GEOGRAFIE DELL'INQUIETUDINEPiccolo saggio sul racconto fantasticoQuando mi chiedono dove trovo l'ispirazione per scrivere racconti fantastici, io rispondo sempre: "Nelle piccole cose quotidiane". E qualcuno mi guarda male. "Ma come? - replicano - Tu davvero vedi fantasmi, incontri angeli e demoni, frequenti alberghi stregati e cliniche inquietanti? Tu hai conosciuto santi e criminali, profeti e assassini, hai ascoltato animali parlanti e viaggiato nel tempo?"Potrei rispondere di sì, e tutti sarebbero contenti. Ma la realtà è ancora più semplice, e forse - come quando si svela il trucco di un gioco di prestigio - deludente.Ecco come stanno le cose.Un racconto fantastico è tanto più tale, quando nasce dal contrasto tra l'ordinarietà del luogo in cui si svolge l'azione, e la straordinarietà dell'evento narrato. Se scrivo una storia ambientata in un castello medievale o in una villa settecentesca, o in una palazzina vicina a un cimitero, dopo poche pagine il lettore capirà che sta per entrare in scena un fantasma.Ma se il racconto è ambientato in un ospedale, una fabbrica, una casa normalissima come quelle in cui - bene o male - abitiamo tutti, il lettore rimarrà "davvero" sorpreso non appena accade qualcosa di straordinario. Perché - diciamocelo pure - cosa può esserci di così straordinario, di drammatico, di inquieto, in un ospedale, in una fabbrica, o in casa mia? Una morte misteriosa in ospedale? Sì, se la vittima è un medico o un infermiere, e non uno dei ricoverati. Ma ancora più straordinaria sarebbe una clinica in cui per una settimana, un mese, un anno, non morisse nessuno. C'è un misterioso guaritore che si aggira per le corsie? Un messaggero celeste incaricato di proteggere i ricoverati? Un elisir di lunga vita somministrato insieme alle medicine?Cosa può esserci di straordinario in una fabbrica? Forse - soprattutto di questi tempi - il fatto che i lavoratori vengano regolarmente pagati ogni mese. Ma pensiamo a un'azienda che produce bambole meccaniche, inscatolate ogni giorno e inviate in tutto il mondo. E se a un certo punto le bambole si animassero e prendessero il posto degli operai, li facessero a pezzi e li mettessero nelle confezioni? Cosa può avvenire di così inquietante a casa mia? Magari il fatto che per almeno un giorno non telefonasse nessuno per cercare di convincermi a installare pannelli fotovoltaici o cambiare gestore di telefono, luce, gas. Questo sì che sarebbe fantastico.Oppure potrei tornare a casa in una sera di nebbia, e accorgermi troppo tardi di aver sbagliato strada ed essere finito in una casa in tutto e per tutto simile alla mia, ma con la moglie, i figli, il cane e il gatto di un altro. Solo che io mi accorgerei subito di aver sbagliato casa. Ma loro no. E questa sarebbe davvero la cosa più inquietante. Ecco allora che il racconto fantastico diventa tale nel momento in cui i luoghi in cui viviamo ogni giorno prendono un altro significato, rivestono un'altra funzione. Si entra insomma in un'altra dimensione, dove la nebbia non è solo un fattore meteorologico, ma diventa un simbolo di quelle "geografie dell'inquietudine" che caratterizzano il viaggio più misterioso che un uomo possa intraprendere. Quello all'interno della propria anima. Quindi, fate attenzione quando tornate a casa la sera. Anzi: Fate, attenzione quando tornate a casa la sera.
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GEOGRAFIE DELL'INQUIETUDINEPiccolo saggio sul racconto fantasticoQuando mi chiedono dove trovo l'ispirazione per scrivere racconti fantastici, io rispondo sempre: "Nelle piccole cose quotidiane". E qualcuno mi guarda male. "Ma come? - replicano - Tu davvero vedi fantasmi, incontri angeli e demoni, frequenti alberghi stregati e cliniche inquietanti? Tu hai conosciuto santi e criminali, profeti e assassini, hai ascoltato animali parlanti e viaggiato nel tempo?"Potrei rispondere di sì, e tutti sarebbero contenti. Ma la realtà è ancora più semplice, e forse - come quando si svela il trucco di un gioco di prestigio - deludente.Ecco come stanno le cose.Un racconto fantastico è tanto più tale, quando nasce dal contrasto tra l'ordinarietà del luogo in cui si svolge l'azione, e la straordinarietà dell'evento narrato. Se scrivo una storia ambientata in un castello medievale o in una villa settecentesca, o in una palazzina vicina a un cimitero, dopo poche pagine il lettore capirà che sta per entrare in scena un fantasma.Ma se il racconto è ambientato in un ospedale, una fabbrica, una casa normalissima come quelle in cui - bene o male - abitiamo tutti, il lettore rimarrà "davvero" sorpreso non appena accade qualcosa di straordinario. Perché - diciamocelo pure - cosa può esserci di così straordinario, di drammatico, di inquieto, in un ospedale, in una fabbrica, o in casa mia? Una morte misteriosa in ospedale? Sì, se la vittima è un medico o un infermiere, e non uno dei ricoverati. Ma ancora più straordinaria sarebbe una clinica in cui per una settimana, un mese, un anno, non morisse nessuno. C'è un misterioso guaritore che si aggira per le corsie? Un messaggero celeste incaricato di proteggere i ricoverati? Un elisir di lunga vita somministrato insieme alle medicine?Cosa può esserci di straordinario in una fabbrica? Forse - soprattutto di questi tempi - il fatto che i lavoratori vengano regolarmente pagati ogni mese. Ma pensiamo a un'azienda che produce bambole meccaniche, inscatolate ogni giorno e inviate in tutto il mondo. E se a un certo punto le bambole si animassero e prendessero il posto degli operai, li facessero a pezzi e li mettessero nelle confezioni? Cosa può avvenire di così inquietante a casa mia? Magari il fatto che per almeno un giorno non telefonasse nessuno per cercare di convincermi a installare pannelli fotovoltaici o cambiare gestore di telefono, luce, gas. Questo sì che sarebbe fantastico.Oppure potrei tornare a casa in una sera di nebbia, e accorgermi troppo tardi di aver sbagliato strada ed essere finito in una casa in tutto e per tutto simile alla mia, ma con la moglie, i figli, il cane e il gatto di un altro. Solo che io mi accorgerei subito di aver sbagliato casa. Ma loro no. E questa sarebbe davvero la cosa più inquietante. Ecco allora che il racconto fantastico diventa tale nel momento in cui i luoghi in cui viviamo ogni giorno prendono un altro significato, rivestono un'altra funzione. Si entra insomma in un'altra dimensione, dove la nebbia non è solo un fattore meteorologico, ma diventa un simbolo di quelle "geografie dell'inquietudine" che caratterizzano il viaggio più misterioso che un uomo possa intraprendere. Quello all'interno della propria anima. Quindi, fate attenzione quando tornate a casa la sera. Anzi: Fate, attenzione quando tornate a casa la sera.
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