È possibile che la coscienza si sviluppi durante il processo della riproduzione umana? Che sia portata dallo sperma all'ovulo o che magari sia già residente all'interno degli ovuli? Non ha molto senso. Né vi sono molte ragioni per crederlo. La coscienza non è qualcosa di fisico. Non ha una struttura fisica. Non esistono elementi fisici deputati alla sua creazione; nessuna dimensione, peso, profondità o ampiezza. Le nostre menti, le nostre anime ed i nostri sogni non sono fisici, eppure sono reali. Tutti noi li abbiamo, li riconosciamo e li sperimentiamo. La loro esistenza non può essere negata, ma non può altresi' essere provata. Eppure esistono. Può l'incapacità di dimostrare l'esistenza di qualcosa provare che quel qualcosa non esiste? A quanto pare no. Ciò significa che le cose possano esistere anche se la loro esistenza non sia dimostrabile. Esistono cose di entità non fisica. La coscienza proviene dalla coscienza. Dunque è così assurdo ipotizzare che esista un regno non fisico da cui proverrebbe la coscienza? Perché siamo così restii a credere nell'esistenza di un regno non fisico? Perché liquidare come assurda o impossibile qualcosa che in realtà appare probabile? Il regno non fisico è qualcosa di molto diverso rispetto al regno materiale. Non ha forma. Non è fisico. Allora, dove si trova? E' possibile che le cose non fisiche esistano in un luogo fisico? Tramite la materia esse hanno la possibilità di manifestarsi fisicamente? Se è così allora dove si troverebbero quando non fisicamente manifeste? E' possibile applicare l'idea del 'dove' a qualcosa che non è fisico? Oh ragazzi, il discorso qui si fa confuso. Forse non ha senso cercare di applicare i concetti fisici ad un regno non fisico; a cose di cui percepiamo l'esistenza senza poterla dimostrare, misurare. Ciò che sappiamo è che la nostra coscienza è qui con noi. Non è separata da noi. Essa 'vive' proprio come i nostri corpi. I nostri corpi fisici muoiono e ritornano alla terra. Ma la coscienza non è fisica, dunque come potrebbe morire? E allora cosa le succede quando i nostri corpi muoiono? E' evidente che il 'dove' non sia applicabile a questo concetto. La coscienza non muore. Non va da nessuna parte. Semplicemente, è. Una potrebbe stare a pensarci tutta la notte senza chiarirsi le idee. C'è poco da speculare. Essa è. Noi siamo in essa. E' intorno a noi. Siamo immersi in essa, proprio ora, in questo momento. Il Regno Invisibile non si può trovare, perché non c'è alcunché da trovare. Non si trova in un luogo, Esiste e basta. Ci sentiamo separati dal regno della coscienza vivente? E' pensabile essere separati da qualcosa che non possiede coordinate fisiche e geografiche? Perché siamo portati a credere che esista una sorta di velo che ci separa dal regno non fisico? Esiste realmente un confine? Oppure in realtà i nostri corpi fisici semplicemente non possono entrare nel regno del non fisico? Ma allora cosa impedirebbe alle nostre menti di accedere a quel regno? Alcuni sostengono che esista un luogo chiamato 'aldilà', verso cui ci dirigiamo al momento della morte del corpo fisico. Altri ci dicono che non esistono cose come l'aldilà; che questa realtà sia tutto ciò che esiste. Che la coscienza sia solo un prodotto del cervello, il risultato dell'attività di una macchina biologica. L'umanità per costoro sarebbe un'aberrazione, un incidente di percorso, così come la vita. Dicono che la vita non abbia scopo o significato. Che non esistono mondi invisibili. La nostra esistenza sarebbe solo un casuale incidente cosmico privo di qualsiasi valore intrinseco. Chi la pensa in questo modo è portato ad accettare il fatto che nulla di ciò che accade in questa realtà conti realmente. Perciò poco importerebbe il modo in cui ci rapportiamo al nostro prossimo e alla Terra. Non esistono concetti quali: 'giusto' o 'sbagliato.' La vita non è sacra; è più simile ad un virus destinato a estinguersi. Dunque non sorprende che chiunque aderisca a questa credenza non trovi alcun problema nell'attuare ogni tipo di aberrante sperimentazione genetica oppure nell'eliminare gran