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Il pugno di ferro cinese

Creato il 29 marzo 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Il pugno di ferro cinese

Il 28 dicembre 2011 la Berge Everest, una nave della classe “Valemax”, ha scaricato le sue 388.000 tonnellate di ferro nel porto cinese di Dalian. La nave è la prima di una generazione di vascelli della Vale, progettati per, sembrerebbe, conquistare il mercato cinese del ferro. La competitività sembra essere il fattore trainante che ha spinto la Vale a ordinare questi vascelli (i Valemax) con una capacità di carico di 400.000 tonnellate.

Il problema è ovvio: il costo per inviare una nave “Capesize” dal Brasile alla Cina, il maggiore importatore di ferro, è piu’ alto rispetto ad una spedizione della stessa nave dall’Australia, dove sono presenti i maggiori competitori della Vale: Rio Tinto e BHP Billiton. La Vale ha deciso di applicare la regola delle economie di scala: una “Valemax” trasporta circa il doppio del materiale di una “Capesize” standard.
In ballo c’è il dominio del mercato del ferro cinese; essendo la Cina il maggiore importatore di ferro del mondo, stiamo parlando della conquista del mercato mondiale del ferro.

La Vale ha ordinato un totale di 35 vascelli “Valemax” a cantieri coreani e cinesi per un investimento approssimativo di 4.2 miliardi di dollari, forse un numero eccessivo dato il periodo. Durante il boom, prima del crollo nel settembre del 2008, le compagnie navali non erano in grado di avere bastanti navi per coprire gli ordini. Dato il mercato dei noli, ogni giorno senza capacità di carico erano milioni persi. L’affitto medio giornaliero per un vascello “Capesize” nel 2007 era di 116,000 dollari; lo stesso affitto nei primi mesi del 2008 era arrivato ad un record di 234,000 dollari al giorno.

Solo per fare un esempio i ritardi nei porti australiani (usati principalmente da Rio Tinto e BHP) possono significare una perdita di alcuni milioni di dollari per una compagnia di trasporti navali. L’unica cosa che Vale non sembra aver preso in considerazione è stato la coincidenza degli eventi: il crollo del mercato globale e il tempo richiesto per costruire questi vascelli. In altre parole quando Vale avrà completato e ricevuto la sua flotta la logica e la pianificazione che hanno partorito questo progetto saranno venute meno. Molte compagnie di trasporti navali hanno cancellato gli ordinativi per nuovi vascelli, considerando che il costo della penale sul deposito sarebbe stato minore rispetto al costo totale del progetto.

La strategia di Vale sembra chiara. Vuole svilupparsi verticalmente. Possiede tutti gli elementi: gli impianti di produzione, possiede le ferrovie che trasportano il materiale dalle miniere al porto e ovviamente possiede le miniere. Qualunque prezzo che Vale può pagare per servizi a terzi può essere assorbito nella compagnia come capitale di investimento, la scelta tra possedere o affittare è pressochè vinta.

Sono in costruzione nuovi porti e altri sono in fase di aggiornamento in Brasile. Esiste già un progetto in stadio avanzato per costruire siti portuali di interscambio, in Malesia e nelle Filippine, da utilizzare come “piattaforma di lancio” verso i mercati asiatici. E’ plausibile pensare che il progetto delle “Valemax” sia parte di questo schema strategico di amplio respito. Tale piano sembra estremamente realistico ed ha portato il governo cinese a considerarlo un dato di fatto da tenere in considerazione

La Cina ha reagito prontamente a questo scenario che implica un singolo fornitore di ferro che tenta di monopolizzare il mercato. La prima azione è stata intrapresa dall’Associazione Cinese degli Armatori (CSA). La CSA voleva impedire che Vale consegnasse i suoi prodotti con questo tipo di vascelli.

Se l’azione della Cina sia parte di una più amplia strategia sarà certamente un punto su cui riflettere attentamente.
A seguito dell’intervento della CSA il governo cinese ha fatto un ulteriore passo avanti. Il ministro del commercio cinese ha dichiarato che ha vietato l’accesso dei vascelli “Valemax”, e di qualunque altra imbarcazione simile, per proteggere l’industria navale nazionale. Il crollo dei prezzi dei noli navali ha seriamente colpito il mercato di noli nazionale.

Gli interessi della Cina per il ferro non sono focalizzati solo sui fornitori stranieri. La domanda nazionale sta influenzando l’intera industria. Il mercato del ferro è previsto in lieve flessione nel 2012, tuttavia la Rio Tinto , la BHP Bilton e la Vale, i tre maggiori produttori del minerale, ritengono che il rallentamento sarà solo temporaneo.

