Fin dal primo istante del Trono di spade, da quando abbiamo letto di quell’Estraneo che ha ammazzato ser Waymar Royce e poi abbiamo visto lo stesso ser Waymar rialzarsi, con un bel paio di occhi ancora più blu di quelli di Paul Newman, e ammazzare a sua volta Will, sapevamo che a Nord della Barriera stava accadendo qualcosa di poco piacevole.
In quel momento abbiamo pensato che Le cronache del ghiaccio e del fuoco avrebbero narrato della lotta contro queste creature disumane e abbiamo sottovalutato il resto. George R.R. Martin evidentemente aveva altri piani, visto che la trama della Barriera è andata avanti più lentamente di quanto non ci aspettassimo e che al Sud sono nati intrighi enormi che hanno lasciato una scia di morti lunghissima. Abbiamo visto i tre non morti che hanno provato ad ammazzare il Vecchio Orso, certo, ma non è la stessa cosa con quanto sta avvenendo ora. Avviso per i lettori: se Martin vuole andare da qualche parte lo fa, il problema è quanto impiega per arrivarci.
Mi spiego: lui ha dichiarato che se tutto quello che un lettore vuole è la trama, allora basta leggere il bigino del libro. In realtà ha detto Cliff notes, ma il concetto è lo stesso. Se volete sapere chi vive e chi muore, come si svolge la lotta dinastica e cose di questo tipo, Wikipedia va benissimo. Se però volete essere immersi nell’atmosfera allora dovete leggere i romanzi, anche se per andare dal punto A al punto B Martin fa cinque giri oziosi, si ferma dieci volte a mangiare e descrive le imprese araldiche di tre lord, cinque figli cadetti e sette cavalieri erranti. Io non ho problemi con lo stile di Martin, in fondo sono un’amante di Robert Jordan. E se Jordan non era un amante dei banchetti come lo è Martin, però non ha mai resistito alla tentazione di descrivere tutto con cura. Io lo definisco dettagliato, altri usano il termine prolisso. Ma considerando quanto divago io, forse io quel termine lo devo davvero maneggiare con cautela.
Torniamo a noi: dall’inizio del Trono di spade sapevamo che i Sette Regni prima o poi avrebbero dovuto confrontarsi con quanto c’è a nord della Barriera, e solo nel sesto capitolo del Regno dei lupi vediamo i preparativi per la partenza di una spedizione che sappiamo essere indispensabile.
La partenza, come tutto, avviene al ritmo di Martin, cioè con calma. Si parla di un libro, si rivangano eventi passati che forse saranno importanti e forse no. Giganti e figli della foresta. Quanto c’è di vero e quanto è solo leggenda?
200 uomini con Mormont, 100 con Qhorin il Monco. Spero che le cifre siano esatte, non ho intenzione di alzarmi e andare a prendere A Clash of Kings per fare un confronto. Per i Guardiani attuali sono cifre importanti, e come ben sappiamo è arrivato l’autunno.
A Jon la Barriera sembra una creatura vivente, e in un fantasy mi domando sempre quante siano suggestioni e quanta verità ci sia invece sotto. Forse ho letto troppo, ormai diffido di tutto, e non credo neppure che la cometa sia la Torcia di Mormont. In fondo in ogni capitolo ha un significato diverso. Ce n’è pure uno che esce dai romanzi: quando Martin è stufo sulle domande relative alla fine della serie a volte risponde che può far sempre precipitare la cometa e ammazzare tutti.
Arrivano nuove reclute a pagina 103, e mi domando se il ragazzo di piacere sia quel Satin citato più avanti. No, non è uno spoiler, solo un promemoria mio per una possibile traduzione errata. Dovrò verificare.
Interessante la storia di Donald Noye, già fabbro di Capo Tempesta che ha forgiato la mazza del defunto re Robert. Il bello di questa storia è anche questo: i personaggi non sono solo semplici nomi appiccicati su una figura di carta ma hanno un passato, un’identità e una volontà. E ogni volta che ci sono riferimenti al passato io mi scopro sempre notevolmente affascinata. Stannis non si spezza. Lo abbiamo intravisto nel prologo, lo conosceremo meglio poi. Renly è carino da guardare ma di ben poco peso. Quanto possiamo fare affidamento su queste frasi? Noye sembra un uomo affidabile, ma io il suo giudizio lo avevo dimenticato. Troppe cose da ricordare, davvero troppe. Come il fatto che Thoren Smallwood sia uno degli scherani di Alliser Thone. Anche nei Guardiani della notte ci sono fazioni, non dimentichiamolo. Cersei ha detto che al gioco del trono o si vince o si muore, e il gioco è davvero molto esteso. Anche Rand aveva provato a stare fuori dal Daes Dae’mar, prima di scoprire che ogni decisione che prendeva, compresa quella di restare fuori dal gioco, non faceva che invischiarlo ancora di più nel gioco. Con quest’ultima frase sono tornata a Jordan, lo so.
Thorne parte verso sud con una mano. Volendo qui potremmo fare qualche battuta macabra ma lasciamo stare, sottolineo solo la partenza perché a un certo punto Leigh Butler, che sta leggendo Le cronache del ghiaccio e del fuoco per il blog di Tor Books, si è persa Thorne per strada. So che chi legge i romanzi per la prima volta è difficile ricordare tutto, anche con il tempo a volte non si riesce a valutare bene l’importanza di tutto o a fare tutti i collegamenti necessari. Magari, avendo sottolineato così tanto questa partenza, ora è più facile ricordarla.
Quattro chiacchiere su Aemon. In fondo per Martin ogni scusa è buona per ritardare la partenza. Comunque a pagina 108 abbiamo un bel ripasso della storia dei Targaryen, considerando l’importanza dei problemi dinastici questa è una pagina da cui prendere appunti. Alcune di queste cose saranno spiegate meglio nei racconti dedicati a Dunk ed Egg, Il cavaliere errante e gli altri due ancora inediti in italiano, The Sworn Sword e The Mystery Knight. Per il prossimo mese di aprile Mondadori ha annunciato la pubblicazione di un libro intitolato Il cavaliere dei Sette Regni, ho il vago sospetto che comprenderà proprio questi racconti. Il regno è pieno di re, re mancati e aspiranti re, e anche stavolta noi non siamo partiti. Possiamo essere turbati da questi ritardi che allungano la storia, e tuttavia mantenere fede al proposito di leggere.
Sotto la foto spoiler da Il portale delle tenebre.
La spedizione di Mormont si è conclusa quasi nel peggiore dei modi. Scrivo quasi perché Jon e Sam si sono salvati – e anche qualcun altro, ma per la trama la cosa è meno significativa – e perché hanno capito tutti l’importanza della loro missione, oltre ad aver scoperto almeno un’arma efficace contro gli Estranei. Certo, questa conoscenza è stata pagata davvero a caro prezzo. La spedizione all’epoca in cui è stata organizzata sembrava necessaria, e secondo me lo era davvero. Diversamente c’era il pericolo che gli stessi Guardiani della Notte sottovalutassero Estranei e Non-morti. I Guardiani della notte però erano già pochi e sono ancora diminuiti e bisogna capire cosa fare pure con i Bruti. Jon comunque mi sembra molto più attrezzato di Mormont a guidare la Barriera in questo momento. Non ha la sua esperienza né il suo sostegno ma ha vissuto con i Bruti ed è in grado di capirli meglio, ed essendo più giovane ha una mente molto più elastica. Basterà?
E poi Sam è stato fondamentale per portare Bran da Manifredde, evento che sospetto avrà conseguenze enormi.