parte o l'intera specie umana. Se nulla ha senso, nulla importa. Fai ciò che vuoi. Che altro dovresti fare? La mia analisi rileva che la fede nel nulla dovrebbe essere molto più difficile da accettare rispetto all'idea che esista un regno invisibile da cui provenga la coscienza. Troppe persone appartenenti ad ogni ceto sociale e provenienti da tutto il mondo, nel corso di migliaia di anni, hanno dato resoconti di esperienze di contatto con un regno invisibile. Quanti di noi hanno avuto esperienze inspiegabili in base alle regole codificate nel mondo fisico in cui viviamo? Anch'io ne ho sperimentate un paio, e so senza ombra di dubbio che erano reali. Non è affatto insolito che le persone prendano coscienza di questa realtà parallela perché vedono, ascoltano, percepiscono qualcosa che non appartiene all'ordine dalle leggi fisiche. Molti hanno vissuto esperienze di questo genere, per poi raccontarcele. Le esperienze di pre-morte spesso sono descritte come viaggi in un regno non fisico. Molte persone hanno dichiarato di avere visto delle entità o di avere udito delle voci; anche voci registrate che nessuno aveva notato al momento della registrazione. Questi non sono affatto eventi rari o inusuali; in realtà sono incredibilmente comuni. Quanti altri eventi inspiegabili dovrebbero essere necessari per prendere atto della situazione? Ecco, è proprio qui che il discorso non torna. Alla luce dei milioni di resoconti, appare chiaro che non sia una posizione ragionevole quella di impuntarsi ad affermare che non esista altro oltre la materia. Al contrario, è una posizione di irragionevolezza. Sarebbe ragionevole occuparsi dello studio dei fenomeni segnalati da questi milioni di persone; iniziare a vedere alcune cose in modo diverso. Esiste un regno invisibile? Tutti noi veniamo e torniamo ad esso proprio come i nostri corpi fisici provengono e ritornano alla terra? Tutto ciò accade indefinitivamente? Viviamo immersi in esso senza rendercene conto, oppure siamo separati da esso? E' possibile che in un altro tempo, in un'altra civiltà riuscimmo a rispondere a tali questioni, ma poi in qualche modo la consapevolezza si disperse quasi completamente? Al punto che oggi ci ritroviamo a domandarci se questo 'regno invisibile della coscienza' esista davvero, e quale sia la nostra relazione con esso? Siamo indotti a dimenticare la sua esistenza durante la nostra permanenza in questa realtà? Abbiamo dimenticato come accedere alla fonte della coscienza vivente? Per quale ragione le gerarchie di potere che controllano le nostre vite insistono sul fatto che non esista alcunché al di fuori di questa realtà fisica? Nessuna vita dopo la morte, nessuno spirito, nessun Dio. Vi fu un tempo in cui non eravamo in grado di vedere le forme di vita microscopiche che pullulano intorno a noi; poi inventammo il microscopio. Eppure quelle forme di vita microscopiche erano sempre state lì. E allora per quale motivo negare così recisamente l'esistenza dei reami invisibili? Non sarebbe molto più logico assumere un atteggiamento possibilistico? Nonostante i resoconti di milioni di persone ci abbiano parlato dell'esistenza di qualcosa che si pone oltre la nostra esperienza sensoriale, il potere continua a bollarle come stupidaggini. Proprio come la coscienza, di cui molti di noi conoscono l'esistenza senza poterla misurare. Non so perché la 'cultura di massa' spinga così tanto sul concetto secondo cui non esista alcun regno invisibile, ma di certo esiste un motivo preciso. Un motivo in funzione del quale veniamo indotti costantemente a non credere a ciò che in cuor nostro sappiamo che sia vero e credibile. Qualcosa mi suggerisce che la risposta a questa domanda sia molto più interessante di quanto si possa pensare. Ciò che consideriamo 'inspiegabile' non è poi così inspiegabile. Al contrario, ciò che è davvero inspiegabile è l'insistenza con cui chi controlla la cultura cerca in ogni modo di convincerci che ciò che sappiamo che esiste, sia in realtà inesistente. Fonte: www.thinkorbeeaten.blogspot.fr Traduzione: Anticorpi.info
