Magazine Diario personale
Ora voglio essere un po’ più serio, poiché mi sono ricordato del mio primo trauma infantile, di quella volta che uscii dal bagno, ero piccolino, con il pistolino rimasto fuori dalla cerniera aperta dei pantaloncini, incontrai in quel momento i miei che alla mia vista risero a crepapelle. Fu per me un temporale a ciel sereno, perché dopo, per almeno due anni cercai di nascondere tra le gambe, quel grosso personaggio che la natura stessa mi aveva donato. Quando mi sedevo, lo spingevo tra le cosce, ogni gonfiore era da mascherare, quelle innocenti risate avevano fatto un brutto effetto.Tornando al coraggio da vendere, mi viene in mente di quando tornai a cinema, un film: il mostro che sfidò il mondo. Passai tutta la notte, per tante notti a guardare la finestra con gli occhi spalancati. La fissavo continuamente. Ogni rumore, ogni lampo di luce proveniente dalla strada era un pericolo per la mia incolumità. Altre volte per combattere la paura, rischiai di morire soffocato sotto le coperte. Mi coprivo totalmente, non era una vera paura, ma avvertivo soltanto una fifa tremenda. Per scuotermi dicevo a me stesso di avere coraggio e spesso prendevo di petto la situazione e via sempre più sotto le lenzuola. Per fortuna di giorno, con la mia bicicletta, ero un leone, quasi il re della foresta.