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Il quadro del 1600 del Prelato Noaro di Isolabona.

Creato il 20 dicembre 2011 da Gturs
Parlare di storia non è cosa semplice, raccontare la storia mediante scrittura  lo trovo alquanto difficile ma contemporaneamente affascinante. Quello che cerco di fare con questo blog è quello di raccontare ciò che appartiene alla memoria storica del nostro Borgo, lo faccio a volte riscontrando notevoli difficoltà. La maggior parte della storia è conosciuta ai più, alcuni "tasselli" invece mancano ma non per questo destinati a restare sconosciuti. Oggi vi voglio rendere partecipi di quanto, anche grazie ad un pizzico di fortuna, non andrà più perduto. 
Chi conosce il nostro territorio sa che è ricco di chiese, chiesette, cappelle private e pubbliche. Che la società civile di  Isolabona tra il 1600,700 e 800 era composta da Notabili molto devoti è cosa risaputa, di loro si conoscono alcuni nomi, a volte sono legati a fatti onorevoli altre invece a "birbanterie"; di questo dobbiamo ringraziare Giò Antonio Cane e suo figlio Francesco che ci hanno lasciato due manoscritti di indubbia importanza, ma i loro volti? Qualcuno potrebbe essere stato ritratto nella pittura muraria presente nella chiesa di Nostra Signora delle Grazie ma sono solo supposizioni. Domenica ho concluso il mio post dicendovi che presto avrei pubblicato il volto del Prelato Noaro, colui che fu il proprietario della casa in piazza Martiri e il committente della cappella privata dedicata a Sant'Antonio. La fortuna di conoscere uno studioso di araldica e soprattutto restauratore di opere antiche, ha giocato in mio favore. Sono quasi due anni che posseggo queste informazioni oggi le pubblico anche perché si tratta dell'unica immagine rimasta del quadro risalente al 1600. 

Il quadro del 1600 del Prelato Noaro di Isolabona.

Quadro in fase di restauro


La fotografia fu scattata circa una decina di anni fa quando l'artista Barbadirame fu incaricato dai proprietari di effettuare un restauro atto a ripulire la tela. Gli esperti che visionarono il quadro lo attribuirono con molte probabilità a Giovanni Battista Casoni, un artista ligure che nella zona di Ventimiglia lavorò molto e ritrasse molti esponenti del Clero, leggi qui
Il quadro del 1600 del Prelato Noaro di Isolabona.
Il Prelato Noaro

Il quadro del 1600 del Prelato Noaro di Isolabona.

Lo stemma dei Noaro

La famiglia dei Noaro del ramo di Dolceacqua e Bordighera sono oggetto di studio da parte di Franck Vigliani. Non lo è stato, fino ad ora, quello di Isolabona ma non è detto che non lo diventi svelandoci una parte di storia di questo luogo ancora sconosciuta. L'unico rammarico è aver scoperto che questo dipinto del 1600 è andato perduto, un dipinto molto probabilmente attribuito a un importantissimo esponente della pittura ligure.
Giovanni Battista Casoni Lerici (La Sp) 1610 – Genova 1686Nativo di Lerici nel Levante ligure, Giovanni Battista Casoni (o Casone) si spostò a Genova nel 1634. Sposatosi con una sorella di Domenico Fiasella, a sua volta originario di Sarzana, ne diviene oltre che cognato anche fedele allievo e assiduo collaboratore. Dal maestro egli apprese la capacità  di dipingere favole mitologiche e raccontare momenti di intensa religiosità , spesso in chiave domestica come nella tela che qui si presenta. Particolarmente congeniale al pittore furono le scene a luce artificiale e i cosiddetti "notturni" che sulla scia di un caravaggismo di seconda generazione continuava a riscuotere grande successo presso la committenza privata locale. Lo studio sul gioco delle luci artificiali hanno interessano il Casoni fin dagli esordi, come si può constatare dalla sua prima opera certa, ossia la grande tela con la cena in Emmaus del convento della Santissima Annunziata di Levanto, firmata e datata 1641. Egli ripercorre cioè fin da subito, anche attraverso il suo maestro, le tappe della ricerca avviata dalle pionieristiche prove di Luca Cambiaso, poi messa a punto da Caravaggio e divulgata dai suoi numerosi seguaci italiani e nordici. Uno dei temi maggiormente replicati per tele da stanza dal Fiasella è proprio quello della Natività . Le numerose redazioni del Sarzana, per lo più eseguite nel periodo romano ossia agli esordi della sua carriera nella seconda metà  del primo decennio fino al 1616, anno in cui giunge a Genova, sono fortemente suggestionate dal caravaggismo nordico di Gherardo delle Notti, ma sempre saldamente ancorate a un impianto disegnativo che il Casoni invece via via abbandona, nello sfaldarsi della materia sotto l'impulso di una pennellata più materica e vibrante nell'atmosfera, indice anche di una contaminazione del naturalismo di Luciano Borzone che si fa sentire fin a subito, ma vieppiù nella maturità  del Casoni. In questa prova il pittore resta fedele fino al modello del suo maestro, che riprende con diligenza e senza invenzioni compositive, ma adotta una pennellata più morbida e sfaldata, così da poterla datare abbastanza avanti, e forse addirittura dopo la morte del maestro (1669), anche in considerazione del fatto che ne riprende esattamente un modulo di grande fortuna. Anna Orlando Bibliografia di riferimento: A. Devitini, All'ombra del Fiasella: l'attività  artistica di Giambattista Casoni, in P. Donati, Domenico Fiasella , La Spezia 2008, pp. 141-165 Informazioni reperite qui
         

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