È possibile che la coscienza si sviluppi durante il processo della riproduzione umana? Che sia portata dallo sperma all'ovulo o che magari sia già residente all'interno degli ovuli? Non ha molto senso. Né vi sono molte ragioni per crederlo. La coscienza non è qualcosa di fisico. Non ha una struttura fisica. Non esistono elementi fisici deputati alla sua creazione; nessuna dimensione, peso, profondità o ampiezza. Le nostre menti, le nostre anime ed i nostri sogni non sono fisici, eppure sono reali. Tutti noi li abbiamo, li riconosciamo e li sperimentiamo. La loro esistenza non può essere negata, ma non può altresi' essere provata. Eppure esistono. Può l'incapacità di dimostrare l'esistenza di qualcosa provare che quel qualcosa non esiste? A quanto pare no. Ciò significa che le cose possano esistere anche se la loro esistenza non sia dimostrabile. Esistono cose di entità non fisica. La coscienza proviene dalla coscienza. Dunque è così assurdo ipotizzare che esista un regno non fisico da cui proverrebbe la coscienza? Perché siamo così restii a credere nell'esistenza di un regno non fisico? Perché liquidare come assurda o impossibile qualcosa che in realtà appare probabile? Il regno non fisico è qualcosa di molto diverso rispetto al regno materiale. Non ha forma. Non è fisico. Allora, dove si trova? E' possibile che le cose non fisiche esistano in un luogo fisico? Tramite la materia esse hanno la possibilità di manifestarsi fisicamente? Se è così allora dove si troverebbero quando non fisicamente manifeste? E' possibile applicare l'idea del 'dove' a qualcosa che non è fisico? Oh ragazzi, il discorso qui si fa confuso. Forse non ha senso cercare di applicare i concetti fisici ad un regno non fisico; a cose di cui percepiamo l'esistenza senza poterla dimostrare, misurare. Ciò che sappiamo è che la nostra coscienza è qui con noi. Non è separata da noi. Essa 'vive' proprio come i nostri corpi. I nostri corpi fisici muoiono e ritornano alla terra. Ma la coscienza non è fisica, dunque come potrebbe morire? E allora cosa le succede quando i nostri corpi muoiono? E' evidente che il 'dove' non sia applicabile a questo concetto. La coscienza non muore. Non va da nessuna parte. Semplicemente, è. Una potrebbe stare a pensarci tutta la notte senza chiarirsi le idee. C'è poco da speculare. Essa è. Noi siamo in essa. E' intorno a noi. Siamo immersi in essa, proprio ora, in questo momento. Il Regno Invisibile non si può trovare, perché non c'è alcunché da trovare. Non si trova in un luogo, Esiste e basta. Ci sentiamo separati dal regno della coscienza vivente? E' pensabile essere separati da qualcosa che non possiede coordinate fisiche e geografiche? Perché siamo portati a credere che esista una sorta di velo che ci separa dal regno non fisico? Esiste realmente un confine? Oppure in realtà i nostri corpi fisici semplicemente non possono entrare nel regno del non fisico? Ma allora cosa impedirebbe alle nostre menti di accedere a quel regno? Alcuni sostengono che esista un luogo chiamato 'aldilà', verso cui ci dirigiamo al momento della morte del corpo fisico. Altri ci dicono che non esistono cose come l'aldilà; che questa realtà sia tutto ciò che esiste. Che la coscienza sia solo un prodotto del cervello, il risultato dell'attività di una macchina biologica. L'umanità per costoro sarebbe un'aberrazione, un incidente di percorso, così come la vita. Dicono che la vita non abbia scopo o significato. Che non esistono mondi invisibili. La nostra esistenza sarebbe solo un casuale incidente cosmico privo di qualsiasi valore intrinseco. Chi la pensa in questo modo è portato ad accettare il fatto che nulla di ciò che accade in questa realtà conti realmente. Perciò poco importerebbe il modo in cui ci rapportiamo al nostro prossimo e alla Terra. Non esistono concetti quali: 'giusto' o 'sbagliato.' La vita non è sacra; è più simile ad un virus destinato a estinguersi. Dunque non sorprende che chiunque aderisca a questa credenza non trovi alcun problema nell'attuare ogni tipo di aberrante sperimentazione genetica oppure nell'eliminare gran parte o l'intera specie