Steve Randall, direttore dello Steel Index, ha dichiarato: “Il consenso è per un crollo di 10-15 dollari a tonnellata in media nel 2012 in un range di 150-160 dollari a tonnellata, con un elevata volatilità.” L’oscillazione del prezzo del ferro nel 2012 è dovuto alla Cina. La grande nazione asiatica sta valutando il futuro: le misure di restrinzione creditizie l’anno scorso hanno depresso la domanda di acciaio e di minerale ferroso. In novembre e dicembre la produzione cinese di acciaio è crollata con una variazione di circa 20 milioni di tonnellate in meno rispetto ai 700 milioni previsti per l’anno”. Si parla di circa 35 milioni di tonnellate di ferro in meno rispetto a quanto previsto” ha dichiarato Mr Randall, della Vale che, con Rio Tinto and BHP Billiton, sono i tre principlai produttori di ferro. Malgrado il rallentamento nella produzione di acciaio cinese gli ordini di ferro verso la cina non si sono indeboliti”. La produzione e i fatturati sono in linea e evidenziano la solidità del settore anche se l’incertezza economica continua a guidare i sentimenti a medio breve termine.” è stato dichiarato dalla Nomura in una nota.

La Cina ha recentamente inaugurato una piattaforma per il commercio del ferro, in modo da poter rafforzare la sua presenza nel definire il prezzo del metallo che, nel tempo, è stato spesso pesantemente influenzato dalle tre maggiori produttrici BHP, Rio e Vale. Il 16 gennaio la China Iron & Steel Association (CISA), la China Chamber of Commerce of Metals, Minerals & Chemicals Importer & Exporter e la China Bejing International Mining Exchange (CBMX) hanno unito le forze lanciando la prima piattaforma di trading del ferro.

È bene ricordare che il successo della nuova piattaforma dipenderà molto dalla partecipazione delle aziende produttrici di acciaio e dai trader. Al momento solo le aziende di acciao nazionali hanno deciso di partecipare al progetto. Le compagnie straniere sono state invitate. Tuttavia, al momento, le istituzioni finanziarie e le banche non saranno ammesse a partecipare, questo al fine di ridurre il rischio di speculazione.

L’indice del prezzo sarà determinato dalle transazioni nazionali e internazionali eseguite ai porti. Non è chiaro se in futuro la piattaforma valuterà di utilizzare anche derivati finanziari o rimanere legata solo al commercio spot del metallo. Wang, vice-presidente CISA, ha inoltre rivelato che i tre maggiori produttori di ferro – Vale, BHP Bilton e Rio Tinto – sono in discussione con i responsabili della piattaforma di trading.

Considerato questo scenario, supportato dalle dichiarazioni della CISA, sembra che la Cina stia crescendo in modo piu’ profondo e armonico, cercando di supportare il suo mercato interno di ferro. L’idea della “Cina che investe nella Cina” non è nuovo ai mercati. Negli ultimi anni il governo ha dichiarato che promuoverà numerosi progetti di ingenieria civile come ferrovie, strade e tutte le infrastrutture necessarie per queste reti di comunicazioni ( gallerie, ponti etc..) in modo da connettere le aree della costa con il cuore della nazione. Una sorta di “New Deal” in salsa maoista sta avendo luogo nel regno di mezzo. La Cina possiede le riserve di moneta straniera (in maggioranza dollari americani), una la popolazione in crescita, ha definito piani per “rilocalizzare”, nei prossimi 20 o 30 anni meta della popolazione rurale nelle aree urbane o sub urbane. Queste premesse giustificano una domanda di ferro-acciaio in crescita costante. Come scrissi in un precedente articolo, in Cina esistono interi quartieri e città di recente costruzione completamente disabitati. Se gli analisti occidentali continueranno a credere che la Cina agisca come una nazione, secondo i parametri occidentali, non coglieranno a pieno la, supposta, grande visione della Cina.
Per poter comprendere la Cina è obbligatorio pensare che questa nazione, e il suo governo comunista o meno, considera se stessa come un impero. Lo stesso impero che, guidato da un vero imperatore, nel 1440 dc ebbe la visione di permettere all’ammiraglio Zheng He di costruire e comandare la grande flotta imperiale (300 navi con imbarcati 28000 tra marinai, scienziati, mercanti etc..). La grande flotta esplorò vaste aree dell’oceano indiano e dell’oceano pacifico, creando stazioni commerciali sulle coste, trac ciando rotte commerciali marittime, e, si dice, scoprendo il lato Pacifico del nord America (questo elemento è ancora dibattuto). Nella lotta per il ferro, la parola “guerra” suona troppo aspra, la Cina agirà come un impero proteggendo i suoi confini, i suoi cittadini e promuovendo la crescita nazionale con l’obbiettivo, nei prossimi 10 anni, di emergere come potenza continentale. Solo il futuro ci dirà se la Vale, e conseguentemente il Brasile, troveranno una via comune per trattare con l’impero o sceglieranno una via meno conciliante. Considerando il crescente mercato latino americano, con i suoi cittadini desiderosi di comperare prodotti cinesi, e il regno di mezzo, interessato a riattivare le rotte commerciali dell’era imperiale per rafforzare il suo potere, la soluzione per la questione del ferro troverà la sua naturale, e molto probabilmente pacifica, soluzione.


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