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Scrivo: una fiaba. E subito si penserà a qualcosa di infantile, di magia a buon mercato, di eroi senza macchia e paura, di fate. Ma in realtà ( o perlomeno nella mia realtà e pensiero) codesto genere ha sempre parlato agli adulti, affidandosi ai bambini. Certo sono loro che ce lo chiedono, ma nella lettura sono gli adulti che si rivedono nei re, negli orchi e così via. Quindi non è svilente, non è un insulto definire in questo termine il film ( e forse anche il libro ma non l'ho letto e non mi sbilancio)
E di cosa parla? Tre racconti , sapientemente intrecciati tra di loro dando un senso di continuità e affinità che a me è piaciuto molto e che reputo sia la chiave migliore per il messaggio del film, basati sui desideri più comuni e anche più furiosi, implacabili, violenti, che esseri umani possano avere.
Ecco: esseri umani. Pur in un contesto sospeso tra meraviglia e realtà, quelli che vediamo sullo schermo sono uomini e donne che potremmo incontrare anche nella nostra vita. Donne ossessionate dalla maternità e poi madre ossessionanti nei confronti dei figlioli, donne che aspirano all'eterna giovinezza e che per esse sono disposte a farsi scorticare (simbolicamente oggi nell'epoca degli interventi chirurgici) e uomini: infantili, ombrosi come orchi, donnaioli ridicoli terrorizzati dalla vecchiaia
Come se la precarietà della vita entrasse nelle immagini (splendide e folgoranti nella loro assoluta bellezza) e nel contesto assolutamente di genere.
Si riflette dunque durante la visione di codesto film. Lo sguardo del regista c'è, è presente, come i suoi temi, le sue ossessioni. E noi non possiamo che arrenderci al suo volere. Ci lasciamo commuovere ( la morte della pulce, l'amicizia profonda fra il principe e un suo servo due gocce d'acqua figli di un cuor di drago, la morte di un orco) terrorizzare ( sono stato malissimo per tutta la vicenda dello scorticamento malissimo davvero) affascinare ( i titoli di coda meravigliosi e le potenti immagini delle bellezze paesaggistiche locali) sicché parliamo di opera-cinema completa e assoluta. Il ritmo lento ( ma non noioso come i vocianti e scrivani potrebbero dire) aumenta l'atmosfera rarefatta e la sospensione tra il confine dei sogni e del fiabesco e la cruda verità. Gli affetti speciali, qui, contano di più degli effetti speciali. Perché queste storie parlano della nostra sofferenza, del nostro mal di vivere, per ragioni anche e sopratutto buonissime, ma che diventando ossessioni perdono quel senso di affetto e apertura verso l'altro e il mondo e si trasformano in prigioni.
Nessuno dei personaggi infatti è libero: tutti soffrono di solitudini, di dolori privati che li imprigionano e tengono lontani l'un dall'altro. Nel mostruoso vi è traccia di umanità, l'orco, ma non viene compreso perché non corrisponde all'idea meccanica dell'amore e non a quella che è il suo elemento più inaspettato. Non ho mai visto tre re e uomini così dispersi: uno perisce per il desiderio della moglie e non vi rimane ricordo alcuno, l'altro senza regina è un donnaiolo idiota e vittima dei suoi impulsi, il terzo è un re bambino forse il più "puro" ma anche lui incapace di comprendere la figlia.
Ecco: un film doloroso, pessimista, che restituisce alla fiaba e al genere il suo elemento morale, di condanna delle derive umane
Ma sopratutto una pellicola imperdibile .
E io non posso che gioire per il tanto maltrattato cinema italiano.
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