Il Punto disobbediente.
Signori della corte sono “il punto”.
Il mio dovere è chiudere il discorso
ed anche andare a capo all’occorrenza
ma ad una decisione sono giunto
spinto dall’onda amara del rimorso.
Vi chiedo di ascoltarmi con pazienza.
Non si può dire punto a capo e basta
dinnanzi a disperate mani tese,
a piedi nudi su terre bruciate,
ai privilegi di qualunque casta.
Non voglio più deludere le attese
di troppe voci a lungo soffocate.
Ci son parole che non hanno fine,
pagine intense che non so voltare
disobbediente allora io divento
poiché non posso metter un confine
a grida e gesti che non so fermare
che devono viaggiare insieme al vento.
Mi sembra giusto in certe circostanze
nel torbido torpore collettivo
che un mio fratello debba primeggiare
così che non sian perse le speranze
e questo “punto”, l’interrogativo,
piatti cervelli induca al ragionare.
Son pronto ad accettar le conseguenze
di questo mio rifiuto improvvisato.
Sapranno gli occhi grandi dei bambini
un giorno risvegliare le coscienze
in questo mondo mezz’addormentato?
Io chiudo il mio discorso coi puntini…