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Il punto sulla serie A: 23° giornata.

Creato il 04 febbraio 2013 da Maurocanavese @Maurone
(Mario Balotelli, torna a fare quello che sa fare meglio: il gol)

(Mario Balotelli, torna a fare quello che sa fare meglio: il gol)

Se Berlusconi sarà eletto presidente, nel primo consiglio dei ministri varerà una legge che restituirà i rigori all’Udinese. Forse. Battute a parte, è stato un peccato che una bella partita come Milan-Udinese sia stata decisa dall’assegnazione di un rigore inesistente, per giunta al 94’. Doveva essere la partita del ritorno in Italia di Balotelli, ed in fondo lo è anche stata. L’ex attaccante del Manchester City ha segnato, rigore compreso, una doppietta, ma ha anche fornito una prestazione di grande spessore, soprattutto lasciando intendere un grande feeling sia con El Shaarawy, autore dell’assist per il primo gol di Mario, sia con Niang, tanto che con quest’ultimo sembrano per giunta gemelli separati alla nascita ed è obiettivamente difficili riconoscerli in campo se non per il numero di maglia; urge, per cui, che almeno uno dei due si faccia biondo. Ma è stata l’intera prestazione dei rossoneri di grande consistenza tecnica, con una fluidità di gioco vista in non molte altre occasioni in questa stagione. L’Udinese ha pensato più che altro a difendere e provare a fare danni in contropiede, riuscendoci al 55’, con Pinzi, in quella che per altro è stato il loro unico tiro in porta, sfruttando una certa opacità calata sugli avversari in quel frangente di partita. I cambi hanno poi ridato smalto al Milan, che però ha dovuto aspettare l’errore dell’arbitro Valeri per fare sua la partita.

Comunque i tre punti incamerati ieri hanno permesso alla banda di Allegri di agganciare, al quarto posto in classifica, l’Inter, pesantemente sconfitta a Siena per 3 a 1. I toscani hanno dimostrato due cose: la prima che pur all’ultimo posto in classifica venderanno cara la pelle e si giocheranno la permanenza in serie A fino all’ultimo, la seconda è che comunque sono la bestia nera dei nerazzuri in questa stagione. L’Inter ha presentato subito in campo i suoi nuovi acquisti Kuzmanovic e Schelotto, sostituito poi nel secondo tempo dall’altro colpo di mercato Kovacic, ma nonostante un forcing iniziale è stata punita dallo sconosciuto Emeghara e da un gran gol di Sestu, in mezzo il fortunoso pareggio di Cassano. Il rigore di Rosina nel secondo tempo, per fallo di Chivu su uno scatenato Emeghara, chiude un match che i milanesi hanno giocato con imprecisione e poco vigore atletico. E così il progetto di Stramaccioni entra in crisi, urgeranno perciò nuovi cambi di assetto, ma per lo scudetto ormai non ci sono più speranze, i 12 punti da colmare con la vetta sono troppi.

Infatti la Juventus ritrova, contro il Chievo, i tre punti ed anche quella compattezza e quella serenità agonistica che nelle ultime partite erano mancate, match perso contro la Lazio in Coppa Italia compresa. Certo qualche rischio i bianconeri l’hanno corso contro i gialloblù, che sotto nel primo tempo per i gol di Matri e Lichtsteiner (servito da un bel tocco di tacco di Giovinco in area) hanno riaperto la partita con Thereau a inizio ripresa. Ma in sostanza la prestazione globale degli juventini è stata positiva contando le assenze di Bonucci, Chiellini e Vucinic. Ad esser maliziosi ci si potrebbe chiedere se il nervosismo palesato ultimamente non fosse da attribuire alla verve di Conte, sostituito in pachina ieri, vista la squalifica, dal più compassato Alessio.

A tenere il passo della capolista c’è solo il Napoli, che regola 2 a 0 l’insidioso Catania con gol di Hamsik e Paolo Cannavaro; ma è stato soprattutto lo slovacco a trascinare i compagni alla vittoria con accelerazioni che hanno stordito gli avversari e non disdegnando nè la conclusione vincente né l’assist. Continuo a pensare che i partenopei non abbiamo un organico da scudetto, ma il fatto che siano al secondo posto a sole tre lunghezze dalla Juve è un capolavoro di abnegazione sul lavoro targato Mazzarri, che ha simpatia di un mal di denti, ma che è obiettivamente uno dei migliori tecnici sulla piazza.

