Marta e il suo King Salmon da 13,3 lbs
Se siete in vacanza, magari state papponeggiando sulla playa con un ipad o smanettando lo smartphone al baretto dei gelati, procuratevi dell’ombra e una sdraio comoda perchè il racconto che segue non sarà breve. Se invece siete già tornati in città a lavorare, fate come al solito: tenete pronto sul desktop un austero e complicato foglio excell, magari con tante formule messe a caso, e con un click veloce sarete pronti a mostrarvi impegnati se passa qualcuno.
Alba sul Sacramento River
Il salmone per me è un pesce mitologico. Non lo associo a quelle carni rosate, per lo più allevate, da banco del supermercato, né al sapore del sushi. Per me salmone vuole dire pesci enormi in fiumi bellissimi, canne da mosca piegate in due, orsi del Nord America, whiskey irlandesi, tweed scozzesi, geyser islandesi, kalashnikov siberiani… avventura, ricerca, paesaggi stupendi, pesci fieri e selvaggi con ancora il mare addosso mentre risalgono le curve di fiumi da sogno.
Dal mio amico Alberto a Milano, nel negozio di pesca dove passo spesso dopo il lavoro, ascolto sempre estasiato i racconti di un manipolo di cacciatori di salmoni girovaghi. Sono tutti malati di questo pesce, ne hanno studiato abitudini e spostamenti in giro per il mondo e lo inseguono come un templare inseguirebbe il Sacro Graal. Un giorno credo e spero che avrò anche io modo di lanciarmi in questi inseguimenti romantici e, ahimé, decisamente molto costosi!
A quanto ho capito il salmone del pacifico (I salmoni dell’Oceano Pacifico contano cinque specie del genere Oncorhynchus, quelli dell’Oceano Atlantico appartengono alla specie Salmo Salar. N.d.R.) è decisamente snobbato dal “club dei pescatori fighi di salmoni”, credo di aver capito perchè ce n’è troppi o forse perchè è troppo facile prenderli… non lo so bene. Forse perchè chi li pesca in Pacifico indossa canottiere sgargianti, cappellino da baseball e infradito, mentre in scozia sei decisamente più chic. Di sicuro la tecnica con cui io li ho insidiati qui in California di chic ha ben poco e mi farebbe bandire da qualsiasi circolo di pescatori a mosca per bene.
Per me, ad oggi, il salmone è ovunque nel mondo il Grande Argentato Mitologico Salmone, pacifico o non pacifico, sono convinto che una volta allamato si incazzi e tiri come un treno.
La natura ha deciso così: risalgono insieme femmine e maschi ormai adulti, di almeno due o tre anni, scelgono i punti migliori nell’alto corso del fiume a volte anche a centinaia di miglia dal mare. Le femmine depongono le uova e i maschi le fecondano. Dopo un lungo periodo, a volte anche due o tre mesi, se sopravviveranno alla frega, saranno magri e di nuovo al largo nel mare.
In California c’erano moltissimi salmoni, oggi ce n’è abbastanza… La specie Coho è stata quasi decimata. Ovunque ci sia un corso d’acqua, anche un rigagnolo, che sfocia nel mare, cartelli informativi ci dicono che trent’anni fa steelhead, coho e altri salmoni del pacifico risalivano numerosi a riprodursi; sterminati oggi da questi problemi: captazione idrica e sbarramenti del corso d’acqua, pesca industriale, distruzioni dell’alveo, riscaldamento dell’acqua, inquinamento e eccessi della pesca sportiva.
L’ordine con cui ho scritto queste cause non è casuale. Lo ripetono tutti e, pare, le cose da qualche anno a questa parte stanno cambiando velocemente in meglio! Ad esempio il Sacramento River, uno dei fiumi più grossi e più importanti per il salmone di California, era stato quasi ucciso dal prelievo idrico destinato all’acquedotto di Los Angeles. Adesso, grazie ad una ridotta fornitura di acqua alle città e ad un ripopolamento “assistito” (analogo a quello che facciamo come SVPS con le marmorate in Sesia: spremitura di pesci autoctoni e schiusa delle uova in incubatoi e successiva immissione di avannotti in fiume. N.d.R.), pare che i salmoni siano tornati a salire e a scendere per il fiume. Ogni anno di più e ogni anno più grandi.
Mi informo e decido che il Sacramento River sarà la prossima meta di un giorno di vacanza. Agosto è il mese giusto, lo testimoniano le foto di salmoni strepitosi che stanno postando proprio in questi giorni i vari siti di pesca locale!
Che scimmia! Più scimmia di king kong in calore! Una voglia di pescare smisurata!
Organizzo con un servizio di guide di pesca locale.
Alle 18.30 sto guidando la toyota camry bianca dell’autonoleggio su un rettilineo a perdita d’occhio, attorno solo colline dorate coltivate a granoturco, da San Francisco verso Cornig.
