atac (ma sono solo alcuni esempi) non si toccano. Guai.