Certi libri ti trovano, è inutile girarci attorno, a volte sei tu lettore che scegli il libro, altre è il volume a decidere che tutto sommato le sue parole e pensieri potrebbero servirti in questo particolare momento della vita. Questo è quello che mi è accaduto con Il re dei giochi di Marco Malvaldi. Non sto leggendo l’autore in ordine cronologico, ma saltando da un romanzo all’altro senza logica alcuna, sempre con la consapevolezza che non mi deluderà. Questa volta il volume mi ha travolta come un treno in corsa, niente di trascendentale, sia chiaro; ultimamente sto combattendo contro la comunità, contro le sue regole definite buone e giuste, e imposte, mentre ribollivo per la sensazione sgradevole che mi sentivo sulla pelle, le parole di Marco Malvaldi mi hanno rapita:
Io non ho niente contro le altre persone, finché si comportano in modo razionale e non travalicano la mia libertà. (…), se si vuole stare al mondo, bisogna per forza tenere conto del fatto che esistono più o meno altri sei miliardi di persone che dovrebbero avere i tuoi stessi diritti. Allora, se proprio bisogna seguire un principio, mi sembra più giusto tenere presente questo. La tua libertà finisce dove inizia quella degli altri. Mi sembra più promettente, in linea di principio.
Queste frasi mi hanno fatto ritrovare il sorriso, non so se mai avrò l’occasione di incontrare l’autore, ma nel caso non mancherò di ringraziarlo.
Protagonista del romanzo Massimo il barrista, con due r, e i suoi simpatici clienti abituali: i quattro ottantenni che di farsi i fatti loro proprio non ne vogliono sapere, sullo sfondo Tiziana la barista con due poppe da urlo, che ha deciso di sposarsi, e un commissario di polizia alquanto incavolato, con i nonnini.
Poco lo spazio dato al giallo, il morto c’è sia chiaro, mentre molto viene concesso ai personaggi secondari che discutono, pontificano, donano opinioni non richieste, nel mezzo Massimo, il matematico che dopo una vincita consistente ha deciso di mollare tutto e aprire un bar a Pineta, un bar che oggi offre anche uno splendido biliardo, un barrista che ti fa il cappuccino solo di mattina e solo d’estate. E vedete di non rompere su questo punto sennò si inalbera. Il barrista che infila la logica in tutto, tranne nella sua vita privata, e che grazie e tramite essa risolve i casi, ma non li denuncia, perché, a volte, non immischiarsi è davvero la soluzione.
Su alcuni argomenti – religione e politica, prima di tutto – molte persone non vogliono ragionare semplicemente perché hanno paura.
Paura di scoprire che le certezze a cui si sono affidate in realtà non sono fortezze della Verità, ma piccoli e micragnosi dogmi postulati da persone affette da nanismo morale, che prendono messaggi meravigliosi e pieni di speranza come quello di Gesù Cristo e lo riducono in regole, precetti e proibizioni; gentucola incapace di vedere l’uomo in tutta la grandezza della sua intelligenza, e buona solo a infilare il proprio pastorale tra le ruote del progresso.
E invece di scoppiare di rabbia nel prendere consapevolezza che sono state immondamente prese per il culo da questi fiscalisti dell’anima, e liberarsene a calci nel medesimo per poter finalmente fare come davvero ha detto Cristo, molte persone hanno paura.
Un libro da leggere, oltre alla bella storia ha due pregi essenziali: fa sorridere e fa pensare.
Titolo: Il re dei giochi
Autore: Marco Malvaldi
Editore: Sellerio
Anno: 2010
Euro: 13,00