Il ragazzo invisibile
Creato il 02 gennaio 2015 da Veripaccheri
Il ragazzo invisibile
di Gabriele Salvatores
con Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio
Italia, Francia 2014
genere, fantastico
durata, 100,
Molto ci sarebbe
da dire sul cinema di Gabriele Salvatores, e questo in tempi di assoluto
relativismo e' già un bene di per sè. Nella fattispecie quello che qui
maggiormente interessa è l'intelligenza con cui il regista milanese
continua a esplorare il cinema di genere e ancora, lo spirito
imprenditoriale di una serie di produzioni pensate per un mercato sempre
più internazionale. Tendenze che Salvatores ha saputo mettere a frutto
nel corso del tempo, dapprima sabotando la struttura narrativa con
soluzioni visive quanto mai ardite e ricercate ("Nirvana" ma soprattutto
"Denti"), e poi ricomponendola in un equilibrio di spinte diverse,
quasi sempre slegte dalla realtà contingente, e connesse con una voglia
di fuga (il tema principale dei film che lo hanno reso famoso) che il
regista milanese ha in parte lasciato all'interno delle storie trattate
(pensiamo per esempio all'ultimo "Educazione Siberiana", ambientato
nell'ex Unione Sovietica), in parte trasferito in logiche produttive
sempre più avulse dal sistema autoctono.
"Il ragazzo invisibile" risponde in pieno al pedigree
appena descritto, non solo nella scelta della materia trattatata - il
fantastico, declinato secondo il genere più in voga del momento e cioè
quello degli hero movies -, ma piucchealttro nella pulsione
centrifuga insita nel tema dell'invisibilità. Potere che è allo stesso
tempo metafora esistenziale connessa con la condizione del giovane
protagonista e con il suo sentirsi sconosciuto al mondo che lo circonda -
alla madre come pure ai compagni di scuola che non lo considerano e lo
prendono in giro -, e, contemporaneamente, modalità che egli usa per
farsi spettatore esterno a esso; presente ma al tempo stesso estraneo.
In più e qui entra in scena la parte più autoriale del regista, la
riproposizione di un universo adolescenziale (vero e proprio must
della seconda parte di carriera) caratterizzato dalla assenza reale (è
questo è il nostro caso), o metaforica, della figura paterna e di
conseguenza di quel senso di profonda solitudine che pervade questo come
altri film che Salvatores ha dedicato all'età dell'innocenza.
Così
se "Il ragazzo invisibile" è, nel rispetto delle convenzioni di genere,
un film d'azione e d'avventura, cn l'intreccio che prende un pò dagli
X-Men (la diversità concepita come alterità genetica), un pò dal serial
tv "Dark Angel" (nella parte che porta la storia oltre i confini
nazionali), a fare la differenza è certamente il resto. In primis lo
sguardo a misura di bambino che Salvatores realizza costruendo un
paesaggio umano e geografico popolato da figure e situazioni archetipe
(tipiche dell'età scolastica) che giustificano ceti passaggi fintamente
ingenui, e invece rivelatori di una riflessione sul chiaroscuri connessi
con la crescita e con la ricerca della propria identità.
Da qui la
scelta di collegare la nudità del protagonista con lo scandalo provocato
dalla sua presenza nelle docce femminili, come pure la sfida contro le
forze del male, messa in scena con immaginazione ludica e fanciullesca,
per non parlare della rappresentazione del mondo degli adulti, deforme e
inadeguato, come lo sono certe figure di cattivo che Salvatores rende
volontariamente caricaturali e sopra le righe. Certo non tutto funziona
perchè in alcune parti la storia sembra quasi programmatica nel mostrare
il suo lato più umano e nel voler coinvolgere nella stessa visione
grandi e piccini. Ma si tratta di peccati veniali rispetto alla bonta
complessiva di un'operazione che nella batute finali ha l'ardire di
aprirsi ad un'eventuale seguito. A conferma di quelle caratteristiche di
cosmopolitismo che appartengono di diritto al cinema di Gabriele
Salvatores.
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