Il Red Spot, che fu Great

Creato il 15 maggio 2014 da Media Inaf

21 aprile 2014, nelle immagini della Hubble Wide Field Camera 3 il restringimento della celebre macchia rossa di Giove. Crediti: NASA, ESA e A. Simon (GSFC).

Se continua così finiremo per doverlo ribattezzare Little Red Spot. Il neo rosso che per anni ha reso tanto speciale il profilo di Giove, si sta restringendo a vista d’occhio. Il ridimensionamento della macchia rubizza sulla superficie del pianeta gigante, che ne sta di fatto cambiando le forme da un ovale a un cerchio, ci è nota dagli anni Trenta ma è sorprendente vedere quanto si sia asciugata negli anni. A testimoniarlo le nuove splendide immagini dell’Hubble Space Telescope.

L’inestetismo che dà a Giove “un qualcosa in più” – come forse direbbe George Valentin che in The Artist (di Michel Hazanavicius, premio Oscar 2011) disegnava per l’appunto un neo sulla guancia dell’amata e bellissima Peggy Miller – è il risultato di una violenta perturbazione anticiclonica. Nelle immagini di Hubble si presenta come un’area vermiglia avvolta da strati turbolenti di colore giallo, arancione e bianco. I venti interni a questo terribile ciclone gioviano corrono a velocità impressionanti e raggiungono velocità di centinaia di chilometri orari.

Le prime osservazioni del Great Red Spot risalgono alla fine del 1800. Le conoscenze di allora permettevano di calcolare l’area interessata dalla turbolenza a un’estensione di circa 41.000 chilometri nel punto più largo, quanto basterebbe per ospitare tre pianeti come la Terra, uno in fila all’altro.

Nel 1979 e nel 1980, la sonda NASA Voyager ha avvicinato Giove per una serie di fly-by e ha calcolato un’area ristretta a 23.335 chilometri. I nuovi dati di Hubble suggeriscono che nel frattempo la macchia rossa si sia ulteriormente ristretta.

“Le recenti osservazioni del telescopio spaziale Hubble confermano che il Great Red Spot misura attualmente poco meno di 16.500 chilometri. È il diametro più piccolo che abbiamo mai misurato”, spiega Amy Simon dal NASA Goddard Space Flight Center, Maryland, Stati Uniti.

Già nel 2012 le osservazioni amatoriali sembravano evidenziare un notevole restringimento dell’area. Si stima che il diametro si riduca di un migliaio di chilometri ogni anno. Ma la causa di questo restringimento è ancora da definire:  “Dalle nostre nuove osservazioni risulta evidente che una serie di piccoli vortici stiano alimentandosi con la tempesta”, presegue Simon. “Ipotizziamo che possano essere i responsabili del cambiamento e abbiano alterato le dinamiche interne della perturbazione anticiclonica”.

Il team di Simon intende proseguire con lo studio di questi vortici e delle dinamiche interne alla macchia rossa per determinare come il vortice tempestoso venga alimentato o privato del suo slancio. Nell’attesa di saperne di più non ci resta che rassegnarci a vedere pian piano scomparire il neo vezzoso di Giove. La dermatologia non risparmia nemmeno il Sistema Solare.

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


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