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Il Ragazzo Invisibile: il Realismo Magico di Gabriele Salvatores

Creato il 17 dicembre 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Il Ragazzo Invisibile: il Realismo Magico di Gabriele Salvatores

Lunedì 15 dicembre al Cinema Massimo di Torino è stato proiettato in anteprima Il ragazzo invisibile, ultimo lavoro di Gabriele Salvatores. Per l'occasione, il regista ha sostato per un po' su una delle poltrone di una delle avvolgenti sale de il Circolo dei lettori, cuore pulsante dello scambio culturale del capoluogo piemontese. Ad accompagnarlo, il protagonista del film, Ludovico Girardello, uno degli autori, Alessandro Fabbri, e il compositore di una parte della colonna sonora, Ezio Bosso; dialogava con loro il Presidente del Circolo, Luca Beatrice.

Uno scambio che ha attraversato diversi ambiti culturali e artistici, a dimostrazione che il cinema è davvero un'arte onnicomprensiva: letteratura, musica, teatro... Un amalgama di suggestioni per dare vita a un'opera insolita, un superhero movie all'italiana (chi l'ha detto che ci si doveva fermare allo spaghetti western per rifarsi al cinema americano senza subirne il confronto?). Subito il discorso si è incentrato sulla singolare genesi del film: l'idea di creare un prodotto per ragazzi non si è solo fermata alla sceneggiatura, ma ha dato origine anche a un romanzo (scritto da Alessandro Fabbri, Stefano Sardo, Ludovica Rampoldi; edito da Salani nel novembre appena trascorso e già in ristampa) e un fumetto (edito da Panini Comics).

Tutto ciò che è rappresentato nel film trova così ampliamenti sotto vari punti di vista: dagli approfondimenti psicologici a maggiori informazioni sulla vita passata di alcuni personaggi. La sfida era quella di dare al pubblico una storia appassionante e coinvolgente anche senza l'uso di esorbitanti effetti speciali hollywoodiani: ecco perché si è scelto di privilegiare l'anima dei personaggi, il loro mondo interiore, con l'obiettivo di dare davvero un'idea di cosa significhi essere invisibili, al giorno d'oggi, per un ragazzo di tredici anni. Un progetto ad ampio raggio, quindi, uno di quei progetti di cui Salvatores si è innamorato presto - condizione fondamentale per permettergli di investire tutte le proprie energie nei lavori.

E cosa ne pensa Ludovico, che dal piccolo e remoto comune di Vittorio Veneto si è ritrovato catapultato in un'avventura così grandiosa? Sicuramente è stato difficile riabituarsi alla quotidianità della sua vita da alunno di terza media... e stare sul set era molto più divertente, a confronto! Salvatores, con tono affettuoso, quasi paterno, ricorda i tour de force cui era sottoposto il giovane attore: dopo le tante ore di lavoro sul set, alla sera ad aspettarlo c'erano i compiti da fare per non rimanere indietro ("Un vero supereroe!", dice).

La crescita del protagonista è accompagnata, nel film, da una colonna sonora attentamente studiata e molto composita; Ezio Bosso parla, in proposito, di una suddivisione narrativa che corrisponde alla partizione di vari mondi musicali, proprio per sottolineare i vari livelli di lettura che la storia offre. Diverse, quindi, le musiche impiegate: l'inedito della giovane band Carillon, vincitrice di un concorso indetto in occasione della produzione della pellicola, la musica "da cinema vero e proprio" composta da Federico De Robertis e infine la parte lasciata alla delicatezza sinfonica di Bosso, che ha registrato nei prestigiosi studi di Abbey Road con la London Symphony Orchestra. Una musica che dà le linee guida per lo sviluppo di una storia singolare proprio per la sua mescolanza tra ordinario e straordinario, tra realtà e magia.

Salvatores cita Shakespeare come uno degli esempi per lui più importanti di "realismo magico": nel Sogno di una notte di mezza estate dei ragazzi, dalla razionale e ordinata Atene, si ritrovano immersi nel mondo notturno e irrazionale, da cui scaturisce la figura emblematica di Puck, che tornerà poi in un'altra opera sotto le vesti di un personaggio più raziocinante, Ariel ("Ne La tempesta i protagonisti arrivano su un'isola, un po' come succede in Mediterraneo ", dice Salvatores). Del resto, citando Gramsci, Salvatores è convinto che non basti la ragione a spiegare la realtà, quindi ogni tanto è necessario credere anche un po' alla magia. La cultura italiana, figlia del realismo in letteratura e del neorealismo nel cinema, deve attingere a qualcosa di nuovo, per lasciarsi, quando necessario, la tradizione alle spalle, senza per questo dimenticarla.

Nel mondo attuale, in cui è la televisione a fornirci in qualsiasi momento informazioni in tempo reale su ciò che accade nel mondo, il cinema può riscoprire un'anima più onirica, fantastica. Ed ecco quindi che nasce questo lungometraggio, descritto da Bosso come una vera Storia: nel cinema del suo grande amico Salvatores (con cui ha collaborato per le musiche di Io non ho paura e Quo vadis, baby?), ogni cosa, oltre a essere bella, deve avere una funziona vitale. "Una storia non la posso raccontare, ma devo dare elementi per farla vivere", dice. E questo, in fondo, è il cinema

Le fotografie del film Il ragazzo invisibile sono di Claudio Iannone


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