Il progresso, l’editoria digitale e il conflitto di interessi

Creato il 26 settembre 2012 da Angelo @shinmazinger
Sonia Zeppieri liked this post

Prendo spunto da questo

L’appel des 451 pour agir et sauver l’édition. Nous, le collectif des 451 professionnels de la chaîne des métiers du livre, avons commencé à nous réunir depuis quelque temps pour discuter de la situation présente et à venir de nos activités.

un appello lanciato su Le Monde da 451 professionisti della filiera editoriale, tradotto e riproposto da Repubblica per parlare di quella che si preannuncia una diatriba che a breve esploderà in maniera dirompente anche nel nostro paese; le prime avvisaglie si sono avute quest’estate con gli articoli della scrittrice Margherita Loy che ci fa sapere prima che «Non cederò mai all’e-book» e che poi si chiede se con l’«E-book, il futuro sarà snob e discriminante?» dandosi anche la risposta.

E-book VS cartaceo

Ora, parteggiare per il digitale o per il profumo della carta è francamente poco appassionante, l’evoluzione non si può fermare … al massimo la puoi prendere a colpi di clava per vedere se rallenta (cit.). Del resto anche Gutenberg quando introdusse la stampa a caratteri mobili a metà del  1400 ebbe i suoi problemi e le motivazioni oggi come allora sono sempre le stesse: soldi.

E’ inutile starci a girare intorno o fare le pulci alle inesattezze e all’ignoranza dei detrattori degli e-book; se io fossi uno scrittore affermato [1] la diffusione di strumenti di lettura pratici ed economici come i reader e-ink mi darebbe molto fastidio per almeno due motivi:

- mi sono fatto il culo (ovvero ho avuto il culo) di essere pubblicato da grossacasaeditricechemonopolizzailmercato e adesso vedo il mio piccolo orticello invaso da chi pretende di autopubblicare il proprio lavoro facendosi pagare € 0,99 su Amazon

- il mio capolavoro della letteratura può essere copiato con un paio di click, qualche click in più se ci metto DRM o altre diavolerie anti-copia che però mi rendono antipatico ai fans/lettori

Dal punto di vista della filiera editoriale, ovviamente, il problema è maggiormente sentito perché se é vero solo in parte quello che dice l’amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos, e cioè che «oggi le uniche persone indispensabili nel mondo dell’editoria sono il lettore e lo scrittore» è anche vero che nei posti dove gli e-book hanno superato il 50% del mercato editoriale le ripercussioni sulla filiera (case editrici, tipografie, librerie…) cominciano ad essere pesanti; un comunicato dal sapore squisitamente sindacale e tipicamente francese, come l‘appello dei 451 in cui si pone un problema ma non si offre alcuna soluzione che non sia esclusivamente programmatica «creando cooperative e centrali di acquisto, unendoci per ottenere condizioni salariali migliori, o ancora inventando luoghi e pratiche più adatti alla nostra visione del mondo e alla società in cui desideriamo vivere» tuttavia non serve a nulla se non ad alimentare polemiche.

Fra l’altro in questo tipo di invettive c’è sempre lo stesso errore di fondo che è quello di cercare di ottenere l’appoggio del lettore con ammiccamenti romantici («ah il profumo della carta») o facendo trapelare la velata  minaccia di un futuro infausto dovuto ad un falso progresso («gli e-reader sono costosi e c’è il rischio dei continui upgrade hardware» oppure «il valore di un libro diventa legato alle cifre di vendita e non al contenuto»). In realtà dalla diffusione dell’editoria digitale  il lettore ha tutto da guadagnare, non solo per una riduzione inevitabile dei prezzi di copertina, ma sopratutto perché, a dispetto di quello che affermano i talebani  della carta affetti da conflitto di interesse, gli e-book offrono al lettore[2] la possibilità di accedere a contenuti di autori indipendenti che mai saranno pubblicati da grossacasaeditricechemonopolizzailmercato. Certo il rischio di ritrovarsi sull’e-reader delle vaccate immonde è decisamente alto, ma alta è anche la possibilità di incontrare delle vere perle che mai avrebbero visti gli scaffali di una grossalibreriachemonopolizzailmercato.

Per chiudere, personalmente, ritengo che il progresso sia inarrestabile e che, come sempre, nelle fasi di cambiamento c’è chi saprà approfittare delle occasioni, cavalcandone l’onda, e chi soccomberà dopo averle tentate tutte per mantenere lo status quo. Un esempio per tutti le case editrici di libri scolastici:  nonostante, per legge, debbano fornire i contenuti anche in formato elettronico, si comportano in modo da ostacolare la diffusione del materiale non cartaceo mediante la vendita di contenuti misti(purtroppo previsti dalla normativa) o di contenuti digitali in formati improponibili, allo stesso prezzo o quasi del caro, vecchio librone da mettere in cartella. Questo è il tipo di resistenza che spazzerà definitivamente dal mercato i libri di testo sostituiti, per esempio, dagli e-book gratuiti degli stessi professori (cosa che mi è capitato di assistere proprio in questi giorni per la prima classe di un liceo classico) o, addirittura, pubblicati e distribuiti dalla stessa scuola.

Ringrazio Lucia Patrizi per la segnalazione dell’articolo di Le Monde

[1] essere uno scrittore affermato, in italia, non c’entra con il saper scrivere ma solo con avere la capacità o la fortuna di proporre il tema giusto al momento giusto o di conoscere qualcuno importante in grossacasaeditricechemonopolizzailmercato.

[2] per lettore non intendo colui che compra “50 sfumature di qualcosa” da leggere sotto l’ombrellone, ma immagino una persona curiosa, in grado di farsi delle domande e di distinguere un buon lavoro da lammerda(TM)


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