Alle 19.30 sto guidando la toyota camry bianca dell’autonoleggio sempre sullo stesso rettilineo a perdita d’occhio, attorno solo colline dorate coltivate a granoturco. Ancora verso Cornig.
Alle 20.30, invece, sto guidando la toyota camry bianca dell’autonoleggio, ma questa volta su di un rettilineo a perdita d’occhio, attorno colline coltivate a granoturco incediate di rossi dalla luce del tramonto.
Alle 21.00 è buio e sono arrivato a Cornig. La mitica Cornig… Chi non ha mai sentito parlare di Cornig? Nessuno. Infatti non esiste. E’ l’incrocio di due highway, ci sono quattro pompe di benzina, alcuni fast-food, un paio di market pieni di cibi improbabili, bevande improbabili e gadget imperdibili e il lussuoso Holiday Inn. Marta, la mia ragazza, è in ferie e mi ha raggiunto da poco qui a Frisco. Marta è “entusiasta” di passare il mio primo giorno libero a pescare, essendo lei così felice, le offro la gita… diciamo che è un regalone che le faccio: <amore, ti porto a pescare i salmoni, i salmoni capisci? offro io!>.
Per coronare il romanticismo del mio regalo, ho prenotato un posticino di classe per dormire: Holiday Inn allo svincolo dell’Highway. Ci divincoliamo tra gli enormi camion parcheggiati tutt’intorno e raggiungiamo il ristorantino per la cenetta romantica: “Dennis”, la nota catena fast food. Siamo a letto alle 22.30, ma guai a trombare! Il cacciatore di salmoni dev’essere teso, agguerrito, nervi caricati a molla pronti a scattare.
Alle 4.30 Marta è felicissima di svegliarsi! L’appuntamento è al benzinaio dall’altra parte della strada alle 5.00. Buio. Ore 4.49 un pick up con dietro una bass-boat da urlo è lì che ci aspetta. Presentazioni di rito, celodurismo e caffé bollente del benzinaio alla mano. E’ ancora buio quando dieci minuti dopo caliamo la barca in acqua da una spiaggia su un grande fiume, altre barche attorno vengono calate è un brulicare frenetico di guide di pesca e pescatori di ogni sorta, ci si saluta con cenni del capo e digrignar di denti, bisogna accaparrarsi gli spot migliori!
Siamo tra i primi ad accendere il grande fuoribordo idrogetto e a planare via. Seduti sui seggiolini siamo alti sull’acqua, Marta ed io, alle nostre spalle si staglia sul cielo ormai violaceo il rasatissimo e americanissimo Dave, la guida di pesca che guida la barca. Planiamo a circa centomila chilometri all’ora sul grande fiume, sembra un sogno. La luce inizia a definire i contorni delle sponde, le piante e le spiagge, si vedono anche i tronchi d’albero emergere qua e là dalle acque, i gorghi di corrente ed i raschi insidiosi. Noi andiamo a tuono, anche dove ci sono 5 centimetri d’acqua, il fondo piatto d’alluminio tartaglia sulle increspature e planiamo via.
Ci si ferma. Spento il “motorone” si accende un fuoribordino 6 cavalli, buono giusto per tenere stabile l’assetto della barca nella corrente veloce.
Le canne sono una figata! GLoomis GL3 monopezzo 7’2″ da 1 oz, cannette corte, sensibili e leggere, roba da spinning trota-torrente.
Mulinelli Shimano Stradic 2500! Bobinati a nylon 0.35, poi girella con piombo sui 20 grammi e moschettone, finale di un metro circa 0,29mm 100% fluorocarbon. Amo singolo di ottima qualità del 2. Filando un asola a monte del nodo ci si infila un grappolino di uova di salmone, puzzolenti e collose, si stringono con il nylon e pendono attorno all’amo. Sul gambo dell’amo si infila una pallina di espanso arancione o rosa. Si lancia dieci metri a monte e si chiude l’archetto. In questo modo il piombo (fatto tipo “ballerina”, a stelo) saltella sul fondo e dietro di lui vola con la corrente il nostro boccone di uova.
Come dicevo all’inizio, siamo lontani dalla poesia della coda di topo e del loop stretto, ma anche dal buon gusto di un cucchiaino. Erano anni che non mi sporcavo le mani, letteralmente, con l’esca naturale.
Ma in California ci sono i salmoni e qui si pescano così.
