Il Punto sui Bleus – Non dire gatto se non ce l’hai nel Sakho

Creato il 20 novembre 2013 da Marco Santi Trombetta @MarcoSantiii

Già tutte le penne, virtuali e non, erano cariche a molla, pronte per buttar giù righe e righe sulla disfatta della Francia. “Non ribalteranno mai il 2-0″, dicevano i più alla vigilia del ritorno dei playoff con l’Ucraina. E come dargli torto. Aspettarsi un’impresa storica, mai riuscita a nessuno, da questa nazionale divisa, senza un leader, senza carattere e a tratti anche senza un gioco, era impossibile. A Kiev si festeggiava già…

Sakho, l’eroe a sorpresa

Ma… com’è che si dice? Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. O meglio, nel ‘Sakho‘. L’Ucraina arriva allo Stade de France forse eccessivamente rilassata. La Francia, invece, è affamata come non mai e trova in Mamadou Sakho – che all’andata non aveva giocato per far spazio ad un inguardabile Koscielny – l’eroe a sorpresa. Il difensore centrale del Liverpool apre e chiude i giochi, aiutando il povero Gusev ad infilare nella propria porta il pallone del 3-0.

E stavolta non c’è stato bisogno di Henry che dà una mano o dei presunti aiuti di Platini. I Galletti hanno uscito gli artigli, capito di poter essere finalmente una squadra. Certo ci si può appigliare al fatto che il 2-0 di Benzema era da annullare, ma come allo stesso modo era da convalidare quello che il ritrovato numero 10 dei Bleus aveva siglato poco prima.

Perchè il pass per il Brasile ha anche la sua firma: criticato e giustamente bistrattato, l’attaccante del Real Madrid ha risposto presente nel momento più importante, dando il via a quella che ‘Marca’ ha definito “la rivoluzione francese”.

Tutta la gioia dei Galletti

Una rivoluzione partita da Deschamps, che in 90 minuti è passato da sicuro esonerato a riconfermato fino al 2016. All’inizio del suo mandato Didì l’aveva detto: “Se non porto la squadra in Brasile, mi dimetto”.  Di momenti difficili ne ha passati e ancora deve sicuramente far capire al gruppo che il leader massimo è lui, ma l’impresa dello Stade de France lo ha portato ad un livello superiore. E’ stato infatti il primo ct a far giocare la Francia con rabbia, grinta, tutti per uno e uno per tutti, citando i connazionali ‘tre moschettieri’.

Il 4-3-3 è al momento il modulo perfetto per far girare al massimo i Bleus. La coppia centrale Sakho-Varane è quella che dà più garanzie, senza dimenticare un’alternativa di lusso come Abidal. Da scartare Koscielny, eterna promessa mai mantenuta. In mezzo al campo il terzetto Matuidi-Pogba-Cabaye è tra i più qualitativi al mondo, davanti il tridente Ribery-Valbuena-Benzema può essere devastante se gioca con l’intensità e la convinzione messe in mostra contro l’Ucraina.

Lo diciamo da sempre: la Francia è una nazionale che può ambire al Mondiale. A patto che sia una SQUADRA (occorre scriverlo maiuscolo), un gruppo, un collettivo di giocatori che giocano insieme non solo perchè un commissario tecnico li ha ‘costretti’. La pagina di storia scritta ieri allo Stade de France può aprire un nuovo capitolo.

L’abbraccio di Evra con i tifosi

“E’ stato ristabilito un forte legame con il pubblico”, ha spiegato Varane. Anche uno giovane come lui sa l’importanza di essere un tutt’uno con la gente che ti sostiene. “Ci siamo sentiti aiutati, dall’inizio alla fine”, sottolinea ancora il difensore del Real Madrid. L’abbraccio di Evra, a fine partita, con i supporters sugli spalti è la classica unione che fa la forza. Tutti volevano vedere la vera Francia: giocatori, addetti ai lavori e tifosi. E’ così è stato.

20 anni dopo i Bleus hanno rischiato di non partecipare nuovamente al Mondiale. Un addio al Brasile sarebbe stato il colpo di grazia per una nazionale agonizzante dopo Kiev. Forse ci si aspettava che anche i giocatori non vedevano l’ora di ‘farla finita’, invece dopo aver toccato il fondo si sono rialzati e con loro una nazione intera.  “Provoque le destin”, recita lo slogan di presentazione delle nuove maglie. Il destino, un fattore mai da sottovalutare.

“Tanti non credevano che ce la potessimo fare”. E invece la Francia ce l’ha fatta. Questo perchè, come insegna il buon Trapattoni, non bisogna mai dire gatto se non ce l’hai nel Sakho…

Marco Trombetta



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