L'uomo che conosce la plastica colpisce ancora con le sue immani castronerie da invasato religioso. In una rubrica tenuta su Il Foglio intitolata "Preghiera", Camillo Langone si impegna in una difesa, poco difensiva, del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli e più in generale della Lega e del "Leghismo", quasi che tale assemblato umano possa aver davvero in qualche modo potuto creare una corrente di pensiero. Per Camillo Langone, il quale non riesce a fare altro che vedere il mondo attraverso le lenti distorte del suo cattolicesimo (sottolineo "suo"), l'affermazione razzista di Calderoli non deriverebbe dalla pochezza di questi ma niente poco di meno che dal Darwinismo, ovvero dall'idea che l'uomo deriverebbe dalla scimmia.
Darwin si dimetta. E’ l’evoluzionismo, non il leghismo, la scintilla dell’affermazione di Calderoli. Il politico bergamasco è solo un credulone, una vittima della schifosissima, diffusissima vignetta della ominizzazione, quella in cui uno scimpanzè (o un orango?) diventa prima gorilla poi ominide e infine uomo.
Come suo solito, Langone non sa di cosa parla, confonde il significato delle parole e critica una teoria che così come la vede lui esiste solo nella sua testa. Non è quella la Teoria dell'Evoluzione. Essa dice che Uomo e Scimmia hanno antenati comuni, non che uno derivi dall'altro; è una differenza sostanziale, neppure tanto difficile da cogliere. Capisco che al povero Langone bruci pensare che persino il suo amato Cristo abbia un antenato in comune con le scimmie, ma la sostanziale differenza tra ciò che lui crede e ciò che l'osservazione scientifica osserva, raccoglie, teorizza e pubblica hanno un peso assai diverso, almeno per qualsiasi mente dotata di Ragione. La prima è un volo pindarico, la seconda si basa su fatti. Peraltro, magari neppure lo sa Langone, Charles Darwin, non si dichiarò mai ateo, ma concesse l'idea di Dio come creatore, cui però disegnava il compito di aver generato solo alcune forme di vita lasciandole poi "liberamente" evolvere secondo precise leggi (descritte appunto nella Teoria dell'Evoluzione). Questa concezione, peraltro permetterebbe di giustificare l'estinzione di specie non adatte (errore di creazione?), o il motivo della "crudeltà" della natura (es: il perché il novello leone dominante uccida i cuccioli dello sconfitto) che altrimenti si sarebbe riflessa sulla divinità stessa. E' la scienza, oggi, che non può permettersi di rispondere ad un suo quesito con l'accettazione dell'esistenza di dio, perché equivarrebbe a rinnegare la sua stessa essenza, il suo stesso metodo. E diverrebbe essa stessa religione. Il fatto di rifiutare l'idea di dio nel metodo scientifico, infatti, non costringe lo scienziato a non credere. Semmai il metodo rende allo scienziato in primis e a colui che studia di riflesso, assai più complicato di accontentarsi delle superstizioni propinate dalle comuni religioni che infestano il pianeta.
Langone, di fatto odia, in modo viscerale, tutto ciò che si scontra con la sua teologia. Lo si può oggettivamente dedurre dai toni della sua dialettica:
Ancora oggi a tanti bambini viene inoculata, attraverso i libri di scuola, questa degradante superstizione ottocentesca. A Padova esiste perfino un Ponte Darwin, un cavalcavia con l’infamante vignetta riprodotta a grandi dimensioni per deprimere gli automobilisti ricordando loro che discendono dalle scimmie e quasi scimmie sono.Si potrebbe rispondere che purtroppo ancora oggi a quasi tutti i bambini viene inculcata, persino attraverso la scuola, la degradante superstizione bimillenaria che vede la donna come essere inferiore, gli uomini come miserabili peccatori e il mondo come una valle di lacrime. E, se vogliamo calcare la mano, che in ogni luogo si può trovare appeso a troppi muri la menzogna di un sobillatore di popolo crocifisso, proprio perché sobillatore, fatto passare per il salvatore del mondo. Concetto poco rispettoso, immagino, quindi mi scuso. Ma Langone non si ferma spinto dal fervore di cui si bea.
E’ una barbarie, è una vergogna contro la quale nessuno ha gridato allo scandalo, tantomeno chi adesso aggredisce il povero Calderoli, colpevole soltanto di sciatteria intellettuale e quindi di conformistica coerenza con idee ricevute forse già all’asilo: la diseducazione statale che immagina l’uomo non a immagine di Dio ma a immagine di bestia.Ecco dunque il "povero" Calderoli, colpevole, secondo Langone, solo di essere stato istruito. D'altra parte non può Langone concepire che l'istruzione sia fondamentale per avere idee. A lui basta sapere quel che propinano le scritture, e non vi sono forse in esse tutto e il suo contrario? Il timore è che Langone odi tanto ciò che richiede investimenti cognitivi un po più impegnativi che rileggersi le poche centinaia di paginette del suo libro sacro, forse perché teme che se sbugiardato dalla scienza la sua stessa ragion d'essere venga meno. Stia tranquillo Langone, è vero il contrario: se tutti credessimo alle consolanti