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Il pulp al cinema: Cuore Selvaggio (di D. Lynch, 1990)
Creato il 04 aprile 2012 da Frank_romantico @Combinazione_CAnno 1990: la tivù americana viene sconvolta dalla messa in onda dell'episodio pilota di una nuova serie tivù, trasmessa dalla rete ABC e recante la firma di Mark Frost e del due volte candidato al premio Oscar David Lynch, uno dei più originali cineasti degli ultimi vent'anni di cinema americano.
La serie di cui parliamo è Twin Peaks, che inaugurò un tormentone a livello planetario ("Chi ha ucciso Laura Palmer?") e che portò per la prima volta sul piccolo schermo una tematica cara al suo ideatore: "Nulla è come sembra, l'apparente nasconde quasi sempre l'inimmaginabile".
Il telefilm, dopo un inizio folgorante, subì un sostanziale calo degli ascolti, soprattutto durante la messa in onda della seconda stagione che, pur mantenendosi su livelli molto alti, non mantiene le aspettative artistiche e qualitative della prima.
Il motivo non è difficilissimo da indovinare: con il passare del tempo David Lynch si era allontanato dalla serie (pur senza abbandonarla del tutto), sia per diverbi con la produzione che per portare avanti progetti personali: Industrial Symphony No. 1, del 1989, e Cuore Selvaggio, presentato al 43° Festival di Cannes (1990) dove vinse la Palma d'Oro come Miglior Film per giudizio insindacabile del presidente di giuria, Bernardo Bertolucci.
Wild at Heart è un film a metà strada tra il thriller e il road movie, condito da elementi onirici e da un gusto pop e fumettistico per la violenza. Partendo là dove era finito Velluto Blu, Lynch ci mostra un mondo non più velato dall'apparenza, dove l'insanità e la violenza esplodono coinvolgendo cose e persone, innocenti o colpevoli, vittime e carnefici.E' la storia di due amanti, Sailor Ripley (Nicolas Cage) e Lula Pace (Laura Dern), in fuga da Marietta Fortune, madre di lei (Diane Ladd), e da gli uomini che la donna ha sguinzagliato loro dietro: l'investigatore privato Johnnie Farragut (Harry Dean Stanton) e il gangster Marcelles Santos (J. E. Freeman), entrambi - vecchi e nuovi – amanti della donna.
Cuore Selvaggio è un viaggio on the road tra i desolati e splendidi scenari americani, fatti di boschi, deserti e piccoli paesi, di squallidi alberghetti dimenticati da Dio e discoteche dove il ballo somiglia ad un antico rito oscuro, proveniente da chissà quale mondo lontano e selvaggio.
Preannunciando il pulp ancor prima dell'uscita de Le Iene di Quentin Tarantino, è un escalation di violenza grottesca e di personaggi freak da letteratura (appunto) pulp.Ispirato al romanzo omonimo di Barry Gifford, è un ritratto (s)figurato fino all'eccesso dell'America tanto amata dal regista. Non a caso i personaggi di Sailor e Lula coincidono con due tra le maggiori icone della "mitologia" made in U.S.A.: Elvis Presley e Marilyn Monroe.
L'America di Lynch non è però una nazione di patrioti e famiglie felici stile Mulino Bianco. Tutti i personaggi, a partire dai due protagonisti, sono caricaturali ed estremi, quasi cartooneschi, sicuramente grotteschi.
E così Sailor/Elvis balla con una grazia selvaggia paragonabile a quella di un lottatore e Lula/Marilyn, dai biondi capelli cotonati e dai vestiti tanto succinti da essere inesistenti, fa la vamp di fronte al vecchio gestore nero di una pompa di benzina. Personaggi/simbolo caratterizzati con un gusto estetico kitch ma mai banali, anzi, di una sensibilità non comune, quasi potessero leggere il mondo che li circonda in maniera diversa dagli altri. E il loro viaggio in fondo non è altro che la fuga da un mondo violento che non sa che cosa voglia dire amare, regolato da un caso crudele che schiaccia l'essere umano privandolo della propria individualità. L'amore in fondo è l'unica cura ad una malattia sociale che trova le proprie radici nel passato di una nazione, nelle periferie di una realtà barbarica dove vige ancora la legge del più forte. Amare vuol dire cambiare le cose, trasformarle nel profondo, immergersi nel dolore solo per riemergerne purificati. Un amore che per quanto carnale non è mai sporco ma rimane sempre sincero e "vero" , più vero di qualunque altra cosa al mondo.
Intenzionato a rappresentare un viaggio formativo a metà strada tra la commedia dantesca e Il Mago di Oz (e disseminando innumerevoli citazioni del romanzo di Frank Baum), il cineasta si trovò a lottare con problemi tecnici tipici del cinema su strada (elemento che però ritroviamo, in percentuali minori, in altri suoi lavori, passati e futuri, fino ad arrivare al road movie lynchiano per eccellenza, Una Storia Vera). Questo rende Cuore Selvaggio un film minore rispetto ad altri capolavori ma non per questo un film meno profondo e riuscito, forse semplicemente "diverso", ancora immaturo.La bellezza d'altronde è nelle imperfezioni. Le musiche sono del solito Angelo Badalamenti, con l'inserto di Richard Strauss in I'm Abendrot, colonna sonora di una delle scene più belle del film, in cui Sailor e Lula, sull'orlo di una crisi di nervi perché sconvolti dall'inesauribile violenza che riscontrano nel mondo, prima ballano al ritmo forsennato di un pezzo rock e poi si abbracciano, dando fondo a tutto il loro l'amore.La fotografia di Frederick Elmes è sporca al punto giusto, quasi polverosa, cupa nelle scene notturne. Nelle scene d'amore invece, avvalendosi dell'effetto Light-Flex, appare quasi onirica. Il tutto si adatta perfettamente alle scenografie di Patricia Norris. Tra gli attori, alcune comparsate del cast di Twin Peaks: Grace Zabriskie, Sheryl Lee, Sherilyn Fenn, David Patrick Kelly. Isabella Rossellini e uno straordinario Willem Dafoe nel ruolo di Bobby Perù ("come la nazione") completano un cast di tutto rispetto per un film che nonostante le critiche, rimarrà sempre un punto di svolta nella cinematografia di Lynch e nella storia del cinema.
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