Intanto la Lazio si fa sorprendere a Genova dai rossoblù locali che nel primo tempo, giocato in modo compatto e grintoso, gelano con Borriello e Bertolacci, per altro due ex romanisti, la squadra di Petkovic, apparsa stanca e poco lucida. I biancocelesti rientrano nel secondo tempo in partita grazie a Floccari e Mauri, che realizza un dubbio rigore, ma poi ci pensa Marco Rigoni, all’esordio con la gloriosa maglia del Grifone, a incornare di testa al 93’ il gol partita. Ballardini così porta al quart’ultimo posto i suoi uomini, e il Genoa è davvero tutt’altra squadra da quella impotente e fastidiosa che fino a due settimane fa era guidata da Delneri, ora invece Kucka e Matuzalem guidano alla grande la manovra genoana e lo spettacolo del primo tempo è lì a testimoniarlo. Certo, qualcosa è ancora da sistemare, sennò la Lazio non avrebbe riaperto la partita, ma il cuore rossoblù è ancora palpitante e questo è un gran bene per i tifosi fino a un paio di settimane fa sul piede di guerra contro la squadra.

Torna alla vittoria anche la Fiorentina grazie ad una prova maiuscola in attacco, dove un ispiratissimo Cuadrado mette lo zampino nei gol di Toni e Jovetic, con cui i viola stendono il Parma, nonostante un funambolico Biabiany provi in tutti i modi a mettere i compagni nella condizione di fare gol. Ma Viviano bagna il suo ritorno tra i titolari con almeno tre parate strepitose e così anche per Montella questo 2013 torna a sorridere, tanto che la coppia delle milanesi dista solo un punticino dai toscani, intenzionati a fare tutto quello che è necessario per non farsi scappare il treno per l’Europa.

Tanto più che la Roma nella serata di venerdì perde la partita contro un Cagliari corsaro che si limita a sfruttare i macroscopici errori dei giallorossi. La sconfitta è costata definitivamente la panchina a Zeman, esonerato, nel dispiacere generale. Ma una squadra che ha il 60% di controllo palla e prende 4 gol in casa ha bisogno di una scossa e Zeman non è riuscito, anche perché supportato malissimo dalla dirigenza (incapace dopo tre giorni persino a trovare un sostituto per la guida tecnica), a dare continuità ad una gruppo di giocatori che è parso non capire (ed anche non voler capire) mai troppo in fondo i suoi schemi. Forse l’ambiente di una grande squadra non è l’ecosistema più adatto per quello che il tecnico boemo pretende da chi gli sta intorno; forse quello che io ho definito la settimana scorsa come l’unico grande visionario di questo sport è in grado di saper allenare, più che altro, dove non ci sono grosse pretese, dove il tifo è meno richiedente e lui può dedicarsi al suo spettacolo, dando anche la possibilità a molti giovani di mettersi in mostra. Intanto il duo Lopez-Pulga torna in Sardegna con uno scalpo prestigioso e tre punti d’oro nella corsa alla salvezza.

Salvezza che si fa difficile per il Palermo, ora ultimo col Siena, sconfitta da un’Atalanta, che prima soffre la verve dei rosanero farciti di giocatori esordienti, e poi li regola con prepotenza, grazie ai gol di Carmona e Denis nella ripresa, che battono un Sorrentino che nulla può; poi nel finale è Nelson a segnare il gol della bandiera, ma anche per Gasperini l’ombra dell’esonero è più che mai ben concreta, nonostante il gran lavoro fatto in settimana per far entrare Boselli, Fabbrini, Nelson, Formica a Faurlin subito negli schemi della squadra. I bergamaschi invece prendono quella boccata d’aria che gli permette di agganciare il tredicesimo posto e vivere un briciolo più sereni in settimana.

Infine il Bologna batte il Pescara in un match molto difficile e spigoloso, dove gli abruzzesi vanno due volte in vantaggio con due rigori procurati da Weiss in modo furbesco, lo slovacco segna il primo e lascia il secondo al piede di D’Agostino al primo gol in maglia biancoceleste, in mezzo un altro rigore, trasformato dai rossoblù grazie a Diamanti, nel secondo tempo poi l’incornata di Gilardino e un’acrobazia di Kone danno la vittoria al team di Pioli, ormai in ripresa di risultati, e sanciscono la quarta sconfitta consecutiva degli abruzzesi ora terz’ultimi e in profonda crisi nonostante i diversi volti nuovi che il mercato ha portato in dote.



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