Ogni tanto si ferra il fondo, mano sulla bobina, rompi il finale e lo cambi al volo. La barca scende a valle, poi si risale e si rifà la passata, oppure si cambia spot lungo il meraviglioso fiume. Qua e là altre barche fanno lo stesso. Sento una trazione in canna, ferro deciso, parte la frizione in modo selvaggio, botte sulla canna, il filo esce velocissimo dal mulinello, Dave mi dice <it’s the bottom, trust me, stop the line!>, io replico con insufficiente fermezza: <it’s a fish…> Infatti il filo si stava sbobinando ad una velocità superiore a quella con cui la barca andava a valle portata dalla corrente… Dave non aspetta, fa quello per cui, secondo la Corte Suprema dei Diritti Umani, sarei autorizzato ad ucciderlo dopo tortura: allunga la mano sul mio mulinello e blocca la bobina… abbasso la canna… puff! Filo in bando. Dave: <It was the bottom, trust me… the drag was screaming>, la frizione stava urlando. Sembra meno convinto. Recupero e con orrore vedo l’amo aperto, ormai raddrizzato, con tante piccole squame argentate trattenute dall’ardiglione! <Oh, man… it was a fish! Sorry!> Dave si scusa.
E’ chiaro che lo avevo strappato, infilzato, agganciato… insomma, non era abboccato, però porca palettina sacra e incoronata, era poco divertente ingaggiare una lotta con un salmone appeso per la schiena o la pancia?
Tenete per voi i commenti sulla sportività di questo mio pensiero e meditate sulla sensazione di farvi strappare un grosso pesce in canna dalla guida che state pagando. Amen.
La giornata è lunga, penso mangiando nervosamente un biscottino Oreo dopo l’altro; molto lunga, cerco di convincermi mentre mangio una banana matura aromatizzata alle uova di salmone dalle mie mani.
Proviamo un raschio con passate veloci ed è subito double strike! Divertente! Due bellissime iridee autoctone vengono recuperate e liberate, Dave ci spiega che per la legge della California le rainbow (iridee) del Sacramento sopra i 40 cm (o una misura simile) sono classificate Steelhead… nome mitologico… la terza che prendo, un po’ più lunga delle altre, posso quindi annoverarla nel mio acquario personale come “steelhead”, beh… cucciolina di steelhead. Magra soddisfazione. Bellissime trote.
Cucciolina mini-steelhead
Fa caldo, beviamo molto per mantenerci idratati ed io, pensando al potassio, mangio una banana, notoriamente il cibo preferito dalla B! (I ragazzi della serie B di banane sono ghiotti! N.d.R.)
Ormai il sole è alto, le ore passano, aumenta un po’ la pressione da “voglio prendere un fucking salmone!” ma non diminuisce la carica. Dave, anche lui in pesca, ferra morbido ed inizia a recuperare: <It’s a salmon>.
Io e Marta recuperiamo veloci le nostre lenze e appoggiamo le canne sul fondo della barca. Dave, come concordato, passa la canna a Marta. Il salmone allamato con il piccolo amo singolo si comporta in modo curioso: quando abbocca squote la testa due o tre volte a destra e sinistra, perplesso, poi offre scarsa resistenza, come fosse stupito, infine capisce che qualcosa non va, oppure sente dolore, comunque sia: si incazza! Allora inizia la festa: fughe su e giù per il fiume, testate fortissime mentre risale contro corrente, corse a razzo sotto la barca, fino a quando, accorciate le distanze, prova i salti, ultimo disperato tentativo di libertà.
Marta è brava, come noi continuiamo a ripeterle, recupera veloce se la tensione cala e recupera lentamente (e a fatica) quando la frizione parte! Cerca di tenere la canna alta, anche se una fuga sotto la barca quasi le fa sbattere la canna sul bordo della barca (con rottura certa), invece lei resiste, (degna compagna di Anonimo di Serie A! Ma Francis sono sicuro che anche la tua compagna, l’Xbox, avrebbe fatto bene! N.d.R.)
Come nella traina marina arriva il momento del grande riflesso argentato sotto la barca… quel momento è da soffio al cuore… è come affacciarsi su uno specchio magico, il pozzo dei desideri che ci mostra un altro mondo, quello dei pesci, quello della cattura che sognavamo! Il salmone è ormai in superficie, salta con potenza, fa due piccole fughe a destra e a sinistra ed infine entra nell’enorme rete del guadino di Dave! A me sembra gigantesco! Pesato: 13,3 lbs (6 kg) per circa 80 cm (a occhio). Di fatto è “average”, cioè nella media. Brava Marta! Ci battiamo tutti il cinque e insceniamo altri siparietti di soddisfazione. Poi Marta si spara le pose e io scatto.
Il “Release” purtroppo non è considerato un’opzione, pesce annoccato immediatamente. La guida è chiara: <2 pesci per canna sono consentiti, o li tenete voi o li tengo io>. A San Francisco il King Salmon selvaggio è venduto a più di 20 dollari alla libbra.
Che bello. Sì. Sono contento. Ehm. Sì, sì. Diciamo che sono sinceramente contento, ma se non ne prendo uno renderò onore al fiume “sacramentando” a modo mio!
