Il razzismo e la destra, connubio pericoloso. “Kyenge torna in Congo”

Creato il 09 maggio 2013 da Ilkomboloi @IlKomboloi

In questi ultimi giorni si è assistito ad una serie di atti derivanti dal connubio razzismo/destra(estrema e non). Un percorso che ha toccato varie città italiane tra cui Macerata e Milano.

Ancora insulti nei confronti del Ministro Kyenge per il colore della pelle. Nella notte di ieri, davanti la sede del Pd di Macerata è apparsa una scritta: “Kyenge torna in Congo”; firmato Forza Nuova.

Forza Nuova è il “partito” di estrema destra al cui vertice c’è Roberto Fiore; all’ultima tornata elettorale ha ottenuto lo 0,26% senza riuscire ad eleggere nessun candidato. Forza Nuova va soltanto a firmare l’ennesimo attacco razziale nei confronti del neo ministro. Nei giorni scorsi, altri esponenti politici hanno espresso il loro disprezzo nei confronti di Kyenge solo per il colore della pelle e per la provenienza.

Matteo Salvini (Lega) ha dichiarato: “”Avere un ministro che è arrivato qui clandestinamente è una cosa che solo in Italia può accadere, se andiamo negli altri paesi ci ridono dietro. La clandestinità è un reato – ha proseguito -. Se il ministro Kyenge non la pensa così è un problema suo ma spero non abbia intenzione di fare arrivare i suoi 38 fratelli tutti qui perché avremmo qualche problema di spazio’’.

Sulla vicenda di Macerata è intervenuto il senatore Pd Mario Morgoni che ha avanzato la proposta di concedere la cittadinanza di Macerata al neo ministro per l’integrazione: ”Proporrò ai sindaci della provincia di Macerata di invitare il ministro Cecile Kyenge alla prima cerimonia utile per il conferimento della cittadinanza onoraria ai figli di immigrati nati qui. La battaglia per la legge sullo ius soli deve diventare una battaglia di tutta la politica italiana”.

Il renziano Morgoni continua: “I forzanovisti maceratesi? molti di loro – osserva – sono nipoti di clandestini. I loro nonni emigrarono in Argentina, negli Stati Uniti, o in Australia. A Potenza Picena c’è una copia esatta della piramide di Plaza de Majo che ricorda il grande flusso di migranti maceratesi nelle Americhe”. Oggi, dice Morgoni, “il 10% della popolazione della provincia, 30 mila cittadini, è straniera. Possiamo considerarla una comunità separata? sì se pensiamo ad un futuro di regressione. Ma se guardiamo a un futuro di civiltà dobbiamo cercare un profilo comune, un’integrazione reciproca, nel rispetto delle regole e della nostra Costituzione, che parla di dignità e diritti. Come diceva Giuseppe Dossetti, la Costituzione non cala dall’alto ma dal ribollire della storia, dal basso». La globalizzazione, continua Morgoni, è un dato di fatto, «a noi tocca costruire le premesse per la convivenza del futuro. Non decidere se, ma solo come; perchè il se è già stato risolto dalle dinamiche della storia”.

Quanto all’iniziativa di Forza Nuova, che a Macerata è piuttosto agguerrita, il Pd valuterà se fare denuncia. “Ma è avvilente l’esercizio di cercare nell’altro, nel diverso, il colpevole della crisi, delle difficoltà del Paese. Spero che Macerata sia all’altezza della grande tradizione di civiltà che l’ha sempre caratterizzata”. Personalmente, il senatore vorrebbe coinvolgere gli immigrati non solo al momento del voto per le amministrative, “ma in tutte le decisioni importanti che riguardano la comunità. Ad esempio qui da noi il tema di nuovi impianti per le energie alternative, biogas ecc., che è oggi il tema più sensibile”.

Una bella risposta, quella di Morgoni, contro il razzismo espresso da una fetta partitica italiana, una risposta che forse dovrebbe arrivare anche dalla “stanza dei bottoni”.

Ma il connubio razzismo/destra non si ferma a Macerata, continua il proprio percorso fino ad arrivare a Milano.

“È una vergogna”, “uno sfregio alla città”, è “inammissibile e inaccettabile”: non usa mezzi termini il sindaco di Milano Giuliano Pisapia per condannare il saluto romano alzatosi ieri in un aula di Palazzo Marino, sede del Comune, durante una seduta della Commissione sul Piano Rom. Per questo, ricordando anche la Medaglia d’Oro per la Resistenza conquistata dal capoluogo lombardo, Pisapia è stato netto: “Il sindaco ha l’obbligo di rappresentare quanto successo alla magistratura”. “È una vergogna che nella casa dei milanesi si debba vedere ancora il saluto romano”, ha affermato il sindaco, a margine del ricordo delle vittime del terrorismo, a proposito del gesto fatto ieri da Gabriele Leccisi (fondatore del Circolo culturale Domenico Leccisi, legato alla Fiamma Tricolore, dedicato a suo padre, l’ex parlamentare Msi che trafugò la salma di Benito Mussolini).

“È uno sfregio alla città e ai milanesi. È inaccettabile e inammissibile”. Ecco perchè “il sindaco ha l’obbligo giuridico, morale, etico e politico di rappresentare quanto successo alla magistratura”. Pisapia ha inoltre ricordato che il fatto di ieri “avviene dopo la commemorazione di Sergio Ramelli”, un giovane del Fronte della Gioventù ucciso il 29 aprile 1975, che però “è stata una manifestazione nazifascista che Milano non può subire”. Per questo, in vista del prossimo anno, “bisognerà vegliare perchè accanto al necessario ricordo di una vittima di una tragedia, non ci sia chi strumentalizzi quell’episodio triste e tragico per inneggiare a fascismo e nazismo”.

Però il sindaco Pisapia pare che non si sia espresso sullo sgombero della libreria ex Cuem, avvenuto lunedì scorso all’interno dell’università Statale di Milano.

La cooperativa che gestiva la Cuem, luogo tradizionale per l’acquisto di libri e dispense all’interno dell’università legata al movimento studentesco, aveva dichiarato fallimento nel 2011 e alcuni studenti e studentesse hanno riaperto tale spazio, cercando di offrire un servizio libraio, aula studio, zona pranzo e infopoint.



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