umana. Se nulla ha senso, nulla importa. Fai ciò che vuoi. Che altro dovresti fare? La mia analisi rileva che la fede nel nulla dovrebbe essere molto più difficile da accettare rispetto all'idea che esista un regno invisibile da cui provenga la coscienza. Troppe persone appartenenti ad ogni ceto sociale e provenienti da tutto il mondo, nel corso di migliaia di anni, hanno dato resoconti di esperienze di contatto con un regno invisibile. Quanti di noi hanno avuto esperienze inspiegabili in base alle regole codificate nel mondo fisico in cui viviamo? Anch'io ne ho sperimentate un paio, e so senza ombra di dubbio che erano reali. Non è affatto insolito che le persone prendano coscienza di questa realtà parallela perché vedono, ascoltano, percepiscono qualcosa che non appartiene all'ordine dalle leggi fisiche. Molti hanno vissuto esperienze di questo genere, per poi raccontarcele. Le esperienze di pre-morte spesso sono descritte come viaggi in un regno non fisico. Molte persone hanno dichiarato di avere visto delle entità o di avere udito delle voci; anche voci registrate che nessuno aveva notato al momento della registrazione. Questi non sono affatto eventi rari o inusuali; in realtà sono incredibilmente comuni. Quanti altri eventi inspiegabili dovrebbero essere necessari per prendere atto della situazione? Ecco, è proprio qui che il discorso non torna. Alla luce dei milioni di resoconti, appare chiaro che non sia una posizione ragionevole quella di impuntarsi ad affermare che non esista altro oltre la materia. Al contrario, è una posizione di irragionevolezza. Sarebbe ragionevole occuparsi dello studio dei fenomeni segnalati da questi milioni di persone; iniziare a vedere alcune cose in modo diverso. Esiste un regno invisibile? Tutti noi veniamo e torniamo ad esso proprio come i nostri corpi fisici provengono e ritornano alla terra? Tutto ciò accade indefinitivamente? Viviamo immersi in esso senza rendercene conto, oppure siamo separati da esso? E' possibile che in un altro tempo, in un'altra civiltà riuscimmo a rispondere a tali questioni, ma poi in qualche modo la consapevolezza si disperse quasi completamente? Al punto che oggi ci ritroviamo a domandarci se questo 'regno invisibile della coscienza' esista davvero, e quale sia la nostra relazione con esso? Siamo indotti a dimenticare la sua esistenza durante la nostra permanenza in questa realtà? Abbiamo dimenticato come accedere alla fonte della coscienza vivente? Per quale ragione le gerarchie di potere che controllano le nostre vite insistono sul fatto che non esista alcunché al di fuori di questa realtà fisica? Nessuna vita dopo la morte, nessuno spirito, nessun Dio. Vi fu un tempo in cui non eravamo in grado di vedere le forme di vita microscopiche che pullulano intorno a noi; poi inventammo il microscopio. Eppure quelle forme di vita microscopiche erano sempre state lì. E allora per quale motivo negare così recisamente l'esistenza dei reami invisibili? Non sarebbe molto più logico assumere un atteggiamento possibilistico? Nonostante i resoconti di milioni di persone ci abbiano parlato dell'esistenza di qualcosa che si pone oltre la nostra esperienza sensoriale, il potere continua a bollarle come stupidaggini. Proprio come la coscienza, di cui molti di noi conoscono l'esistenza senza poterla misurare. Non so perché la 'cultura di massa' spinga così tanto sul concetto secondo cui non esista alcun regno invisibile, ma di certo esiste un motivo preciso. Un motivo in funzione del quale veniamo indotti costantemente a non credere a ciò che in cuor nostro sappiamo che sia vero e credibile. Qualcosa mi suggerisce che la risposta a questa domanda sia molto più interessante di quanto si possa pensare. Ciò che consideriamo 'inspiegabile' non è poi così inspiegabile. Al contrario, ciò che è davvero inspiegabile è l'insistenza con cui chi controlla la cultura cerca in ogni modo di convincerci che ciò che sappiamo che esiste, sia in realtà inesistente. Fonte: www.thinkorbeeaten.blogspot.fr Traduzione: Anticorpi.info
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