La copertina dell’edizione svedese di A Clash of Kings.
La storia di Sansa non è mai stata una delle mie preferite. Prima era la principessa perfettina e snob, figura che detesto, poi ha tradito il padre e infine si è trovata nelle mani di uno psicopatico. E io stavo per farvi uno spoiler.
Ho commentato le sue azioni per un paio di righe prima di rendermi conto che quelle azioni saranno narrate nel prossimo volume, La regina dei draghi, e di ritrovarmi a cancellare svariate righe. A quanto pare il tempo di questi romanzi per me si mescola, anche perché il punto di cui parlo con voi non è quello in cui mi trovo io, e spesso ho anche altri articoli in ballo.
Del tempo ho parlato recentemente commentando un romanzo di Penelope Lively, Viaggio in Egitto, e riprendo una citazione che già avevo fatto lì:
“La cronologia mi irrita. Non c’è cronologia nella mia testa. Sono fatta di una miriade di Claudie che vorticano e si mescolano e si dividono in scintille come il sole sull’acqua. Il mazzo di carte che mi porto dentro si mischia e si rimischia in ogni occasione; non c’è ordine, tutto avviene contemporaneamente.” (pag. 6)
Tutto avviene contemporaneamente. Per questo ho rischiato di mischiare avvenimenti del Regno dei lupi ad altri della Regina dei draghi, anche se in teoria io conosco piuttosto bene i romanzi di George R.R. Martin.
Torniamo a noi. Sansa è bloccata da tempo ad Approdo del re, impossibilitata a fare qualsiasi cosa da quel simpaticone del suo promesso sposo. Più o meno impossibilitata, perché all’inizio di questo libro, pur con tutte le sue (pienamente giustificate) paure, ser Dontos l’ha salvato. All’epoca mi aveva sorpresa l’intervento del Mastino in suo aiuto, anche se già in passato il più giovane dei fratelli Clegane aveva dimostrato quanto meno un certo interesse nei confronti di Sansa. Adesso vediamo come viene ripagato il suo gesto, con la storia della fanciulla che inizia a farsi più interessante. Forse Sansa sta finalmente imparando un po’ di sana diffidenza, e ora Dontos le chiede di fidarsi di lui. Riuscirà a farlo? È davvero il caso di farlo? E anche nel caso in cui lui fosse sincero, potrà davvero fare qualcosa per aiutarla? Certo in un luogo dove non ci sono amici qualsiasi spiraglio può essere fondamentale, ma per ora è troppo presto per qualsiasi tipo di giudizio. Sansa però per certi versi non cambia mai: Florian il giullare, proprio! Quando capirà che quella in cui vive non è una fiaba? E comunque anche le fiabe… avete mai letto, al posto delle versioni edulcorate stile Disney, cosa scrivevano davvero i fratelli Grimm?
Abbandonato il prode paladino incontriamo un Mastino e un rospo a strisce (Boros Blount, ma per leggere la battuta di Sandor dovete andare a pagina 289 del Regno dei lupi), vediamo confermare per l’ennesima volta che Joffrey è proprio simpatico e parliamo della nascita di casa Clegane. Se vogliamo la storia di Tytos (per intenderci il padre di Tywin) e dei tre cani non è fondamentale per la saga, anche se in futuro parleremo ancora del carattere di Tytos. Ma sono dettagli come questo, storie che danno colore al mondo, che arricchiscono la saga e che la rendono ciò che è. I personaggi sono vivi, la trama è realistica e complessa, ma se non ci fosse un mondo solido dietro crollerebbe tutto quanto. Per un po’ d’azione invece mi sa che dobbliamo aspettare il prossimo capitolo, dove ritroveremo Arya.