Vediamo un’altra barca prenderne uno. Poi altrove un’altra. In me cresce la tensione da salmone. Leghiamo la barca a un ramo della riva dove un albero proteso sull’acqua ci offre, con la sua ombra, sollievo dal sole californiano . Dave ci stupisce offrendoci salmone marinato. Ne mangiamo a sazietà, ma per dolcino? Magari la terza banana!
Dave ride e mi dice che Marta ed io abbiamo dimostrato che non è vero il proverbio delle banane… Penso ai molti proverbi sulle banane che io e i miei amici potremmo inventarci, davvero tanti, colorati e frizzanti… ma non me ne ricordo nessuno che sia “ufficiale”.
<Ma sì>, mi dice lui, <lo sanno tutti che a pesca le banane portano sfortuna!>. Invece di dirgli “che cazzo stai dicendo?!” chiedo stupito: <Davvero? Non lo sapevo e perchè?>. A quanto pare questa credenza nacque secoli fa quando le navi risalendo le coste dal Sud America caricavano in cambusa anche le banane, quest’ultime marcivano in fretta e facevano marcire il resto della frutta e verdura a bordo… Cazzolina. Ad essere superstiziosi si fa peccato ma non si sbaglia. Getto stizzito l’ultima buccia di banana e penso che fino ad ora non ho smentito affatto il proverbio… io non ho preso grossi salmoni, una guida molto ben rasata mi ha fatto perdere l’unico salmone che avevo agganciato, ho visto altri prendere salmoni, inclusa la mia ragazza che ha recuperato quello preso dalla guida sbarbata. Fottute banane!
Torniamo in pesca e la maledizione delle banane sento che aleggia su di noi, spiriti caraibici si sono alzati in volo dalle coste del Centro America e aleggiano con macabre danze intorno alla mia lenza. Probabilmente spettri ubriachi di rhum ballano con banane in mano sulla punta del mio amo e, quando nel corso del pomeriggio, sarò l’unico ad avere ben due abboccate… faranno scivolare la punta dell’amo fuori dai becchi duri dei salmoni. E’ proprio così. L’ardiglione sbananato mi tradisce due volte. Ricevo due inconfondibili abboccate, due tironi lunghi: le testate destra e sinistra del salmone. Entrambi i pesci non si allamano.Ma la giornata, che sta volgendo al desio, non è ancora finita. E non è finita fino a quando non è finita.
Dave ferra! Lo ha preso!
Guarda Marta che sorride e poi, con la coda dell’occhio, vede a prua un giovane uomo con gli occhi sgranati… barba trascurata, cappellino griffato e occhio pazzo di colui che sta subendo la Maledizione delle Banane. Mi passa la canna, la cosa mi umilia un po’, ma accetto! Come da manuale, il re salmone dopo poco smette di limitarsi a tirare forte ed inizia a tirare fortissimo! Io recupero “just like a pro”, mi sento bravissimo e dopo un paio di minuti che lo sto recuperando con Dave che mi ripete <Yes, perfect! …this one is bigger… Yes, perfect! > comincio a pensare di avere il controllo. Sfrizionii prolungati, un leggero pompare il recupero quando la fuga si placa, seguire con la canna i suoi zig-zag… è davvero molto divertente! Che pesce ragazzi… che lotta!
Ma lo spirito di qualche mercante navigatore del ’700 a distanza di 300 anni è ancora incazzato perchè gli è marcita un po’ di frutta in barca e decide di svegliarsi dal suo torpore e piombare sul pescatore-mangiabanane. Non pago del fatto che oggi esistano i frigoriferi, lo spirito distrae Dave e la barca scivola veloce sulla corrente sopra un grosso tronco sommerso… il tempo di vederlo ed è già troppo tardi: <Oh, shit, there is a log!>, esclama rammaricata la guida “esperta del luogo”, <Wow! Amore, cos’è?>, chiede Marta entusiasta del combattimento in corso, <Tronco…> – pausa – <E’ un fottuto tronco!>, replico. Sento che il salmonazzo ha visto il tronco: testatone e sfrizionii… poi nulla. Il peso morto di un tronco all’amo.
Perbacco. Che disappunto.
Peschiamo ancora un’oretta, ma per quanto mi sforzi di crederci sento che le banane sono un avversario troppo forte. Hanno vinto loro.
La giornata è finita. Mi aspettano ore di guida su una strada molto dritta. Chissà quando tornerò a pescare… ho tanta voglia di prendermi la rivincita!
Ma devo tornare a pescare al più presto e poi “Salmone” adesso non è più solo leggenda, è una parola con tanti nuovi significati per me e non vedo l’ora di trovarne ancora.
Rock’n'Rod
Bay Bridge: rientro a San Francisco
Per trovare guide di pesca al salmone sul Sacramento River: www.sacriverguide.com