Il quinto figlio è un romanzo tenebroso.
Doris Lessing scrive e racconta della natura selvaggia del genere umano; in alcune delle sue opere lo fa in maniera più esplicita, in altre meno.
Il fatto che messo alle strette e in condizioni di particolare tensione e bisogno, l’uomo riveli la sua vera natura di animale, un animale sì evoluto, ma pur sempre animale, è cosa abbastanza palese nel pensiero della Lessing.
In fondo non è poi neanche così sorprendente e nemmeno lontano dal vero.
La costruzione e l’organizzazione di una società che si vuole definire più o meno civile, reca in sé allo stesso tempo un qualcosa di protettivo e rassicurante.
Quasi come il coperchio di una pentola a pressione: la sua funzione principale è quella di mantenere le condizioni ottimali all’interno, in maniera che gli alimenti possano cuocersi nel modo migliore possibile.
Nello stesso tempo però il coperchio assolve anche alla funzione di scudo a protezione di chi si aggira nei paraggi.
Utilizzando la metafora della pentola a pressione, la società può essere paragonata ad un coperchio; anch’essa infatti svolge quella duplice funzione: da un lato elevare la qualità degli individui in maniera che possano diventare più “civili” e conformi ad uno stile di vita pubblico, dall’altro proteggere la società stessa formando meno “selvaggi” possibile.
Sintetizzando il pensiero della Lessing, quando le cose non funzionano come dovrebbero, l’uomo perde il suo stato di civilizzato e torna ad essere l’animale che era in origine e quindi assume comportamenti tipici della società animale a dispetto di tutta l’educazione che possa aver acquisito nel corso di svariati anni, tornando al ruolo più “crudo” e istintivo.
In altre parole, se per qualche motivo il coperchio si solleva, l’uomo torna a mostrare la sua vera natura.
Entrando nel dettaglio del nostro libro scopriamo che Il quinto figlio tratta di una guerra di idee tra Harriett e David, i due genitori protagonisti.
Si tratta dell’eterno dilemma tra il bene di ciascun individuo e il bene della comunità a discapito del singolo; il tutto mai affrontato in tempo utile, ma solamente quando le situazioni sono ormai diventate troppo pesanti per essere analizzate a mente serena.
Ecco allora che la nascita di quello strano quinto figlio va a rompere l’idillio da sempre esistente nella coppia che con determinazione aveva fatto della felicità il proprio progetto di vita.
Un libro che si legge velocemente anche perchè la trama invoglia il lettore a continuare pagina dopo pagina con uno stato di ansia che aumenta sempre più in attesa della conclusione che non vuole saperne di arrivare.
Tenebroso mi sembra l’aggettivo più corretto per questo romanzo.