AVVERTENZE: questo articolo è scritto in tono volutamente provocatorio e satirico. È, altresì, generalista e contiene espressioni scurrili.
Settimana strana. Meglio di tante altre nell’ultimo periodo, ma non così brillante. Strana per me, spettatore, tanto per cominciare, e poi anche autore di questo blog.
Strana per il resto del mondo.
Queste riflessioni nascono da alcuni articoli letti sui blog di Alex, Matteo e di Elvezio e anche da alcune mail che ho ricevuto.
Sono stati decisi i “prezzi” degli eBook. E io, particolarmente ispirato da tale purezza d’intenti ho deciso che mai passerò sotto tali forche caudine, ma piuttosto di regalare tutto ciò che scrivo/scriverò d’ora in poi.
Mi è stato proposto da Alex e da Matteo di raccogliere in eBook i miei articoli su Conan il Barbaro, corroborati da un’ipotetica monografia sull’autore, sempre compilata da me.
Il progetto, per ora in fase embrionale, se vedrà la luce non costerà nulla. Perché credo sia ingiusto pagare per quello che, in definitiva, da certa gente è considerato un passatempo al pari della caccia e della pesca. Ma che dico? Le ultime due hanno sicuramente più dignità, giusto? Anche se hanno costi minori. E fidatevi perché vado a pesca ogni settimana. E, se sai come orientarti, non costa un beneamato cazzo.
Noi che amiamo il fantastico in ogni sua forma siamo “bambini troppo cresciuti”, no?
Che poi è la forma politically correct per dire “cazzoni”.
Ebbene sì, siamo solo dei cazzoni. Anzi, meglio ancora, cazzoni-non-integrati, che è peggio.
Adottiamo il mimetismo sociale quale arte per sopravvivere in un mondo che ci è indifferente e rifiutiamo, caparbiamente, di integrarci.
È così che stanno le cose. Basta arrampicate sugli specchi. Basta obiezioni. Basta.
Allora perché pagare così tanto per ciò che ci rende tali?
Non c’è copyright che tenga. Siamo malati e non dobbiamo pagare. Al massimo dovremmo pagare per il contrario, per disintossicarci.
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Io sicuramente sono considerato un cazzone. Ma non è roba di qualche giorno fa. È roba di anni e anni.
Mi interesso di paraletteratura. Cioè una cosa che para letteratura, come direbbe Ezio Greggio, ma che non è proprio letteratura. Insomma, roba per bamboccioni a cui piacciono vampiri, creature strane, spiritismo e tutte le cose che rendono meno monotona la vita.
L’errore, però, l’ho commesso molti anni addietro. Quando non scegliendo di integrarmi nel sistema facendo l’ingegnere, ho scelto invece di condannare me stesso e il mio avvenire optando per una laurea che no, proprio non dà lavoro. Fra un po’ credo non sarà neppure considerata un titolo di studio…
Oltre tutto c’è il fatto che sono un disadattato. Sì, è questo che sono, più che un cazzone: un disadattato.
Uno che non ha mai chiesto favori a nessuno. Uno che rifiuta, a oltranza, qualsiasi forma clientelare, anche le più lievi. Uno che ha pochi amici. Attenzione, non uno che non conosce gente, ma uno che tra tutta la gente che ha conosciuto, non ha mandato a fare in culo quei pochi che mi piace definire miei amici.
Eppure, in qualche modo, sfuggo anche a questa categorizzazione. Non sono un depresso e non sono uno sfigato. E, in definitiva, non sono un nerd con gli occhiali spessi come il culo della bottiglia che spasima per lo sguardo della sua vicina di casa super-sexy.
Io, con quella vicina, le palle per uscirci insieme le ho avute eccome.
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Il blog. Perché si parla anche di blog. Di questo, nella fattispecie, e anche degli altri.
Book and Negative è un blog libero. Sì, è così. E a tutti quelli che non lo credono tale rispondo che non hanno capito un cazzo di come sono e di come gestisco le cose.
Ma sono anche convinto che lo scontro di diverse libertà determini il nostro grado di libertà personale, se capite cosa intendo. Per cui io difendo questo spazio con gli artigli.
