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Il ragazzo invisibile
di Gabriele Salvatores con Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio Italia, Francia 2014 genere, fantastico durata, 100, Molto ci sarebbe da dire sul cinema di Gabriele Salvatores, e questo in tempi di assoluto relativismo e' già un bene di per sè. Nella fattispecie quello che qui maggiormente interessa è l'intelligenza con cui il regista milanese continua a esplorare il cinema di genere e ancora, lo spirito imprenditoriale di una serie di produzioni pensate per un mercato sempre più internazionale. Tendenze che Salvatores ha saputo mettere a frutto nel corso del tempo, dapprima sabotando la struttura narrativa con soluzioni visive quanto mai ardite e ricercate ("Nirvana" ma soprattutto "Denti"), e poi ricomponendola in un equilibrio di spinte diverse, quasi sempre slegte dalla realtà contingente, e connesse con una voglia di fuga (il tema principale dei film che lo hanno reso famoso) che il regista milanese ha in parte lasciato all'interno delle storie trattate (pensiamo per esempio all'ultimo "Educazione Siberiana", ambientato nell'ex Unione Sovietica), in parte trasferito in logiche produttive sempre più avulse dal sistema autoctono. "Il ragazzo invisibile" risponde in pieno al pedigree appena descritto, non solo nella scelta della materia trattatata - il fantastico, declinato secondo il genere più in voga del momento e cioè quello degli hero movies -, ma piucchealttro nella pulsione centrifuga insita nel tema dell'invisibilità. Potere che è allo stesso tempo metafora esistenziale connessa con la condizione del giovane protagonista e con il suo sentirsi sconosciuto al mondo che lo circonda - alla madre come pure ai compagni di scuola che non lo considerano e lo prendono in giro -, e, contemporaneamente, modalità che egli usa per farsi spettatore esterno a esso; presente ma al tempo stesso estraneo. In più e qui entra in scena la parte più autoriale del regista, la riproposizione di un universo adolescenziale (vero e proprio must della seconda parte di carriera) caratterizzato dalla assenza reale (è questo è il nostro caso), o metaforica, della figura paterna e di conseguenza di quel senso di profonda solitudine che pervade questo come altri film che Salvatores ha dedicato all'età dell'innocenza.
Così se "Il ragazzo invisibile" è, nel rispetto delle convenzioni di genere, un film d'azione e d'avventura, cn l'intreccio che prende un pò dagli X-Men (la diversità concepita come alterità genetica), un pò dal serial tv "Dark Angel" (nella parte che porta la storia oltre i confini nazionali), a fare la differenza è certamente il resto. In primis lo sguardo a misura di bambino che Salvatores realizza costruendo un paesaggio umano e geografico popolato da figure e situazioni archetipe (tipiche dell'età scolastica) che giustificano ceti passaggi fintamente ingenui, e invece rivelatori di una riflessione sul chiaroscuri connessi con la crescita e con la ricerca della propria identità.
Da qui la scelta di collegare la nudità del protagonista con lo scandalo provocato dalla sua presenza nelle docce femminili, come pure la sfida contro le forze del male, messa in scena con immaginazione ludica e fanciullesca, per non parlare della rappresentazione del mondo degli adulti, deforme e inadeguato, come lo sono certe figure di cattivo che Salvatores rende volontariamente caricaturali e sopra le righe. Certo non tutto funziona perchè in alcune parti la storia sembra quasi programmatica nel mostrare il suo lato più umano e nel voler coinvolgere nella stessa visione grandi e piccini. Ma si tratta di peccati veniali rispetto alla bonta complessiva di un'operazione che nella batute finali ha l'ardire di aprirsi ad un'eventuale seguito. A conferma di quelle caratteristiche di cosmopolitismo che appartengono di diritto al cinema di Gabriele Salvatores.
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