Con Il trono di spade avevamo iniziato a conoscere il continente di Westeros oltre la Barriera. Ser Waymar Royce, Gared, Will… e gli Estranei. Poi ci siamo concentrati a Sud, sugli intrighi legati al trono. Ora però siamo noi ad andare a caccia di Estranei. Li troveremo?
Piove. Se vogliamo è uno dei cliché del fantasy, se si viaggia c’è sempre brutto tempo. Però qui siamo davvero a Nord, non è che la pioggia o il maltempo siano sorprendenti. Dopo la visita al villaggio abbandonato dello scorso capitolo di Jon arriviamo a casa di quel simpaticone di Craster, uno che vive isolato in mezzo al nulla insieme alle sue mogli. Con queste premesse quanto c’è da fidarsi? È un bruto pure lui, non dimentichiamolo, anche se ci viene presentato come un amico della Confraternita. Però il quadro è sinistro. Lasciamo stare le amenità come fratricida, bugiardo, stupratore e codardo, cose che si potrebbero dire di molti uomini veri o immaginari, e ricordiamoci che siamo in un fantasy. Fa consorteria con schiavisti – anche questa una caratteristica umana – e demoni. Demoni? C’è un riferimento agli Estranei o sono dicerie senza fondamento? E intorno a lui Dywen sente puzza di freddo. Freddo. Quando ser Waymar e i suoi uomini erano stati aggrediti c’era un freddo terribile, e la cosa che più inquieta un ranger veterano è che con Craster, stupratore fratricida che ha rapporti con schiavisti e demoni, è che sente freddo. Mmmm…
Intanto scopriamo la simpatica abitudine incestuosa di Craster di sposare le figlie. Anche Cersei e Jaime sono incestuosi, così come lo sono i Targayen, ma lasciando da parte un attimo il nostro ribrezzo per ragionare, qui c’è un elemento più grave perché l’incesto avviene fra persone di generazioni differenti.
Secondo Craster sono tre anni che non vede Benjen Stark, viene da chiedersi se sia vero o se non stia mentendo per nascondere qualcosa. Con i ricordi torniamo per un attimo all’inizio del Trono di spade, e ci rendiamo conto che in poco più di un romanzo (Il trono di spade e Il grande inverno sono un unico romanzo, con il secondo romanzo scritto da George R.R. Martin che in Italia è diventato Il regno dei lupi e La regina dei draghi) le cose in Westeros sono cambiate davvero tanto. Si parla anche dei non morti che hanno provato a uccidere Jeor Mormont, ma sono due gli scambi di battute che mi interessano.
Mormont afferma che “I gelidi venti si stanno alzando”, e se da un lato mi domando cosa sappia davvero dall’altro non posso non sottolineare il richiamo al freddo. Crater, imperturbato, ribatte “Lascia che si alzino. Le mie radici sono profonde” (pag. 362). Perché? Cosa sa? E poco più avanti aggiunge che “Io sono un uomo che crede negli dei, e gli dei, a me, mi proteggono. Se i non morti arrivano camminando, lo so io come rimandarli nelle loro tombe”.
Ripeto: cosa sa? E a quali dei si riferisce? Gli Stark hanno gli Antichi Dei, le altre nobili case i Sette, i Greyjoy il Dio Abissale, Melisandre dio rosso R’llor, e in Essos ci sono altre divinità ancora. Quali dei prega Craster? E perché lo proteggono? Come fa a rimandare i non morti nelle tombe? Mormont lascia correre, ha altro per la testa, fra cui Mance Rayder, ma una bella indagine qui non ci sarebbe stata male. In fondo Mormont sa che i non morti esistono, e quindi non può escludere l’esistenza di figure leggendarie come gli Estranei. Eppure lascia correre. Crede che quelle di Craster siano vuote vanterie e che in realtà non sa nulla o non indaga per rispetto perché si trova sotto il suo tetto?
Edd l’Addolorato ci porta un po’ di sano ottimismo, come abbiamo fatto fino a ora senza di lui?
Lasciato Edd Jon incontra Gilly, figlia-moglie in attesa di un bambino. A cosa serve essere guerrieri se non si può porre fine alle ingiustizie? Gilly ha bisogno di aiuto, e Jon non può darglielo al di là di un minimo di protezione dai suoi stessi confratelli. Una nota di traduzione: qui la fanciulla dice di chiamarsi Giglio, ma visto che in seguito Sergio Altieri ha mantenuto il nome originale Gilly è questo il nome che mi viene spontaneo usare, anche se così sto facendo uno spoiler relativo al fatto che di Gilly si parlerà ancora. Comunque abbiamo una parziale risposta, dataci proprio dalla fanciulla: “Craster i bambini li dà agli dei. Quando viene il freddo bianco, lui glie li dà, e adesso il freddo bianco viene sempre più spesso”. Quindi non solo freddo, ma freddo bianco. Qualunque cosa voglia dire. Se non si può interrogare Craster perché non chiedere a Gilly? La quale ci fornisce un altro accenno di risposta interessante: “«Gli dei freddi» sussurrò la ragazza. «Quelli delle tenebre. Le ombre bianche.»” (pag. 371). E naturalmente cita anche gli occhi blu. Gilly sa qualcosa, più dei Guardiani della notte, e qui Jon si è fatto scappare una bella occasione per imparare cose importanti.
Jon non può fare niente per Gilly, e Sam ne è deluso. Si dichiara un codardo, ma a volte non sembra avere proprio senso pratico. In questo caso avrebbe voluto rischiare per la ragazza, quindi tanto codardo non è, ma cosa avrebbero potuto fare per lei senza avere problemi con Craster? Non che Craster meriti tanto rispetto secondo me, ma se Mormont reputa la sua casa fondamentale io non ci posso fare nulla. E poi loro stanno andando al Nord.
Una volta partiti Jon conversa con Mormont, il quale sapeva già del destino che attende i figli maschi di Craster. Parla senza difficoltà di “offerte sacrificali” (pag. 375), ma pur accettando il fatto che lui non possa raddrizzare tutti i mali del mondo, si è mai fermato a riflettere su cosa significhi quel gesto? Perché se è vero che lui non può raddrizzare i torti del mondo, gli Estranei sono una sua competenza, eppure sembra vedere solo i Bruti. Che comunque sono tanti, perciò anche con loro non c’è da stare tranquilli. Avete presente il detto “dalla padella alla brace”? Ecco, qui sembra che Mormont possa solo scegliere di che morte morire, Bruti o Estranei. Certo, in passato i Bruti sono già stati sconfitti, come ci viene ricordato a fine capitolo, ma i Guardiani della notte ora sono molti meno di una volta. Basteranno?
Un ultimo promemoria: viene citato il Corno dell’Inverno in cui soffiò Joramun per risvegliare i giganti.