Certi nomi non possono entrare, i nomi della politica (di qualunque colore) e della religione (qualunque). Gli anonimi non possono entrare. Come direbbe il Sergente Istruttore Hartman, qui dentro siamo tutti uguali, tutti palesi e non conta un cazzo nessuno [me compreso]. Ecco, questa è la filosofia con la quale lo porto avanti.
Gli anonimi, non tutti ma la maggior parte, sanno solo insultare. Le critiche sono benvenute, ma gli insulti non sono tollerati. Chiaro, semplice e definitivo.
Da qualche tempo arrivano mail [per non generare equivoci, se alle vostre mail ho risposto vuol dire che non rientrate nella seguente categoria, ndr] contenenti segnalazioni, complimenti, tentativi di addescamento da chi evidentemente è convinto che basti leccare il deretano [il mio] per ricevere attenzione, che basti segnalare un cortometraggio schifoso per essere elogiato con recensioni opportune [le mie], ovviamente positive, così, tanto per, che di contro a me basti elogiare spontaneamente un libro o un film, per essere automaticamente corrotto con la promessa di copie gratuite di successivi film o libri, purché io ne parli bene. Perché se ne parli male diventi uno che non capisce un cazzo, che è invidioso e, nel peggiore dei casi, scatta la lettera dell’avvocato per costringerti al silenzio.
Ecco come stanno le cose.
Ed ecco perché la rete mi piace, ma mi fa anche schifo.
Ed ecco perché non passa giorno che non si affacci nella mia testa l’idea di chiudere tutto.
Perché davvero non si può passare la vita tra i serpenti. Non si può essere soli mentre tutto il resto del mondo va avanti a furia di spintoni e calci nel culo, a furia di favori.
Non è per questo mondo che sono stato educato.
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A volte il Texas di Howard o la Providence di Lovecraft mi sembra casa mia e i suoi dintorni. E noi coi rispettivi blog scambiamo lettere/commenti, narrandoci di una realtà che è solo nostra perché il resto del mondo pensa alle cose serie.
Be’, ho una notizia per tutti voi gente seria & nobile, che aborre il fantastico. Alle cose serie ci penso anche io. Anche io pago le bollette e sono in affanno. Anche io vivo quei drammi che tanto vi piace vedere rappresentati al cinema o descritti nei libri e coi quali avete deciso di purgarci.
Forse di tali drammi ne vedo anche più del dovuto. E mi sono rotto le palle di vederne anche laddove, tipo il cinema, l’unica cosa che cerco è un po’ di svago.
E mi sono stancato di pagare 25 euro un fottuto libro, per ottenere in cambio un po’ di intrattenimento, specie se a) il libro fa cagare, nonostante mi viene venduto come e quanto un capolavoro e b) ne ho già versati circa 400 per le tasse sulla spazzatura. Chiaro?
Non posso solo e soltanto pagare, ho necessità di divertirmi, anche. Sempre che sia possibile, visto che non vivo dentro Metropolis.
Non riuscite più a essere ricchi come prima vendendo libri e producendo film? Non ci sono più scrittori e registi coi coglioni?
Non è un problema mio. E sicuramente non lo risolverete aumentando i prezzi a dismisura, vendendo schifezze e contravvenendo così alle più elementari leggi del mercato.
L’unica alternativa plausibile al diminuire della montagna di monete nel vostro Deposito di Zio Paperone è il fallimento.
Fallite e toglietevi dai coglioni, tanto non vi vuol bene nessuno. E magari al vostro posto arriverà gente che, finalmente, riuscirà a far funzionare le cose. Proprio così, la speranza non muore mai.
Non voglio essere guidato, educato, redento da voi. Perché mi è stato detto che sono nato già libero. I drammi personali ce li ho già e non ne voglio vedere altri. E non voglio che la cultura diventi elitaria più di quanto non appaia già.
Amo la fantascienza e tutti quegli altri generi che hanno fatto la storia del cinema e della letteratura, nonostante dalle vostre cattedre sbraitiate che No, non è vero!
Se non è così, se non sono libero e degno di rispetto e non vi piace come sono fatto allora vi conviene cambiare i libri di testo a scuola. Perché di gente come me ne arriverà altra. E sopporterà anche meno di quanto faccia io.
E, già che ci siete, abbassate i prezzi. O non ne uscite.