Il qatar appoggerebbe un intervento militare in siria
Creato il 15 gennaio 2012 da Madyur
L’emiro del Qatar è il primo leader arabo a suggerire che l’invio di
truppe in Siria sia la soluzione per porre fine alle violenze che hanno travolto il Paese. Alla domanda della tv americana
Cbs se sia a favore di un intervento dei Paesi arabi in Siria, lo
sceicco ha replicato: «Alcune truppe
dovrebbero essere inviate per porre fine alle uccisioni».
Il Qatar ha appoggiato le rivolte della Primavera araba con la
sua tv Al Jazeera, che ha fatto da cassa di risonanza alle proteste , ha
inviato i caccia in Libia per la no-fly zone della Nato e finanziato e
addestrato i ribelli affiancandoli con «consiglieri militari». Quanto
alla Siria, da mesi è tra i vicini più critici del presidente Assad, del
quale pure si definiva un «amico». Doha ha ritirato l’ambasciatore da
Damasco già in estate e, nella Lega araba divisa, ha portato avanti il
«piano di pace» in Siria, con l’invio di 165 osservatori il 26 dicembre.
Faranno rapporto il 19 gennaio, ma l’Onu ha già valutato che
dall’inizio della missione – criticata come una «farsa» da uno degli
stessi osservatori - la violenza è aumentata: 400 morti si sono aggiunti
a una stima di oltre 5.000 da marzo. Washington ha espresso
preoccupazione per una recente visita di un leader dei Pasdaran a Damasco, «la
prova più forte finora» secondo un funzionario Usa che l’Iran aiuti
militarmente la repressione, un’accusa che Teheran nega.
L’emiro non ha specificato come usare eventuali «truppe arabe».
L’opposizione siriana e i disertori dell’esercito di Assad che hanno
formato la Free Syrian Army, con rifugi ai confini con Turchia e Libano, chiedono da mesi la creazione di una no-fly zone
stile-Bengasi. Ma la Lega Araba finora è stata cauta. L’Iran e
l’Hezbollah, alleati di Assad, intanto, sottolineano che la soluzione va
cercata nel «dialogo» tra Assad e l’opposizione. All’Onu, Cina e la
Russia hanno bloccato finora ogni azione.
Nel «vuoto di potere», il minuscolo e ricchissimo Qatar è emerso
come leader influente – non senza suscitare sospetti. Se i media
pro-Assad dipingono l’emiro come un lacché degli americani, in Occidente
c’è chi l’accusa di promuovere «un’agenda islamica», per via di aiuti
preferenziali ai gruppi islamici in Libia e buoni rapporti coi nuovi
partiti al potere nella regione, da Ennahda in Tunisia ai Fratelli
musulmani in Egitto. C’è pure chi sottolinea l’ambiguità di ospitare
basi Usa e avere rapporti con l’Iran.
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