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Il regno della lumaca ninja.

Creato il 07 marzo 2013 da Blogdispiccioli @blogdispiccioli
Il regno della lumaca ninja.


Mi inchino al tuo dominio, possente lumaca ninja!
Possa il tuo regno portare prosperità in quest'epoca di dissoluzione!

(Zerocalcare - repubblicapuntoitte)

Il web e l'arte della manutenzione della notizia di Jumpinshark (Alessandro Gazoia), è un libro che merita attenzione, un contributo importante per fare il punto sul giornalismo digitale in Italia. Cinque capitoli ricchi di riferimenti e densi di contenuto, per spiegare la presenza e la sopravvivenza dei giornali su internet, approfondendo il complicato rapporto che lega edizioni cartacee e quelle virtuali. L'e-book, edito da Minimum Fax, si può acquistare qui.
La linea di demarcazione tra lettori e tra chi si occupa di scrivere le notizie, come dice Jumpinshark citando un articolo del professore di giornalismo Jay Rosen, è praticamente inesistente. La pubblicazione on-line è a portata di chiunque e chiunque può avere uno spazio di visibilità sfruttando i grandi megafoni dei social network. Giornalismo attivo e partecipato, ma anche esposizione e analisi dei fatti del giorno, con interventi che provengono dall'interno delle specifiche situazioni narrate in un dato momento. Se l'offerta è così grande, viene da chiedersi, come mai vengano accantonati progetti di seria informazione, che vedono nella trattazione dei fatti concreti un pilastro fondamentale del lavoro giornalistico? E anche, quando movimenti di controinchiesta e di ricerca trovano spazio di rilievo nell'oceano della rete, come mai non c'è una volontà di supporto che le lasci emergere? Il discorso economico si pone di riflesso a qualsiasi paradigma culturale, ed è quello che poi spiega un certo modo di occupare la scena dell'informazione online da parte di grandi quotidiani come la Repubblica e il Corriere della Sera

Le famose colonne di destra, quelle dominate dal gossip e dove si riciclano notizie "sensazionali" raccolte da grandi siti di tabloid come il MailOnline, sono l'esempio più esplicito del modo di fare giornalismo in rete. La notizia veloce, la galleria con 24 foto di cui 11 sono identiche tra loro, acchiappa facilmente i clic, fondendosi con le notizie del giorno che si trovano immediatamente accanto. A mio avviso si può rintracciare una certa somiglianza, seppur con funzionalità diverse, nelle immagini di denuncia che circolano quotidianamente su Facebook e su altri social network. Sono quelle cornici correlate da foto scioccanti o da grafici pieni di dati statistici che si concludono con slogan ad effetto. Informazioni senza fonti, ma facili da assimilare per la loro velocità comunicativa. La sensazionalità prende il posto delle argomentazioni e dei fatti reali. A questo si aggiunge la tipica abitudine di trattare le notizie senza dare nessuna attinenza al lessico, svilendo puntualmente il significato di quello che viene mostrato e riciclando giudizi di fatto preconfezionati.  Vi consiglio questo articolo di El Pinta sulla scelta delle "parole giuste" e rimando all'approfondimento che Jumpinshark dedica alle "colonne di destra" nel suo libro e nel suo blog per un'analisi molto più articolata.


Mi è tornato in mente il momento dedicato alla lettura del giornale in classe. Non ricordo esattamente l'anno, però rammento il fallimento di questo progetto. Il bidello ogni tanto si affacciava durante l'intervallo con una mazzetta di giornali, destinati gratuitamente alla scuola, eppure capitava di rado che qualcuno ne prendesse una copia. Purtroppo la difficoltà di inserire in un programma scolastico un momento dedicato allo studio dei quotidiani, provoca la mancanza degli strumenti necessari per procedere all'analisi di un articolo. E questa mancanza si ripercuote nella modalità di ricerca dell'informazione, spesso sprovviste di un senso critico solido e ben allenato. Alla necessità di raccogliere notizie, manca un esercizio fatto di domande, sicuramente complesso, ma che in questo momento può essere ben supportato dai contributi disponibili in rete. Forse la presenza dei dispositivi digitali in classe potrà incentivare degli esperimenti in questo senso, tuttavia, consocendo le urgenze che si trova ad affrontare la scuola pubblica, so che devo riporre questo pensiero tra gli auspici. 
L'insufficienza di strumenti educativi e di una cultura giornalistica come parte della crescita di una cittadinanza attiva, diventano il fondo di un problema che genera ripercussioni imprevedibili. Su internet molti degli spazi dedicati ai commenti diventano il pretesto per attacchi di qualsiasi tipo, una giungla dove si perde qualsiasi tipo di costruzione di un dibattito serio, generando circoli chiusi, dove utenti che condividono pareri simili tengono lontani gli scocciatori. E' un fenomeno naturale, dove è raro riscontrare apprezzabili tentativi di confronto da parte di utenti e gestori di siti e blog, ma da non sottovalutare assolutamente, date le derive che può assumere. A proposito di circoli chiusi e di assenza di autocritica, vale la pena leggere Anonimo Coniglio a proposito del "blog santo".
Jumpinshark nel suo lavoro traccia il quadro della situazione. Gli spunti sono tantissimi e ogni sfaccettatura merita di essere analizzata per indagare i nuovi processi comunicativi e i cambiamenti che apportano al nostro modo di essere informati. Non si può che essere d'accordo con la sua conclusione, ossia che una parte consistente di questa trasformazione è affidata in modo attivo agli utenti. Selezionando, scegliendo e condividendo contenuti con attenzione, è possibile innescare una consuetudine nel modo di essere aggiornati, colmando i vuoti (e anche i "pieni") lasciati dai principali organi d'informazione. In ultimo segnalo l'approfondimento di Simone Pieranni (China Files) sulla trattazione delle notizie dall'estero.
Alessio MacFlynn


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